sabato 14 marzo 2015

Per scindersi bisogna esistere


Scissione, basta la parola. Minoranze Pd in tilt 

Democrack. Panico dopo le parole di Cuperlo sulla 'tenuta' del Pd. Area riformista alla ricerca della quadra impossibile 

Daniela Preziosi, il Manifesto 12.3.2015 

Era stato Gianni Cuperlo, lea­der di Sini­stra­dem, a evo­carla senza nomi­narla mer­co­ledì sera, la scis­sione. Su un tema come «la qua­lità della demo­cra­zia, in gioco non è la sorte del governo ma il destino del Pd», ha detto al Tg3. La frase ha pro­vo­cato ieri un mezzo para­pi­glia nelle tante anime della mino­ranza Pd, da giorni ormai ai ferri corti per l’impossibilità — per ora — di rag­giun­gere una posi­zione uni­ta­ria sul pros­simo voto dell’Italicum dal momento che i ripe­tuti appelli a Renzi per cam­biare la legge sono caduti nel vuoto (peg­gio, nel sar­ca­smo della mini­stra Boschi che ha messo in chiaro che «chi ha perso il con­gresso non può porre dik­tat»). Dall’area cuper­liana ieri è arri­vata la ’cor­re­zione’ di Andrea De Maria: «Un grande par­tito, votato da più del 40% degli ita­liani, si raf­forza se vede al suo interno una dia­let­tica vera. E senza una sini­stra forte e visi­bile, che lo si voglia o meno, prima o poi una parte di quel 40% cer­cherà un’altra casa», ha riba­dito, sot­to­li­neando però che «a chi si rico­no­sce nella sini­stra del Pd deve essere chiaro che l’orizzonte è, e sarà sem­pre, senza ambi­guità, l’impegno nel e per il Pd».
Il vero punto è che i ber­sa­niani di area rifor­mi­sta, la fetta più grossa della mino­ranza dem, sono divisi fra i pochis­simi pronti dav­vero a votare no all’Italicum (che in aula, sulle riforme costi­tu­zio­nali, mar­tedì hanno annun­ciato il loro «ultimo sì») e quelli che non ogni caso indi­spo­ni­bili a mar­care il dis­senso. Gli uni e gli altri cer­che­ranno una linea comune nell’assemblea di domani a Bolo­gna pro­mossa dal capo­gruppo Spe­ranza, alla quale par­le­ranno il mini­stro Mar­tina e la sot­to­se­gre­ta­ria De Micheli, e cioè il ver­sante mode­rato della cor­rente. Ci sarà anche Ber­sani, che nono­stante le dure parole sulle riforme esclude cate­go­ri­ca­mente una fuo­riu­scita dal Pd. Ma la qua­dra è dif­fi­cile. Il 21 marzo resta con­vo­cata, per il momento, l’assemblea di tutte le mino­ranze (quindi anche civa­tiani e bin­diani) a Roma. Ma se Area rifor­mi­sta non rag­giun­gerà un accordo interno, rischia di tra­sfor­marsi nella uffi­cia­liz­za­zione delle divi­sioni della minoranza.

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