venerdì 29 maggio 2015

Nuovi labirinti, nuova FMR

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Il Labirinto di Borges è diventato realtà 
Apre oggi a Fontanellato il dedalo-giardino di bambù ideato da Franco M aria Ricci. Che ritorna a fare l’editore nel nom e di Bodoni e annuncia la ripresa della pubblicazione della rivista «FMR»
29 mag 2015  Libero TOMMASO LABRANCA
Il labirinto è il luogo per eccellenza in cui ci si perde, quindi non si devono avere indicazioni. Non ci sono nemmeno all’interno del Labrinto della Masone, ideato a Fontanellato (Parma) da Franco Maria Ricci, il quale però attrae i visitatori nel suo dedalogiardino con molte e precise indicazioni stradali realizzate nel suo segno distintivo: il carattere Bodoni. Saranno molti coloro che da oggi si recheranno a visitare questo sogno accarezzato per lunghi decenni. Da quando, un giorno del 1977, Ricci raccontò a Jorge Luis Borges il desiderio di trasformare certi terreni di famiglia in un labirinto. 
Parlare di labirinti con Borges deve essere stato come parlare di calcio con Maradona. Ci vollero molti anni prima che il concetto diventasse progetto, grazie all’architetto Pier Carlo Bontempi. Tra il progetto e l’arrivo delle maestranze c’era un altro ostacolo: il costo elevato. Lo stesso Bontempi parla vagamente di 10-12 milioni di euro, ma Ricci fu costretto a fare la cosa più penosa, vendere la sua casa editrice che passò di mano in mano fino a quelle della scomparsa Milena Ferrari, «una donna dalle ambizioni eccessive rispetto alle sue conoscenze», come ha ricordato Sgarbi durante la presentazione, che stravolse la rivista FMR. Oggi Ricci torna a fare l’editore e promette il ritorno di quella che definiva «la rivista più bella del mondo», nata nel 1982 come completamento delle sue perfette collane di libri, «I segni dell'uomo», «La Biblioteca di Babele», «Quadreria»... 
Prima però, verso il 1963, Ricci iniziò a fare l’editore preso dall’amore per l’arte tipografica bodoniana. Giovan Battista Bodoni, piemontese di Saluzzo finito poi a Parma perché il duca Ferdinando lo aveva nominato direttore delle tipografie locali. Oggi si potrebbe pensare a uno sradicamento dal rigore piemontese alle grassezze emiliane, due caratteristiche contenute nel celebre carattere da lui creato, le sottilissime grazie che concludono gli spessi corpi di ogni tipo. Allora entrambi i luoghi erano avvolti dallo stesso spirito francese cui, secoli dopo, non è sfuggito nemmeno Ricci, il quale venera sullo stesso altare Bodoni e gli estensori dell’Encyclopédie, Diderot e d’Alembert. E anche Petitot, architetto immaginifico, anche lui stabilitosi a Parma dove ha lasciato, tra l’altro, l’elegante Casino che porta il suo nome. 
Oggi disegnare edifici ispirandosi al ’700 di Petitot può essere facile. Più complesso è trovare persone che sappiano poi fornire materiali e capacità ormai dimenticati. I mattoni sagomati che compongono la piramide, per esempio: 30mila pezzi creati a mano uno per uno, in sagome diverse tra loro, ricorrendo a un’antica tecnica locale di cottura. A questi si aggiunge poi il milione di mattoni con cui è stato realizzata tutta la struttura che ospita il Bistrò dello chef Massimo Spigaroli, le bibilioteche che accolgono i 1.200 volumi stampati da Bodoni e la straordinaria collezione d’arte di Ricci, compresa la sua Jaguar nera che per un attimo, come se si voltasse pagina, ti fa passare dall’Enyclopédie a Diabolik, senza perdere un grammo di bellezza. Poi ci sono gli spazi dedicati alle mostre temporanee, come quella in corso, Arte e Follia, curata da Vittorio Sgarbi con opere di Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi. 
E poi c’è, soprattutto, il Labirinto. Un’enorme stella a otto punte ispirata alle città rinascimentali e composta all’interno da filari di bambù altissimi che sostituiscono le angoscianti pareti di muratura del dedalo per eccellenza, quello con il Minotauro, o le siepi claustrofobiche accanto all’Overlook Hotel o ancora le barriere virtuali di Pac Man. Il bambù comunica tranquillità e qui dentro ci si sente protetti, non oppressi. Il bambù unisce flessuosità a resistenza, tanto che a Hong Kong lo usano per realizzare le impalcature dei grattacieli. Il bambù è il re del design sostenibile perché ricresce in Il Labirinto della M asone, ideato a Fontanellato (Parm a) da Franco M aria Ricci e realizzato da Pier Carlo Bontem pi, visto dall’alto. A sinistra, l’ingresso della corte centrale [Mauro Davoli] tempi rapidissimi. Pare che certe specie crescano fino a 40 cm al giorno. Una risorsa che però ha bisogno di molte cure da parte del personale, sempre intento a sfrondare, tagliare, evitare che, curvandosi, le canne creino gallerie, distruggendo l’essenza del dedalo. Che poi sarebbe cercare l’uscita, ovvero vincere sulla disperazione, persino sulla morte, ispirati dalla visione del cielo su quei vialetti ingannevoli puntellati da numeri.  
All’improvviso, ci si trova davanti dei blocchi numerati dall’1 all’11 e disseminati a caso, versione moderna del gomitolo d’Arianna per il Teseo dotato di smartphone. Ogni visitatore all’ingresso riceve un numero di telefono. Se si perde, deve solo farlo e sarà salvato da angeli che lo porteranno all’uscita. Simili agli angeli salvifici che appaiono nei quadri seicenteschi della collezione Ricci. Solo in elegante divisa nera.



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