martedì 9 giugno 2015
Il dibattito sul tomismo
Giovanni Ventimiglia: Tommaso d’Aquino, La Scuola, Brescia. pagg.256, € 13,50
Risvolto
Il volume tiene contro, oltre agli studi
"continentali" di tipo storico-filosofico, anche di quelli "analitici"
anglosassoni di taglio più teoretico, inserendosi in modo documentato e
originale nella nuova rinascita di studi tomistici nel mondo.
Un profilo di Tommaso d'Aquino inserito nel suo contesto
storico-culturale e in grado di farsi riconoscere come interlocutore
all'interno dei dibattiti filosofici in corso a livello internazionale.
Precisamente come avviene nel XIII secolo, quando i filosofi del tempo
cercavano il dialogo con il teologo di Aquino, riconoscendo
"l'indicibile beneficio del suo insegnamento".
Tomismo analitico I diversi sensi dell’essere
di Mario De Caro Il Sole Domenica 7.6.15
La filosofia non è solo sapere storico, ma è anche sapere storico, nel
senso che, a differenza di quanto accade nelle scienze, anche nelle
discussioni filosofiche più astratte i classici rimangono punti di
riferimento importanti e talora ineludibili. Bene, ma allora come
dobbiamo studiarli, questi benedetti classici? Secondo un'impostazione
recente (soprattutto di matrice analitica), i classici vanno utilizzati
come se fossero nostri contemporanei, traendone ciò che ancora hanno da
dirci e discutendone senza ingiustificati timori reverenziali. Secondo
un’altra impostazione (soprattutto di matrice continentale), i classici
vanno invece indagati in una prospettiva puramente storica, incentrata
sulla loro genesi e sul significato che avevano ai loro tempi. E, così,
mentre la prima prospettiva può ridare linfa vitale alla filosofia del
passato, correndo però il rischio dell’anacronismo, la seconda, pur
evitando questo rischio, può diventare una forma di sapere meramente
antiquario. C’è poi una terza corrente, ancora minoritaria, che nello
studio dei classici cerca di coniugare l’impronta teoretica con il
rigore storiografico. Si tratta, è ovvio, di una prospettiva
interessante, ma è anche la più difficile da attuare perché richiede
agli interpreti competenza sia riguardo alle vicende storiche sia ai
dibattiti contemporanei.
Gli studi su Tommaso d’Aquino sono, in questo senso, un ottimo esempio.
Tradizionalmente, a indagini filologiche accuratissime ma scarsamente
rilevanti per i dibattiti contemporanei si contrapponevano letture che
forzavano i testi dell’Aquinate – ma forse dovremmo dire del
Roccaseccano – in direzioni teoricamente interessanti ma storicamente
implausibili. Nel mezzo, si collocavano una minoranza di studi di autori
storicamente ferratissimi ma interessati anche ai dibattiti teoretici,
come Étienne Gilson (debitore dell’interpretazione che Heidegger diede
della teoria tommasiana dell’essere in termini di “esistenza”) o di
Sofia Vanni Rovighi (che invece riandava a Husserl per interpretare la
teoria tommasiana della conoscenza in termini di “intenzionalità”).
Oggi, però, questa prospettiva conciliatoria si trova di fronte a una
notevole sfida: dare conto dei vasti dibattiti metafisici,
epistemologici ed etici che in ambito anglosassone utilizzano,
direttamente o indirettamente, la filosofia tomistica. E in questo senso
basterà menzionare gli studi del cosiddetto “Tomismo analitico” o gli
spunti che si trovano in alcuni dei protagonisti del dibattito
filosofico contemporaneo, come Geach, Anscombe, Kenny, Miller, Haldane,
Putnam o Hughes.
È in questa prospettiva che ora, nel suo Tommaso d’Aquino , si pone
Giovanni Ventimiglia, storico e ontologo che si divide tra l’Italia e la
Svizzera. Da una parte, Ventimiglia tiene nella dovuta considerazione i
fondamentali studi storici di autori come Porro, Imbach, Courtine e de
Libera. Dall’altra, sviluppa intuizioni di autori come Frege,
Wittgenstein e Putnam per rileggere in modo nuovo e fecondo pagine
dell’opera di Tommaso che nel passato sono state in genere dimenticate
dagli interpreti. In particolare, vengono riscoperti e valorizzati
alcuni testi riguardanti i diversi sensi dell’essere: tesi che ebbero
gran rilievo nelle discussioni filosofiche coeve, ma che aprono
prospettive interessanti anche per i dibattiti contemporanei su temi
ontologici (specialmente nella prospettiva di un possibile superamento
della concezione proposta da Quine).
Inoltre Ventimiglia rilegge in maniera feconda anche alcune pagine
tommasiane poco note sul rapporto fra l’anima e il corpo: un tema di
grande interesse nel Medioevo, ovviamente, ma che oggi ha assunto nuovo
rilievo nei dibattiti sull’ilemorfismo, che ruotano intorno alla recente
svolta “ilemorfica” di Putnam. Insomma, Tommaso, come molti altri
classici, risuona ancora nelle discussioni contemporanee. Perché la
filosofia è sapere storico, ma non è solo sapere storico.
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