giovedì 4 giugno 2015
Economia socialista di mercato e problemi urbanistici
Jean-François Doulet: La ville made in China, Editions B2, pp. 96, e 13, Paris 2014
Risvolto
L’urbanisation de la Chine devient-elle sans commune mesure ? Ses
métropoles sont-elles en train de s’imposer comme les villes mondiales
de demain ? Que traduit l’actuelle embolie du marché immobilier ? Les
villes chinoises perdent-elles leur âme dans des projets urbains peu
respectueux du patrimoine ? Leur modèle est-il réfractaire à la
démocratie ? Le développement durable constitue-t-il une issue pour une
gestion urbaine souvent démunie face aux enjeux environnementaux et
énergétiques ? Dans ce court essai, Jean-François Doulet nous donne des
éléments de réponses issus de vingt années d’observation sur le terrain.
Sans complaisance mais avec beaucoup de lucidité, il nous livre les
clefs de la ville «made in China»
Maître de conférences à l’Institut d’urbanisme de Paris,
J.-F. Doulet co-dirige le Centre franco-chinois « Ville et Territoire ».
Quelle strane metropoli made in China
di Vittorio Gregotti Corriere 2.6.15
Uno dei vantaggi, anche se malamente utilizzato, della cultura del
globalismo è quello di conoscere e misurare principi, caratteri e modi
di essere del fatto urbano in civiltà radicalmente diverse dalla nostra,
comprese le difficoltà che esse presentano ad utilizzare positivamente
le possibilità offerte dalle tecnoscienze ma anche i limiti imposti dal
capitalismo finanziario globale dei nostri anni, specie in paesi tanto
particolari come la Cina con un’antichissima importante cultura, e con
le vicende connesse al suo passaggio dalla rivoluzione maoista connessa
ad un marxismo contadino, a potenza economica in una nuova forma di
connessione tra centralismo dei poteri politici ed economici. Questo
libro dal titolo La ville made in China di recente pubblicato in
Francia, autore Jean-François Doulet urbanista (Editions B2, pp. 96, e
13), è prezioso proprio a causa della precisione e della freddezza con
cui sono riportati i numeri, le quantità e la sequenza delle decisioni
economiche ed amministrative che hanno caratterizzato, dopo Mao, la
politica urbana e territoriale proposta da Deng Xiao Ping e, pur con
diverse interpretazioni, le presidenze successive degli anni sino al
2013.
Il libro non spende neanche una parola sulle specificità dei principi
insediativi urbani di una grande cultura come quella cinese, sulle sue
profonde diversità rispetto a quella occidentale e sulle possibilità che
questo offre alla cultura del disegno urbano. Il libro invece cerca di
fare del «caso della città cinese» come uno dei casi in cui il problema è
quello di adeguarsi agli standard di una civiltà finanziaria
globalizzata i cui giudizi di storia si misurano solo sui passi compiuti
rispetto alle arretrate condizioni della cultura urbana ai tempi di
Mao. Meno di un secolo di storia sembra offrire, al testo di Doulet,
sufficienti occasioni di riflessione.
Ma l’interesse del libro che descrive il fenomeno urbano cinese in
dodici diversi capitoli e li confronta alla fine anche con i temi del
dibattito urbano dell’intero globo sono i tradizionali, come quelli del
traffico, delle periferie e delle loro densità e carattere sociale dei
costi di costruzione ma anche delle questioni ecologiche e burocratiche,
senza proporre particolari ideologie, se non quelle
economico-finanziarie. E proprio la presa di distanza da ogni «incanto
storico», che è sovente equivocato in senso folcloristico o in senso
tecnologicamente coloniale che fa del libro un catalogo ragionato di
dati di grande utilità. Anche gli assurdi interventi esibizionisti di
alcuni degli architetti occidentali sono giustificati e collocati a
confronto con lo sviluppo delle diverse forme di un grattacielismo
dirompente come soluzione delle sette prime città cinesi (Pechino,
Canton, Shanghai, Xian, Suzhou, Schenzhen, Wuhan, Chengdu, Chongquing,
oltre alle «città nuove») e di alcune città-territorio. È il fenomeno di
«corsa alla città» come nuovo ideale (oltre che di possibilità di vita)
contro il marxismo contadino che ha caratterizzato il maoismo, una
corsa all’urbano che è giunta nel 2010 al 16% della popolazione cinese
(di 1,34 miliardi di abitanti).
È la descrizione dell’«economia socialista di mercato» e della forte
collusione tra attore economia e rappresentanti del potere politico con
tutti i suoi vantaggi, limiti e numeri. Il nostro studio ha avuto
l’occasione di progettare e parzialmente costruire una nuova città di
100.000 abitanti a 35 chilometri a sud di Shanghai, lungo il fiume
Huangpu, con accanto un importante insieme di industrie. Tutto questo a
partire da un concorso vinto nel 2004, con una popolazione attuale di
circa 50.000 abitanti e non ancora terminato, soprattutto nei suoi
servizi centrali. È proprio quest’esperienza e la mancanza all’inizio
del terzo millennio di dati complessivi del fenomeno urbano cinese, che
ci fa oggi considerare particolarmente prezioso il piccolo ma preciso
(anche se falsamente agnostico) libro di Jean-François Doulet.
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