mercoledì 1 aprile 2015

Una storia dell'apparato burocratico-amministrativo in Italia

Copertina Fare lo Stato per fare gli italianiGuido Melis: Fare lo Stato per fare gli italiani. Ricerche di storia delle istituzioni dell'Italia unita. I, Il Mulino

Risvolto
Fra i maggiori esperti della macchina statale italiana, cui ha dedicato numerose e innovative ricerche, Guido Melis ha raccolto in questo volume i suoi più importanti contributi su tre aspetti cruciali di storia istituzionale: la nascita e lo sviluppo del sistema amministrativo nei primi decenni preunitari, indagati tanto nell’opera di riforma quanto negli uomini e nelle strutture; la condizione delle istituzioni pubbliche nel Ventennio, ossia la misura del loro adeguamento al regime fascista; infine il ruolo complessivo che il sistema amministrativo ha avuto e ha nella storia del nostro paese.


La solitudine del riformista amministrativo 

Francesco Antonelli, il Manifesto 1.4.2015 

Uno dei prin­ci­pali nodi riguar­danti tanto lo svi­luppo umano e sociale dell’Italia quanto la sua capa­cità di pro­durre e ridi­stri­buire ric­chezza, è quello della pub­blica ammi­ni­stra­zione. Un inci­pit del genere lo avremmo potuto tro­vare anche in un arti­colo scritto venti o anche trent’anni fa, a riprova che il pro­blema non è solo strut­tu­rale ma biso­gnoso di uno sguardo pro­spet­tico. In que­sta dire­zione si muove il recente lavoro di Guido Melis Fare lo Stato per fare gli ita­liani (il Mulino, euro 24). Ci sono tre aspetti che emer­gono dal libro: il primo riguarda il rap­porto tra Ammi­ni­stra­zione e svi­luppo economico. 
Seb­bene non siano pre­senti saggi spe­ci­fi­ca­ta­mente dedi­cati a que­sto tema, le inter­pre­ta­zioni pro­po­ste da Melis sug­ge­ri­scono dif­fu­sa­mente che l’amministrazione ita­liana si sia svi­lup­pata in modo com­ple­men­tare, come una stam­pella, rispetto alla cre­scita eco­no­mica del paese – a dif­fe­renza di quanto avve­nuto in Fran­cia o in Ger­ma­nia. Seguendo e ripro­du­cendo le sue con­trad­di­zioni (prima tra tutte quella carat­te­riz­za­zione dua­li­stica che ha ori­gi­nato, dai tempi di Gio­litti, la sua nota meri­dio­na­liz­za­zione) senza mai farsi sog­getto attivo. Cosa che con­sente di com­pren­dere il sostan­ziale fal­li­mento di ogni intento pro­gram­ma­tore dello svi­luppo ita­liano e la cro­nica inef­fi­cienza della pub­blica amministrazione. 
Il secondo aspetto con­cerne l’inerzia nella ripro­du­zione ormai seco­lare delle cul­ture orga­niz­za­tive, a par­tire da un for­ma­li­smo giu­ri­dico e buro­cra­tico che sfo­cia nell’autoreferenzialità e apre la strada, di fronte a ritardi e rigi­dità isti­tu­zio­na­liz­zate, alla con­ti­nua ricerca da parte dei sog­getti eco­no­mici della «scor­cia­toia» con­tra legem o della for­zosa devia­zione dell’amministrazione verso i pro­pri inte­ressi. Infine, dal libro emerge la pro­gres­siva per­dita di pre­sti­gio che carat­te­rizza i fun­zio­nari e i diri­genti pub­blici, stret­ta­mente legata all’ormai con­so­li­data per­dita di auto­re­vo­lezza dello Stato: da una situa­zione di sostan­ziale omo­ge­neità sociale e di inte­gra­zione nelle classi diri­genti del paese, che carat­te­riz­zava gli alti fun­zio­nari del periodo postu­ni­ta­rio, si passa ad una situa­zione di emar­gi­na­zione, di subor­di­na­zione rispetto al potere poli­tico (com­plice anche la recente intro­du­zione dello Spoil System dei ver­tici ammi­ni­stra­tivi), di col­la­te­ra­li­smo con gli inte­ressi privati. 
Ciò che a chiu­sura del libro Guido Melis sot­to­li­nea è la «soli­tu­dine del rifor­mi­smo ammi­ni­stra­tivo ita­liano»: neces­sa­rio come pochi altri, esso è stato più spesso appan­nag­gio degli stu­diosi che delle forze poli­ti­che, scar­sa­mente inte­res­sate ad affron­tare e vin­cere la «madre di tutte le bat­ta­glie» rifor­mi­ste, tanto per con­vin­zione ideo­lo­gica, quanto per mera con­ve­nienza elet­to­rale e spe­cu­la­tiva. L’arretratezza dello Stato ita­liano e la degra­da­zione del senso della «cosa pub­blica» non pos­sono dun­que essere ridotti (ideo­lo­gi­ca­mente) al las­si­smo dei dipen­denti pub­blici ma vanno ricer­cati, come aiuta a fare il libro di Melis, nell’operare di una mol­te­pli­cità di mec­ca­ni­smi di domi­nio, lar­ga­mente con­so­li­da­tisi nella nostra sto­ria unitaria.

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