domenica 8 marzo 2015

La mostra su Piero della Francesca a Reggio Emilia


PIERO DELLA FRANCESCA
Il disegno tra arte e scienza

dal 14 marzo nelle sale di Palazzo Magnani a Reggio Emilia



Il pittore raffinato e sensibile accanto al matematico acuto e rigoroso. L'esposizione della sua intera opera teorica ci fa entrare nel più bel "laboratorio" del Rinascimento 

Filippo Camerota - il Giornale Sab, 07/03/2015

Lezioni (in 3D) di prospettiva con Piero e i suoi amiciDomenica 8 Marzo, 2015 LA LETTURA © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le riscoperte di Piero della Francesca, di Leon Battista Alberti e di Donato Bramante avvenute negli ultimi vent’anni hanno consentito di sottrarre le figure del pittore, dell’umanista e dell’architetto a campi disciplinari che procedevano in maniera separata: da una arte gli storici dell’arte o dell’architettura e dall’altra gli studiosi della cultura letteraria, filosofica e naturalistica. Quest’approccio polivalente, che ha consentito nuove acquisizioni e che sarebbe sbagliato giudicare «postmoderno» in senso negativo, si ritrova nella mostra Piero della Francesca. Il disegno tra arte e scienza che si inaugura a Palazzo Magnani di Reggio Emilia sabato 14 marzo (sino al 14 giugno, catalogo Skira, pagine 430, e 40, in mostra e 35).
La mostra, incentrata sul tema della prospettiva, espone cento opere che vedranno accanto a Piero della Francesca (1416-1492) opere di Lorenzo Ghiberti, Leon Battista Alberti, Domenico Ghirlandaio, Giovanni Bellini, Albrecht Dürer, Baldassarre Peruzzi, Michelangelo. Soprattutto, per la prima volta, sarà riunito l’intero corpus grafico-teorico di Piero, ovvero i sette esemplari, tra latini e volgari, del De prospectiva pingendi conservati a Bordeaux, Londra, Milano (due esemplari all’Ambrosiana), Parigi, Parma, Reggio Emilia, i due codici dell’ Abaco (da Firenze), scritti forse già nel 1450, il Libellus de quinque corporibus regularibus (trattatello di geometria euclidea conservato in Vaticano) e il cosiddetto Archimede (Firenze). Quest’ultimo è stato riscoperto nel 2005 dallo studioso James Banker nella biblioteca Riccardiana di Firenze ed è una copia della traduzione del corpus archimedeo eseguita nella prima metà del Quattrocento da Iacopo da San Cassiano, corredato da figure.
Quando oggi osserviamo un quadro di un antico maestro dipinto in prospettiva, ci sentiamo di fronte a una rappresentazione consuetudinaria della realtà. Ma l’effetto che a un uomo del Quattrocento devono aver fatto le prime raffigurazioni prospettiche, come quelle di Piero, è qualcosa che dobbiamo pensare come analogo alla rivoluzione digitale dei nostri giorni: un evento che trasformò la pittura da arte per la rappresentazione di singole cose a strumento «scientifico» di rappresentazione della realtà. Realtà rappresentabile attraverso una strumentazione per osservare le cose (le sperimentazioni che precedono la camera ottica).
Troviamo in Brunelleschi e nel De pictura di Alberti l’origine di questa rivoluzione, ma è nel De prospectiva pingendi la vera formulazione teorica, è questo il libro dove vengono codificate le regole della «scienza prospettica» consentendo un loro utilizzo nel disegno tecnico.
La mostra di Reggio Emilia sarà una sorta di viaggio all’interno di questo manoscritto, che è il palinsesto dell’arte del Rinascimento. Attraversare le sale sarà come sfogliare questo codice in una versione ideale che include rimandi all’opera degli artisti che, direttamente o indirettamente, trassero profitto dal testo di Piero. Gli oggetti in mostra accompagnano il visitatore in un percorso che segue i capitoli del trattato, esponendo opere di pittura, scultura, ceramica, disegno e trattatistica tra Quattrocento e Cinquecento, visualizzando i disegni più significativi, anche in forma tridimensionale. Installazioni didattiche presenteranno i disegni come oggetti materiali che restituiscono corporeità alle immagini bidimensionali del trattato.
Sono state anche realizzate una biblioteca digitale tematica sui codici del De prospectiva pingendi (a cura del Museo Galileo di Firenze) e animazioni tridimensionali di alcuni disegni dello stesso codice (a cura di Imago rerum team, Università Iuav di Venezia). Per gli interessi specifici degli studiosi, i sette codici del De prospectiva resteranno accessibili sulla biblioteca digitale del Museo Galileo. Modelli in legno dei poliedri platonici tramandati dagli scritti di Piero e di Luca Pacioli — che lasciò una larga influenza nella Milano di Ludovico il Moro — materializzano la geometria astratta del sistema cosmologico-proporzionale di origine pitagorica.
Se della vita di Piero abbiamo solo frammenti, la sua pittura trova misura nella forte commozione che le sue immagini trasmettono al credente (vedi la Leggenda della Vera Croce di Arezzo) ma anche nella lettura iconologica alla quale si dispongono (vedi la Flagellazione di Urbino interpretata come annuncio della fine della Costantinopoli bizantina). La creazione di un percorso digitale di lettura della sua opera consente di prendere visione, con mezzi moderni, della sua influenza, partendo dai documenti. Evitando che la mostra si trasformi in un videogioco.  

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