domenica 14 giugno 2015

La mostra di August Sander a Genova

August Sander

August Sander Ritratto del XX secolo

11 aprile – 23 agosto 2015
Sottoporticato, Palazzo Ducale
 Palazzo Ducale presenta, dal 11 aprile al 23 agosto, una retrospettiva di uno dei massimi fotografi tedeschi del XX secolo: August Sander, realizzata in collaborazione con la Photographische Sammlung / SK Stiftung Kultur di Colonia e con il Goethe Institut Genua.
 Le oltre cento immagini selezionate suddivise in diverse sezioni offrono una panoramica sulla sua intera e variegata produzione: dagli scatti della sua serie più famosa “Uomini del XX secolo” – che offre uno spaccato della società del suo tempo non limitandosi a rappresentare personaggi famosi ma gli uomini di tutte le età, di tutte le classi sociali impegnati nelle più disparate occupazioni – ai numerosi altri progetti che realizzò durante la sua vita. La sezione Uomini del XX secolo è suddivisa in 7 sottosezioni che presentano varie categorie umane: I Contadini, Gli abili Commercianti, Le Donne, Classi sociali e Professioni, Gli Artisti, La Città, Gli Ultimi. Con “Studi, l’Uomo” egli approfondì la sua ricerca sul ritratto combinando dettagli di mani e volti in collage di grande formato. Nella fotografia di paesaggio tratteggiò il carattere di molte regioni e indugiò con l’obiettivo anche su dettagli geologici e botanici.

Sander scrisse: “Ho incominciato i primi lavori della mia opera “Uomini del XX secolo” nel 1911, a Colonia, mia città d’adozione. Ma è nel mio paesetto del Westerwald che sono nati i personaggi della cartella. Queste persone delle quali io conoscevo le abitudini fin dall’infanzia mi sembravano, anche per il loro legame con la natura, designati apposta per incarnare la mia idea di archetipo. La prima pietra era così posta, e il “tipo originale” mi servì da referente per tutti quelli che ho trovato in seguito per illustrare nella loro molteplicità le qualità dell’universale umano”.
“Uomini del XX secolo” raccoglie un ampio campionario dei diversi gruppi sociali, dai contadini agli artigiani, operai, studenti, professionisti, artisti e uomini politici chiamati a svolgere il delicato ruolo di testimoni e archetipi della loro epoca. Ciò che sorprende in queste fotografie è l’atteggiamento dei personaggi così apparentemente distaccato dall’istante dello scatto, come se l’espressione delle persone così riprese fosse conforme all’idea che quelle avevano di sé, di ciò che in loro è più tipico, anziché l’adozione di una posa per loro più vantaggiosa, ma, al tempo stesso, più artefatta. E’ come se le qualità narrative dei soggetti fossero già presenti e che il compito del fotografo fosse solamente quello di rispettare la loro più autentica natura. Il rigore e l’attenzione di Sander nel voler cogliere le peculiarità di un paesaggio e dei suoi abitanti, anche al di fuori del suo ambiente familiare, sono evidenti nelle foto di paesaggi, monumenti e costumi tradizionali che scattò durante il suo viaggio in Sardegna nel 1927. Documentò l’isola proprio come Colonia, la sua patria di adozione i cui edifici storici furono per la maggior parte distrutti durante il secondo conflitto mondiale.

Scriveva Alfred Döblin: “La sua opera non consiste nella produzione di ritratti somiglianti, in cui si possa riconoscere con facilità e certezza un individuo determinato, ma di ritratti che suggeriscono intere storie”.
E ancora: ”chi guarda queste immagini nette, potenti, ne sarà illuminato più che da conferenze o teorie e imparerà molto su di sé e sugli altri”.

Come si possa fare sociologia senza scrivere, ma presentando invece immagini, immagini di volti e non per esempio costumi regionali, lo dimostra questo fotografo, con la sua intelligenza, la sua osservazione, la sua scienza e, non ultima, la sua enorme capacità fotografica.” (Alfred Döblin)


Della Germania il catalogo è questo
A Palazzo Ducale di Genova gli scatti famosi di un utopista dell’immaginedi Fiorella Minervino La Stampa 13.6.15
Sotto i capelli biondi il volto pare scolpito, gambe sode, braccia muscolose, il giovane se ne sta ritto, fiero e determinato, calzoncini corti e canottiera nera, mani fasciate; a fianco sorride l’altro ragazzo, basso, tarchiato, orecchie a sventola, ricci scomposti, petto nudo, ma con guanti da boxe: sono i Pugili come li fissò nel bianco e nero August Sander (1876 Herdorf - 1964 Colonia) fra i massimi fotografi del secolo scorso: era il 1929 quando ritrasse i due tedeschi al loro posto di lavoro, in posa naturale, senza affettazioni, ma nel costume e nei dettagli fisici e psicologici rivelatori dell’attività e moda del tempo. Si ignorano i loro nomi, come del resto quelli degli altri modelli che sfilano nella sala, ecco il Muratore, 1928, un giovanotto risoluto e incurante della fatica, berretto e sciarpa al collo, mano sul fianco, mentre con l’altra sostiene una massiccia asse di legno sulle spalle carica di mattoni. Il Pasticciere, 1929 è un corpulento uomo pelato, camice bianco, baffi, tiene il grosso mestolo in legno e la capiente pentola in una cucina buia, ma imbiancata da tracce di farina. Sembra uscita da un quadro di George Grosz, l’ossuta Segretaria di Radio a Colonia, 1931, seduta di lato, sigaretta in mano, capelli neri corti ben acconciati, abito a fiori, atteggiamento disinvolto da emancipata.
Non mancano artisti e intellettuali, come gli esegeti della Nuova Oggettività che Sander a Colonia, la città d’adozione, frequentò come amico e anticipatore; così il Pittore è Otto Dix in posa nel ’27, ma col nome fra parentesi, come pure l’Architetto, occhialetti tondi, cravattino, frangetta, sigaro in mano, occhi che guardano lontano, non è altri che Hans Poelzig, nello stesso anno. Sono questi alcuni fra i ritratti memorabili nella mostra (in collaborazione con il Goethe Institute di Genova e la Photographische Samlung di Colonia), che con oltre 100 immagini testimonia il genio di Sander nel narrare storie, e nel procedere dai singolo individuo all’archetipo, come si proponeva nella monumentale catalogazione dei tipi umani.
Il suo progetto era di creare una sorta di ritratto universale dell’umanità attraverso i tedeschi contemporanei, scelti per identità, mestieri, condizione sociale, appartenenza. Già nel 1910 aveva cominciato dai contadini e minatori, per continuare con banchieri e mendicanti. Nel ’29 uscirono in un libro solo 60 scatti, e nel 1980, quando era scomparso, venne pubblicato il famoso volume Uomini del XX secolo con 7 suddivisioni esplicative, comprese le Donne e gli Ultimi. Nella fitta galleria di ritratti compaiono pure altri esponenti della società che cambiava: uomini e donne perseguitati nella II Guerra mondiale e i prigionieri, così come avanza il Soldato 1940, con volto e occhi simili al pugile biondo, ma ora in divisa, con elmetto calato quasi fin sugli occhi. Poi si trasforma nel successivo Membro del corpo di guardia SS di Hitler 1940, dallo sguardo di ghiaccio. Ma i nazisti non amavano i suoi lavori: nel 1936 distrussero i negativi del suo Volti dell’epoca.
Sander aveva scoperto la foto a 14 anni quando lavorava come garzone in miniera, gli capitò di aiutare un professionista, e in un’intervista alla Radio nel ’30 ricordava che per lui la macchina fotografica era come la «scatola magica» e che i primi scatti gli procurarono una «gioia immensa» anche se i familiari criticavano le rughe eccessive e «i brutti effetti» delle sue immagini. A Colonia, dove si era trasferito con la moglie Anna, dovette arrangiarsi con battesimi e compleanni, nei fine settimana si trasformava in fotografo ambulante, riprendeva i luoghi nei dintorni da vendere a editori e riviste, ma appena possibile curava i suoi portfolios in bianco e nero, e coltivava le sue ricerche; basta osservare i mirabili studi e ingrandimenti di dettagli, mani, nasi, volti, orecchie, occhi, bocche, talora uniti a collage, strepitosi nel rivelare età e lavoro della persona ritratta, come la nodosa Mano di contadino 1911-14 con gli occhiali fra le dita. La sua consacrazione venne nel 1955, alla mostra The Family of Man al MoMa, curata da Edward Steichen.

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