domenica 22 marzo 2015
Un inedito di Machiavelli
L’inedito di Machiavelli Così Niccolò si spese per i Medici
L’importante testo ritrovato da Andrea Guidi risale al 1512: contiene le modalità d’indennizzo per i Signori dopo l’esilio
di Gabriele Pedullà Il Sole 22.3.15
Alle celebrazioni per il cinquecentenario del Principe, che in tutto il
mondo hanno coinvolto qualche centinaio di specialisti impegnandoli in
una marea di iniziative di diverso valore e natura (convegni,
enciclopedie, siti online, mostre, edizioni, monografie), è mancato
forse soltanto un evento capace di catturare l’attenzione del grande
pubblico quale il clamoroso rinvenimento di un inedito machiavelliano.
Gli archivi sanno infatti ancora essere generosi con i ricercatori più
tenaci e non è affatto escluso che in futuro l’opera omnia del pensatore
fiorentino possa arricchirsi ancora di qualche pagina, soprattutto per
ciò che riguarda il suo epistolario privato e i così detti “scritti di
governo”, composti da Machiavelli negli anni di servizio presso la
cancelleria della repubblica di Firenze. Ed è proprio agli scritti di
governo, in effetti, che appartiene la scoperta di un importante testo
del 1512 sino a oggi sconosciuto, di cui qui si dà notizia in anteprima.
L’autore del ritrovamento, Andrea Guidi, attualmente assegnista di
ricerca a Londra presso il Birkbeck College è uno dei massimi
specialisti del “segretario fiorentino” (all’inizio del 2010 il Sole 24
Ore si occupò della sua monografia Un segretario militante, apparsa
pochi mesi prima presso il Mulino) e non è nuovo a imprese del genere,
ma sino a oggi si era limitato a scoprire lettere indirizzate a
Machiavelli. Un breve testo politico di pugno di Machiavelli è
naturalmente ben altra cosa.
In attesa che nei prossimi mesi Guidi pubblichi integralmente la sua
scoperta, è possibile anticiparne almeno qualche tratto saliente. Il
documento da lui rinvenuto risale al settembre 1512, vale a dire a un
momento particolarmente delicato della storia pubblica fiorentina e
della vicenda privata di Machiavelli. Alla fine di agosto le armate
spagnole avevano saccheggiato Prato, costringendo il gonfaloniere a vita
della repubblica di Firenze e protettore politico di Machiavelli, Piero
Soderini, ad abbandonare la carica e a prendere la via dell’esilio
sotto la pressione degli aristocratici fiorentini che speravano di poter
sfruttare la sconfitta militare per imprimere al Comune una svolta
oligarchica, chiudendo una volta per tutte con le esperienze di governo
popolare inaugurate nel 1494, al momento della cacciata dei Medici. Gli
spagnoli decisero però di usare invece il loro successo militare per
riportare in città i discendenti di Cosimo e di Lorenzo, vanificando in
tal modo i progetti degli ottimati. Già i primi di settembre i Medici
rientrarono a Firenze dopo diciotto anni di esilio.
Sino a oggi si è pensato che in questo delicato frangente Machiavelli si
tenesse lontano dal palazzo della Signoria, anche se solo all’inizio di
novembre sarebbe stato ufficialmente allontanato dalla sua carica. La
Minuta di provvisione per la restituzione dei beni agli eredi dei Medici
e per la riforma dello Stato scoperta da Guidi ce lo presenta invece
“al suo posto in prima linea”, e dimostra come nei giorni decisivi
Machiavelli fosse impegnato a stilare una bozza di legge relativa a uno
dei temi più scottanti del momento: le modalità dell’indennizzo da
riservare ai Medici, i quali al momento dell’esilio erano stati anche
privati di tutti i loro beni nel dominio fiorentino. Si trattava, come
si intuisce, di un problema assai delicato, perché nel frattempo quelle
proprietà erano state vendute e avevano ormai da tempo dei legittimi
proprietari, che non sarebbe stato possibile spogliare semplicemente di
quel possesso senza fomentare istantaneamente una irriducibile
opposizione ai Medici (un problema analogo si sarebbe posto in Francia, a
partire dal 1815, con i beni degli aristocratici emigrati all’estero
che durante la Rivoluzione erano stati sequestrati dal governo). Senza
entrare nei dettagli della questione, la minuta di provvisione scritta
da Machiavelli intende essere un tentativo di mediazione da sottoporre
tempestivamente al cardinale Giovanni, capo della famiglia e futuro
pontefice con il nome di Leone X con l’obiettivo di porre un limite alle
pretese del clan mediceo, secondo quella che – anche negli anni
successivi – sarebbe stata la linea dell’autore del Principe: cercare un
inevitabile compromesso con i nuovi arbitri della politica fiorentina
salvando però il più possibile della amplissima partecipazione popolare
che aveva contraddistinto la repubblica del 1494 e della riforma
militare attraverso cui Machiavelli aveva sognato di sostituire a un
esercito di mercenari una milizia di cittadini.
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