Tsipras è in visita a Mosca: ha incontrato il presidente Putin e il premier Medvedev . Ciò significa che, non avendo trovato sostegno né a Bruxelles né a Francoforte, il premier greco cerca l’aiuto della Russia per salvare la Grecia? Ma, al momento, pare che la visita moscovita sia stata una visita di grande calore ma senza una vera promessa da parte di Putin di liquidità. E allora Tsipras tornerà a fare il giro delle sette chiese fra Ue e Bce...
venerdì 10 aprile 2015
La partita di Tachipirinas tra Bruxelles e Mosca
L’importanza geopolitica della Grecia per la Ue e per l’euro
Tsipras è in visita a Mosca: ha incontrato il presidente Putin e il premier Medvedev . Ciò significa che, non avendo trovato sostegno né a Bruxelles né a Francoforte, il premier greco cerca l’aiuto della Russia per salvare la Grecia? Ma, al momento, pare che la visita moscovita sia stata una visita di grande calore ma senza una vera promessa da parte di Putin di liquidità. E allora Tsipras tornerà a fare il giro delle sette chiese fra Ue e Bce...
risponde M.L. Il Sole 10.4.15
Tsipras è in visita a Mosca: ha incontrato il presidente Putin e il premier Medvedev . Ciò significa che, non avendo trovato sostegno né a Bruxelles né a Francoforte, il premier greco cerca l’aiuto della Russia per salvare la Grecia? Ma, al momento, pare che la visita moscovita sia stata una visita di grande calore ma senza una vera promessa da parte di Putin di liquidità. E allora Tsipras tornerà a fare il giro delle sette chiese fra Ue e Bce...
Lettera firmata
È comprensibile, anche
se non per questo condivisibile, che la Grecia di Alexis Tsipras, la
quale non riesce a trovare comprensione né solidarietà nell’Eurozona,
cerchi di giocare la partita su altri tavoli. A cominciare da quelli di
Russia e Cina, che sono partner ostici, quando non ostili, dell’Europa
comunitaria. Un po’ come con le riparazioni di guerra pretese dalla
Germania, Atene spera in questo modo di aumentare il suo potere
contrattuale (oggi nullo) con i partner europei o comunque di far
intendere e accettare almeno in parte le sue ragioni, attualmente
inascoltate. Non è affatto detto che il gioco le riesca, anche perché
non si capisce fino a che punto la Russia di Putin sia disposto a
giocare la carta ellenica per sfidare l’Occidente. Però il gioco su più
tavoli di Tsipras ha la funzione di ricordare a tutti l’importanza
geopolitica e strategica di un Paese come la Grecia che non può essere
messo a cuor leggero alla porta né dell’euro né, ancora meno,
dell’Europa.
Varoufakis all’attacco “Entrare nell’euro è stato un errore ma ora serve un’intesa"Atene ripaga 450 milioni al Fondo Monetario Il ministro “rockstar” parla all’Ocse affiancato da un portavoce ufficiale di Syriza Accordo lontano con l’Unione Europea
di Federico Fubini Repubblica 10.4.15
Con le ricette di Ue e Fmi i salari medi sono scesi del 40% in cinque anni e l’economia è sempre al palo
L’unione monetaria è l’Hotel California degli Eagles: puoi pagare quando vuoi ma non potrai mai andare via
L’export è piatto e non facciamo concorrenza a Bmw e Mercedes perché non produciamo automobili
PARIGI
. Due ore a porte chiuse con Yanis Varoufakis, il ministro delle
Finanze di Atene, confermano senza ombra di dubbio che la Grecia ha
regalato all’umanità la retorica e il teatro. «Nessun Paese sarebbe
dovuto entrare in questa unione monetaria — dice nelle sale dell’Ocse di
Parigi, in incontro del Institute for New Economic Thinking — . Ma non
sbagliatevi, l’euro è come l’hotel California nella canzone degli
Eagles: puoi chiedere il conto quando vuoi, ma non potrai mai andare
via.
Poi però arriva anche il colpo di teatro e questa volta prende
le sembianze di un uomo né alto né basso, né cupo né sorridente, vestito
di grigio: Euclid Tsakalotos, che siede a due posti di distanza da
Varoufakis nella sala di Parigi. Varoufakis, 54 anni, lo conoscono
tutti: è quanto di più vicino a una rockstar la crisi dell’euro abbia
prodotto, il volto nei negoziati all’Eurogruppo di Bruxelles del nuovo
governo di coalizione fra sinistra e destra radicali ad Atene.
Tsakalotos invece, a questo tavolo dove siedono il finanziere George
Soros, il Nobel per l’economia Joseph Stiglitz e vari governatori di
banche centrali, non lo conosce quasi nessuno. È portavoce del governo
greco per gli affari economici. Soprattutto è uno storico militante ed è
iscritto a Syriza, il partito del premier Alexis Tsipras, e Varoufakis
no.
Ce n’è abbastanza perché Varoufakis ponga le sue condizioni:
interverrà fra i relatori del convegno — spiega — solo a patto che possa
fare il suo discorso anche l’uomo che lo segue come un’ombra. Nessuno
aveva invitato Tsakalotos, ma lui ha già pronto nel tablet un intervento
contro “la dittatura del neoliberismo”.
Superato lo scoglio,
Varoufakis ha campo aperto nella sua requisitoria su tutti gli errori
che l’Europa continua a commettere. Questo è il giorno in cui il governo
di Atene, contro le previsioni di alcuni dei suoi stessi ministri, sta
saldando una rata da 450 milioni di euro al Fondo monetario
internazionale. Ma le critiche di Varoufakis ai creditori della Grecia
rimangono intere: «In questi cinque anni i salari in Grecia sono scesi
del 40% perché abbiamo applicato le ricette europee e quelle del Fmi,
eppure l’export resta piatto. Non abbiamo iniziato a fare concorrenza
alle Mercedes o alle Bmw, perché da noi non si producono auto comunque».
Accanto
al ministro di Tsipras siede Patrick Honohan, governatore della banca
centrale di Dublino. Con tatto, Honohan evita di ricordare che l’Irlanda
ormai è uno dei primi venti Paesi al mondo per tasso di crescita
dell’economia, appena pochi anni dopo aver accettato anch’essa un
salvataggio europeo. Però il banchiere centrale di Dublino rivendica il
percorso coperto fin qui: «Dire che il salvataggio europeo ha provocato
la nostra recessione significa propagare un falso mito, perché i
problemi erano iniziati molto prima di dover chiedere un prestito
europeo e sono finiti poco dopo. La scelta delle riforme da fare e delle
politiche da adottare è stata sempre lasciata agli irlandesi».
Non è
questa la versione degli ultimi cinque anni nella quale si riconosce
Varoufakis: «Ai greci è stata imposta la correzione di bilancio più
violenta fra i Paesi in crisi — accusa il ministro — e con essa è
arrivato il crollo dell’economia. Eppure l’Europa non ha imparato la
lezione, non abbiamo il diritto morale di congratularci e scambiarci
pacche sulle spalle». La critica del ministro greco all’unione monetaria
resta radicale: «L’euro ricorda il Gold Standard, il sistema monetario a
tassi di cambio fissi crollato negli anni ‘30», osserva. «Come durante
la Grande Depressione, nel gold standard europeo di questo secolo
l’onere finisce tutto sulle spalle dei più deboli. Non c’è bisogno di
essere di sinistra per vedere com’è difficile ai responsabili di questo
disastro ammettere i propri errori».
Seduto a due posti di distanza,
Tsakalotos continua a non tradire emozioni. Conosce bene Varoufakis, il
figlio di un ex combattente comunista della guerra civile divenuto
presidente del più grande gruppo siderurgico greco, Halivourgiki. Le
origini nell’élite di Atene non impediscono a Varoufakis di minacciare
misure contro gli oligarchi che bloccano l’economia: «Troppo facile
prendersela con i pesci piccoli come è stato fatto fino ad oggi — accusa
— . Dobbiamo attaccare i grandi cacciatori di rendite di posizione». Su
queste basi, il ministro vede possibile un compromesso a Bruxelles: «Ci
impegniamo a mantenere un ragionevole avanzo di bilancio prima di
pagare gli interessi, ma chiediamo un piano europeo di investimenti e
una discussione per trovare modi intelligenti di gestire il problema del
debito», dice. Resta giusto il tempo di ultimo affondo sulla Banca
centrale europea di Mario Draghi, che non permette più al governo Atene
di finanziarsi tramite le banche commerciali: «La Bce è nata come
istituzione indipendente, ma ha finito per fare politica».
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