domenica 5 aprile 2015
Il senso del bello nella Grecia antica
David Konstan: Beauty. The Fortune of an Ancient Greek Idea, Oxford University Press, Oxford, pagg.280,£ 19,99
Eredità estetica Il bello dei Greci
di Dorella Cianci Il Sole 5.4.15
Come si può persuadere all’acquisto? Semplicemente tenendo presente le
regole della comunicazione di massa che risalirebbero al retore Corace
(V secolo a .C.), il quale aveva intuito che si può persuadere la massa
con gli stessi argomenti di come si persuade il singolo. «Sono la bella
kylix di Isodemo e Eutiche», si legge su un’iscrizione della fine del
VII sec. a.C. e questa è una delle tante testimonianze di kalòs (bello)
dei manufatti nel mondo greco: un concetto inizialmente di matrice
plastica che si è poi traslato direttamente dall’oggetto all’acquirente.
Aristofane definisce, nella commedia Le Rane, un vaso «molto bello e
molto buono» tale da rendere lodevole anche il compratore e il kalòs,
affiancato all’agathòs (buono) negli oggetti, rientra nella tipica
ottica mercantile greca. La bellezza era, ed è, un argomento convincente
nella retorica, ma il kalòs è soprattutto una categoria inventata dai
Greci che da Platone ha subito una dilatazione bipolare: da un lato
verso la sfera celeste, dall’altro verso la materialità. Ma cos’è stata
la bellezza prima di Socrate, si chiede David Konstan? Egli esamina la
fortuna di un’idea nata in Grecia attraverso alcuni passi tratti dalle
opere di Omero e, con un balzo temporale, la analizza alla luce della
cerchia socratica (Platone e Senofonte in primis), fino ad arrivare al
pensiero pedagogico di Plutarco. Da questi passi si scorge una chiara
evoluzione del concetto che nel mondo arcaico si è legato precipuamente
alla materia: agli oggetti, ai luoghi geografici e soprattutto ai corpi
degli eroi. Fra Omero e Platone si colloca la riflessione della poetessa
Saffo, la quale legge la bellezza in chiave erotica, intravedendo la
discutibilità di un concetto fin troppo ieratico in epoca omerica. Il
bello materiale, così solido e immutabile, inizia a vacillare con Saffo,
ma non in senso «etico», secondo Konstan, cosa che invece accadrà con
Socrate e Platone, i quali, pur considerando la sfera erotica della
bellezza, pongono la loro riflessione oltre i sensi, dando vita a una
bellezza ideale che diverrà un concetto chiave per tutta la cultura
occidentale, in particolare nel Rinascimento (un periodo esaminato anche
da Konstan nel capitolo sulla sua traslazione concettuale). Nell’ultima
parte del volume, non ancora tradotto in italiano, l’autore si
concentra sull’idea contemporanea della bellezza e su come la nostra
concezione estetica derivi da un passaggio antico legato a qualcosa che
c’è sulle stelle, il de-siderio, che si potrebbe sintetizzare con alcune
parole di Lyotard: «nel giorno in cui la Bellezza viene al mondo c’è
una sorta di co-nascita del desiderio e del desiderabile». La
trasfigurazione contemporanea della bellezza risente ancora dell’ottica
greca, anche se da essa ha voluto trarre una visione carnale che non
sempre le appartiene, ma che invece si lega ben più alla retorica dei
corpi e all’arte di raccontarli.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento