mercoledì 13 maggio 2015

L'approssimativo populismo decrescitista egemone a sinistra

Paolo Cacciari: Vie di fuga, Marotta & Cafiero Edizioni 

Risvolto
Per non finire seppelliti sotto le macerie del progetto capitalistico di decrescita-sviluppo-progresso è possibile seguire le vie di fuga tracciate da gruppi e movimenti di donne e uomini che in ogni parte del mondo sperimentano forme di vita sociale alternative. Economie solidali e cooperanti, relazioni di auto-mutuo-aiuto, scambi non mercantili, lotta allo spreco e al consumo del suolo, ritorno alla terra, all'autoproduzione, all'autogestione dei beni comunitari. Insomma, una colossale riconversione degli apparati produttivi e di consumo, una rifinalizzazione della ricerca scientifica e delle tecnologie per aumentare le capacità di rigenerazione dei cicli vitali ecosistemici. Una rivoluzione delle teorie e delle politiche economiche volte a limitare il lavoro coartato e a distribuirlo equamente. 


L’uscita di sicurezza della decrescita 
Mauro Trotta, 13.5.2015 
Per non rima­nere tra­volti sotto le rovine del pro­getto occi­den­tale di domi­na­zione del mondo attra­verso il pro­gresso, lo svi­luppo e la cre­scita, sarebbe pru­dente pre­pa­rare delle vie di fuga». Ed è pro­prio quanto intende fare Paolo Cac­ciari con il suo ultimo libro non caso inti­to­lato pro­prio Vie di fuga (Marotta&Cafiero, pp. 219, euro 10). Innanzi tutto, però, occorre ana­liz­zare e ren­dere il più chiara pos­si­bile la situa­zione attuale, le con­di­zioni che la hanno deter­mi­na­tata e le pro­spet­tive cata­stro­fi­che che si pro­spet­tano se non si rie­sce a cam­biare il più pre­sto pos­si­bile e radi­cal­mente la direzione. 
Il testo, così, si apre con due capi­toli dedi­cati appunto alla disa­mina appro­fon­dita della forma assunta nella con­tem­po­ra­neità dal capi­ta­li­smo e dall’ideologia neo­li­be­ri­sta ege­mone nel mondo e alla crisi che, a par­tire dal 2008, si è abbat­tuta sul sistema eco­no­mico glo­ba­liz­zato, col­pendo in par­ti­co­lare, nell’ambito dei paesi più svi­lup­pati, l’Europa. In maniera chiara e com­pren­si­bile si ana­liz­zano le dise­gua­glianze che ormai sono diven­tate strut­tu­rali all’interno dell’Occidente, il peso e l’importanza che l’ideologia del debito ha assunto non sol­tanto a livello eco­no­mico ma come stru­mento di con­trollo sociale e poli­tico, l’insostenibilità ambien­tale dell’attuale modello di svi­luppo, la crisi della demo­cra­zia legata all’imporsi del modello neo­li­be­ri­sta. Si inda­gano le ragioni dell’attuale crisi che, in pra­tica, viene letta come crisi non con­giun­tu­rale ma strutturale. 
Que­sto non vuol dire, come mette luci­da­mente in chiaro Paolo Cac­ciari, né che l’agonia del sistema debba durare poco. Ma anche no, né che si aprano auto­ma­ti­ca­mente pro­spet­tive migliori in ter­mini di ugua­glianza e libertà. E infatti, in maniera molto signi­fi­ca­tiva, l’ultima parte dedi­cata al discorso per così dire ana­li­tico è inti­to­lata Altri tun­nel in fondo al tunnel. 
Dopo aver messo in luce una serie di espe­rienze, diverse tra loro, a volte limi­tate, ma comun­que volte a con­tra­stare pra­ti­ca­mente il sistema domi­nante e a costruire forme di vita e di socia­lità alter­na­tive, Cac­ciari passa ad esa­mi­nare quelli che sono i punti focali del suo discorso, gli ele­menti a par­tire dai quali costruire vie di fuga. Si sus­se­guono, così, i capi­toli dedi­cati rispet­ti­va­mente a Beni comuni, Lavoro, Demo­cra­zia, Decrescita. 
L’approccio è sem­pre ana­logo. Si tratta innanzi tutto di inda­gare a fondo il con­cetto cer­cando di far emer­gere quello che effet­ti­va­mente i beni comuni piut­to­sto che il lavoro o la demo­cra­zia signi­fi­chino oggi, met­tendo in evi­denza anche le diverse con­ce­zioni che le attra­ver­sano e pun­tando ad arri­vare a quello che potremmo defi­nire un campo seman­tico e di atti­vità pra­tica – e poli­tica –pos­si­bile e con­di­visa.
Il discorso, infatti, si snoda esa­mi­nando le posi­zioni più diverse – sep­pur, natu­ral­mente, all’interno di una parte poli­tica ben defi­nita, quella dei movi­menti o, comun­que, della sini­stra – ma pre­fi­gu­rando, comun­que, pos­si­bi­lità di azione comune. Un discorso a parte merita l’ultimo capi­tolo, quello dedi­cato alla decre­scita. La teo­ria di Latou­che, infatti, non sol­tanto per la posi­zione che rive­ste all’interno del testo sem­bra sta­gliarsi come l’elemento che può, secondo l’autore, con­tri­buire in maniera deci­siva a tenere insieme tutti gli altri ele­menti, una sorta di ombrello in grado di tes­sere rela­zioni solide tra i vari ele­menti indi­vi­duati. Infatti, pro­prio nell’ultima pagina emerge in modo espli­cito come la decre­scita possa fun­zio­nare da ele­mento uni­fi­ca­tore rispetto agli altri: «La decre­scita è il pas­sag­gio da un modello di uso pre­da­to­rio e dis­si­pa­tivo delle risorse natu­rali e umane a uno più equ­li­brato e social­mente equo. La decre­scita asso­ciata alla gestione con­di­visa dei beni comuni è por­ta­trice di un pro­getto di auto­no­mia, di auto­go­verno e di auten­tica demo­cra­zia. Decre­scita e beni comuni (.…) come pro­cesso con­cre­ta­mente atti­va­bile a livello indi­vi­duale uti­liz­zando al meglio la poten­tis­sima crea­ti­vità umana: il lavoro con­creto, vivo, com­pleto, motore interno della trasformazione». 
Libro dav­vero inte­res­sante, scritto in maniera chiara, uti­lis­simo soprat­tutto per come rie­sce ad attra­ver­sare pra­ti­ca­mente tutte le teo­rie nate negli ultimi anni, e non solo, dalle lotte dei vari movi­menti a livello mon­diale, Vie di fuga sem­bra rive­stire par­ti­co­lare impor­tanza pro­prio nella situa­zione attuale per­ché pare pre­fi­gu­rare a livello testuale quel pro­cesso di ricom­po­si­zione pur all’interno delle varie diver­sità, attuato da espe­rienze come Syriza in Gre­cia, e che sarebbe auspi­ca­bile si met­tesse final­mente in moto anche in Ita­lia e nel resto d’Europa.

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