venerdì 26 giugno 2015

Cronaca Vera: riscoperti i diari di Mussolini scritti delle sorelle Panvini e riaccertata l'autenticità della falsa Sindone

"Ecco come ho trovato il Diario inedito del Duce"
Il direttore di Storia In Rete spiega in che modo è venuto in possesso di un'agenda del 1942. E perché è plausibile considerarla copia fedele di un originale


Dalla Svizzera spunta il «vero» diario del Duce 
La rivista «Storia in rete» rintraccia un’agenda di Mussolini risalente al 1942. Questa volta, potrebbe essere l’originale 
26 giu 2015  Libero SIMONE PALIAGA 
«L’immaginario collettivo si è talmente assuefatto all’idea che i diari di Mussolini possano essere solo falsi che, se verranno fuori quelli veri, bisognerà fare una gran faticaccia per dimostrarne l’autenticità», dichiarava anni fa Renzo De Felice. E ora che sembra spuntare l’agenda del Duce risalente al 1942 la polemica tornerà a divampare. Della scoperta dà l’annuncio il mensile Storia in rete di giugno in uscita nelle edicole da domani (a 6 euro) mentre sul sito www.storiainrete.com la versione digitale è scaricabile già da oggi a 3,49 euro. Sarà, questo diario, quello vero oppure un ulteriore falso? Secondo il direttore di Storia in rete Fabio Andriola, che dopo aver ricostruito la vicenda dei diari da Zerbino a casa Panvini fino a Marcello Dell’Utri annuncia la pubblicazione di alcuni estratti nel numero di luglio, le pagine appena portate in superficie potrebbero essere originali. 

Prima di lui di cantonate, su queste agende, ne sono state prese parecchie, a cominciare da quella di Denis Mack Smith. Epperò ci sarebbero delle evidenze che potrebbero far propendere a favore dell’autenticità. Andriola stesso ha visionato il diario finora inedito in Svizzera. A rendere plausibile la genuinità di queste pagine del 1942 ci sarebbero diversi fattori. Che il collezionista elvetico, una volta contattato il mensile di divulgazione storica italiano, non abbia chiesto né cercato compensi deporrebbe per Andriola a favore della fonte. Ma soprattutto, secondo il direttore, ci sarebbero ulteriori elementi che potrebbero rendere verosimile che quello consultato sia un diario uscito direttamente dalla penna di Mussolini. Andriola infatti ha confrontato alcune pagine del presunto diario del 1942 del collezionista svizzero con alcune fotocopie di un altro diario dello stesso anno offerte in vendita, nel ormai lontano 1967, al Sunday Times da un italiano di nome Ettore Fumagalli. Alla fine, allora, l’affare era saltato. Ma di quelle carte, per quanto poi risultate false, la testata inglese ha conservato in archivio delle fotocopie. Dal raffronto tra le due versioni, quella integrale appena trovata in Svizzera e l’altra, è emersa però una scoperta bizzarra. Il contenuto sarebbe pressoché uguale. Ma ci sono alcune differenze. Nella gran parte dei casi presi in esame le pagine del Diario inedito risultano più fitte, coperte da una grafia più minuta e per questo contengono più parole. Invece la copia, pur riproducendo il testo di ogni pagina, taglia sempre qualche riga conclusiva. 
Evidentemente il falsario non sarebbe riuscito a gestire nel migliore dei modi la propria grafia e spesso si interrompe qualche riga prima della fine perché lo spazio non è stato ben gestito e quindi il testo ha occupato più spazio del dovuto. Unica eccezione la si riscontra leggendo quanto scritto in data 29 giugno (anche se la notazione inizia sulla pagina del 17 luglio). Qui accade esattamente il contrario: il presunto falsario avrebbe usato uno stile di scrittura più piccolo dell’originale e quindi finisce di copiare il testo prima di arrivare alla fine della pagina. Così decide di colmare la parte rimasta bianca con quanto, nell’originale, si trova nel foglio seguente. A questo punto la schiera degli scettici potrebbe gonfiarsi. Ma, a opinione di Andriola, in maniera inopportuna perché sarebbe improbabile che esistano due falsi di una stessa agenda. Sarebbero stati inutili. Come è possibile vendere in contemporanea due copie di un documento che difficilmente l’eventuale acquirente avrebbe tenuto per sé? L’ipotesi avanzata da Andriola è che a casa Panvini si «falsificò», sì, ma copiando da un originale piuttosto che inventando di sana pianta.

Il sacro lenzuolo è autentico Summit segreto per la verità 
L’archeologa Siliato rivela: l’esame del 1998 non era del tessuto Un think tank lavora sul tema. E spunta la copia di Arquata
Finita l’ostensione alla quale ha partecipato anche Papa Francesco si riapre ilmistero della Sacra Sindone
25 giu 2015 Libero CARLOCAMBI
E ci sarebbe la prova decisiva della sua autenticità. La sola reliquia che conta per la cristianità: la croce fu testimone della morte, un accidente umano, mentre quel lino è l’unica prova di un eventosoprannaturale: la resurrezione delNazareno. Capita che al Tiglio un ristorante di Isola San Biagio, sotto la grotta della Sibilla, si replichi il Pranzo di Babette. Tra i commensali spunta Maria Grazia Siliato, 92primavere, «Ormaiallamia etàposso soloaspirare alla verità». E sulla Sindone s’annuncia una tempesta. Maria Grazia Siliato - che è ora in libreria con Il Sangue di Lepanto ( Rizzoli) diventato nel volgere di un paio di settimane un best seller - alle burrasche è abituata: a sette anni fece un viaggio fino a Lepanto con la nave cotoniera del nonno, a 13 ha pubblicato il suo primo libro. Per i successivi 80 anni, da archeologa, ha studiato tutto ciò che riguarda i rapporti Occidente Oriente partendo da Lepanto e dalla Sindone. «Ho un' ambizione» sussurra «costruire uncentro studi sulle religionimediterranee, è tempo di farlo perché ciò che sta avvenendo - l’Isis, i migranti - non c’entra nulla con la religione: sono ragioni economiche che ripropongono oggi quanto avvenne ai tempi delle Crociate». MaMariaGraziahaun' altra verità nascosta che custodisce nel suo castello di Lanuvio - unmuseo di enorme importanza - dove vive insolitudine. Tutta colpa di quel suo libro che è un long seller: Sindone. Lì c’è già scritta la verità sulla Sindone. E cioè che quel lenzuolo è davvero il sudario di un uomo vissuto in Palestina oltre duemila anni fa, orrendamente crocifisso. È Gesù? Maria Grazia nonlo dice: lo sente, certamente lo pensa. Per questo ha già preso contatto con i quattro studiosi superstiti traquelli che sottoposero nel 1998, tra l’aprile e il 13 ottobre, la Sindone all’esame del carbonio 14 che stabilì una datazione tra il 1260 e il 1390 con un approssimazione in più o inmeno di dieci anni. L'archeologa che conosce la Sindone come nessun altro ora vuole riunire quegli studiosi perché ammettanociò che leigià sa: l’esame è stato falsato. Volutamente? Questo è un giallo nel giallo, ma un indizio ci sarebbe. Vediamo prima le treprove: unaltroesame con il carbonio 14 di cuimai sono stati rivelati i risultati dice che quel lino è egizio, è stato tessuto in un arco di tempo di cento anni a cavallo dellapresenza delNazarenoinPalestina. Lasecondaprova è che sulla Sindone c'è sangue umano: coagulato sulle mani e sulla fronte, noncoagulatonelcostato segno che l’uomo crocifisso fu colpito già cadavere. La terza è la presenza del polline dellaGundelia Turneforti, una pianta che cresce solo vicino alMarMorto. E allora a che serve convocare gli studiosi? A svelare ciò che c'è già scritto nei verbali della prova del 1988, ma che fu taciuto. Cioè che il tessuto esaminato non è quello dellaSindonebensì diunaporzionemarginale del lenzuolo perché i fili di lino dell'immagine delNazareno pesano 25 milligrammi per centimetro quadrato mentre quelli esaminati nei tre laboratori di Tucson, Zurigo e Oxford pesano 47 milligrammi. Ed è ecco i due indizi. Il primo sono i filmati (alterati?) del prelievo di tessuto della Sindone, il secondo è una confessione. Un prelatomolto vicino alla curia di Torino dopo il test del 1988 tiròun sospiro di sollievo perché «è di gran lunga più facile custodire un falso che non un originale». Secondo la studiosa il lenzuolo sta andando incontro ad un rapidissimo deterioramento, è ingravepericolo e laSindone - che è proprietà del Papa - dovrebbe essere trasferita a Roma. E poi c'è l'ultimacarta da giocare: il mistero di Arquata del Tronto. Nel piccolo paese del Piceno è conservata una copia del sudario di Cristo. Si sa che fu realizzata - ne danno testimonianza      

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