giovedì 23 aprile 2015

La rivoluzione immaginaria del foucaultismo manifesto

Foucault. Genealogie del presente, manifestolibri

Risvolto

A trent'anni dalla scomparsa di Michel Foucault, i diversi aspetti della sua opera, a partire dalla distanza temporale che ce ne separa, risultano quali snodi problematici per pensare il presente. In particolare la tramatura dei rapporti tra saperi, poteri e soggetti, emerge oggi in primo piano nell'articolare l'esistenza quotidiana. Le diverse letture dei campi del sapere aperti dall'autore degli straordinari Corsi al Collège de France, hanno impegnato in questi anni la filosofia e la teoria politica, spesso nella torsione verso un impiego immediatamente pratico o in una critica infondata della sua opera. L'"uso" ha paradossalmente reso opaco il metodo di una tra le più lucide, grandi figure della storia del pensiero. Questo libro intende riflettere su alcuni tra i molteplici aspetti dell'opera foucaultiana per tentare una cartografia dei regimi di verità a partire da cui sono possibili una filosofia politica, una teoria della conoscenza e un'analitica del soggetto adeguate al tempo presente. 



Foucault e l’attivismo senza redenzione 
Saggi. «Foucault. Genealogie del presente», un volume collettivo per manifestolibri 

Roberto Ciccarelli, il Manifesto 23.4.2015 

«Ci tro­va­vamo con i tra­ve­stiti e i pro­blemi affron­tati in pri­gione dagli omo­ses­suali, con le donne in pri­gione, la cui sto­ria non è la stessa di quella degli uomini in pri­gione – ricorda Daniel Defert, com­pa­gno di Michel Fou­cault, mem­bro del Groupe d’information sur les pri­sons (GIP) – Non ricom­po­ne­vamo tutte que­ste poste in gioco all’interno delle grandi lotte pro­le­ta­rie, ma inci­ta­vamo nuove lotte nella società sull’identità, il genere, la ses­sua­lità. Era­vamo in tutt’altro regi­stro di lotte». Pochi rac­conti, come que­sto pub­bli­cato nel volume a cura di Paolo B. Ver­na­glione Michel Fou­cault. Genea­lo­gie del pre­sente, mani­fe­sto­li­bri, pp.175, euro 18) resti­tui­scono il clima di un’epoca durante la quale Fou­cault teneva i suoi corsi al Col­lège de France. 
L’intervista con­cessa da Defert a Ora­zio Irrera e Daniele Loren­zini è qual­cosa di più di una memo­ria­li­stica nostal­gica del Ses­san­totto. La teo­ria è poli­tica: que­sto è il primo assunto di Defert. Poi: la poli­tica serve a creare com­por­ta­menti mili­tanti. Dall’incrocio tra teo­ria e prassi, nasce una nuova con­fi­gu­ra­zione delle lotte sociali e quindi la crea­zione di nuova poli­tica. È ancora tutto da stu­diare il con­tri­buto di Fou­cault a que­sta visione. Lo si può fare, sug­ge­ri­sce Defert, alla luce delle fol­go­ranti lezioni con­te­nute nel corso del 1984 sul Corag­gio della verità (Fel­tri­nelli). Que­ste pagine sono la più lucida rifor­mu­la­zione dell’attivismo poli­tico sulla base di un’analisi genea­lo­gica delle forme di mili­tanza dal XIX secolo a oggi. 
La mili­tanza comu­ni­sta pre­scrive la dis­so­lu­zione dell’Io, poi la con­ver­sione, infine l’ascetismo e l’autoflagellazione. Fou­cault, che aveva abban­do­nato il par­tito comu­ni­sta fran­cese e aveva cri­ti­cato il marxismo-leninismo della «nuova sini­stra», scarta radi­cal­mente. Per creare un nuovo modello di atti­vi­smo – quello del Gip, ad esem­pio – lavora sulla filo­so­fia del cini­smo, dove ritrova due pra­ti­che contrapposte. 
La prima è quella auto-punitiva che l’etica comu­ni­sta ha tratto dalla cul­tura cri­stiana, e ancor prima da un’idea stoica del sag­gio inte­res­sato alla for­ti­fi­ca­zione di sé, sul timore degli eventi, l’analisi di coscienza per tra­sfor­mare l’anima in una cit­ta­della for­ti­fi­cata. In attesa della reden­zione finale (il sag­gio di Laura Cre­mo­nesi). La seconda è quella che, ancora oggi, costi­tui­sce un modello di atti­vi­smo poli­tico più inte­res­sante: è il ten­ta­tivo di cam­biare il nostro rap­porto con noi stessi per inven­tare nuove rela­zioni con gli altri e nuovi modi di vita (i saggi di Daniele Loren­zini e Mar­tina Tazzioli). 
L’idea più forte che emerge da que­sto volume ete­ro­ge­neo è la «poli­tica del noi». For­mula sug­ge­stiva, usata da Fou­cault in due con­fe­renze nel 1980 al Dart­mouth Col­lege inti­to­late Sull’origine dell’ermeneutica del sé (Cro­no­pio), la «poli­tica dei noi» indica un campo di bat­ta­glia imma­nente alla vita e alla sto­ria: ciò che siamo oggi, per­ché siamo pro­prio così e cosa potremmo essere. È anche un metodo. Per Fou­cault la poli­tica è fare una sto­ria, costruire una dia­gnosi, for­mu­lare una cri­tica dell’attualità. In terzo luogo: è il frutto di un’analisi genea­lo­gica dei saperi anti­chi. Serve per inter­ve­nire nel pre­sente e cam­biarlo radicalmente. 
Si parte dal sé. Ma che cos’è que­sto «sé»? È il risul­tato delle poli­ti­che che assog­get­tano o libe­rano i sog­getti. Per que­sto non esi­ste un «sog­getto» ori­gi­na­rio, un par­tito imme­mo­riale, una natura da difen­dere e una purezza da riaf­fer­mare. Al con­tra­rio c’è una resi­stenza e la crea­zione di un altro sé con gli altri.
Ora, que­sti «altri» e, soprat­tutto, l’essere «con» loro non è cer­ta­mente una fac­cenda paci­fica. Su que­sto cri­nale si gio­cano opzioni poli­ti­che oppo­ste: il fasci­smo, il popu­li­smo, il comu­ni­smo, il nazio­na­li­smo, ad esem­pio. L’approccio di Fou­cault eli­mina la ten­ta­zione di restau­rare, o com­porre, un noi comu­ni­ta­rio o tota­li­ta­rio. E si apre alla spe­ri­men­ta­zione per dare una forma pre­cisa al cam­bia­mento. Qui emerge l’importanza della sua rilet­tura della filo­so­fia cinica: biso­gna poli­ti­ciz­zare la vita nello spa­zio pub­blico, met­ten­dola sotto gli occhi di tutti. 
Que­sta è l’arma poli­tica dell’attivista, come del cinico. Entrambi «poli­ti­ciz­zano» luo­ghi e spazi ine­diti, come ha fatto il Gip con le pri­gioni. La poli­tica non si fa solo nelle aule par­la­men­tari, o in rete. Emerge in un con­flitto dove que­sto «noi» si com­pone, e ricom­pone, in un con­flitto. Poli­tica, come gioco e come rischio, men­tre il «noi» non è il segno di una chiu­sura solip­stica. È la forma che assume una poli­ti­ciz­za­zione pos­si­bile del presente.

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