domenica 21 giugno 2015
L'Anticristo nella mistica occidentale: Marco Vannini
Marco Vannini: L'Anticristo. Storia e mito, Mondadori, pagine 216, euro 20,00.
Risvolto
C'è un mito che ritroviamo quasi universalmente nel pensiero arcaico,
dalla Mesopotamia all'Iran, dall'India alla Scandinavia fino al mondo
semitico. È quello dell'Antidio, l'eterno avversario del bene, forza
delle tenebre e dell'abisso, opposto alla luce. Un mito che agisce
ancora oggi nel profondo dell'immaginario collettivo, come dimostra la
sua ampia presenza nella letteratura, nel cinema, nei fumetti, nel web:
basta navigare fra i siti Internet per scoprire che l'idea di un
Antagonista, già nato o prossimo a venire, è tuttora molto diffusa. In
questo libro Marco Vannini, figura di spicco negli studi sulla
tradizione mistica occidentale, traccia un quadro dell'evoluzione
storica del mito, mettendo in rilievo come l'idea dell'Antidio, chiamato
in questo caso Anticristo, percorra come un filo rosso anche lo
sviluppo del cristianesimo. Se all'inizio, nel visionario libro
dell'Apocalisse, la figura coincide con la Bestia che sorge dal mare,
connotata da quel numero 666 che ancora vive nelle suggestioni
inquietanti dei riti satanici, nel corso dei secoli «l'uomo
dell'iniquità», come lo chiama san Paolo, prende vesti diverse, da
Nerone a Maometto, da Marx a Hitler a Pol Pot. E spesso viene evocato da
quanti, insoddisfatti del tempo in cui vivono, chiedono un rinnovamento
radicale della Chiesa e della società. Si va così dai Padri della
Chiesa nei primi secoli dell'era cristiana al millenarismo medievale.
Durante la Riforma, il luteranesimo e le varie confessioni che ne
derivano lo identificano con lo stesso papa romano. Più di recente lo
evocano nei loro libri scrittori come Dostoevskij , Solov'ëv o
Nieztsche, che intitola una suo testo appunto L'Anticristo. E in
quanto principio del male, l'Anticristo è il protagonista della congiura
ebraico-massonica oggetto dei famosi Protocolli dei Savi di Sion, opera
della polizia zarista che circolerà nella colta Europa dell'inizio del
Novecento, fonte d'ispirazione per un tragico antisemitismo e per
concezioni opposte ma ugualmente disumanizzanti come il nazifascismo e
il marxismo. A sorpresa, però, il lettore scopre in queste pagine che la
figura dell'Anticristo compare anche nell'Islam, dove corrisponde a
quel «Grande Satana» tanto spesso evocato ieri dai talebani di Khomeini e
dai fondamentalisti di Osama e oggi dagli islamisti del califfato, che
lo identificano con la cultura occidentale nel suo complesso e, in
particolare, con Israele e gli Stati Uniti. Eppure, rilevaVannini, la
lettura che ne è stata data durante i secoli è un travisamento dell'idea
originaria: «L'Anticristo non ha niente a che vedere con le fantasie
apocalittiche»; nel Vangelo, infatti, di Anticristo – anzi, di
Anticristi – parlano solo le Lettere di Giovanni, che li identificano
con coloro che, all'interno della comunità cristiana, non accettano la
divinità del Cristo. «Gli Anticristi sono due: uno vero, della fede, e
uno falso, della superstizione ... Conosce l'Anticristo chi conosce
Cristo, e sa così ri-conoscere anche quegli Anticristi che, come dice
Agostino, non si sono rivelati.» Pur presentandosi come cristiani,
costoro negano la realtà spirituale dell'uomo e di Dio. «Questi sono gli
Anticristi oggi tra noi.»
Tutti gli Anticristi che camminano tra noi
Non l’Avversario né il Grande Satana, ma “tutto ciò che nega la nostra luce” Ecco l’interpretazione del Male secondo lo studioso di mistica Marco Vannini
di Paolo Rodari Repubblica 21.6.15
La storia del cristianesimo ha molteplici fili rossi. Fra questi ce n’è
uno enigmatico e a tratti inquietante, la figura dell’Antidio o, per
meglio dire, dell’Anticristo. Chi è? Per la Scrittura, Vangelo di
Giovanni alla mano, gli Anticristi sono coloro che rifiutano la divinità
di Cristo. Così per Marco Vannini, figura di spicco negli studi sulla
tradizione mistica occidentale, che in L’Anticristo. Storia e mito ,
edito da Mondadori, racconta come in realtà gli Anticristi siano due:
«Uno vero, della fede, e uno falso, della superstizione... Conosce
l’Anticristo chi conosce Cristo, e sa così ri-conoscere anche quegli
Anticristi che, come dice Agostino, non si sono rivelati». Pur
presentandosi come cristiani, costoro negano la realtà spirituale
dell’uomo e di Dio: «Questi sono gli Anticristi oggi tra noi», scrive
l’autore. Insomma, per Vannini l’Anticristo non è l’Avversario nella
battaglia finale del Bene contro il Male, «non ha niente a che vedere
con le fantasie apocalittiche dei tempi ultimi». È questa a suo avviso
una concezione dell’Anticristo «tanto falsa storicamente,
filologicamente, quanto perversa moralmente». Perché Anticristo è chi
nega il Lògos, lo spirito, «e perciò nega che Cristo sia luce e verità,
nega la sua divinità ».
Sono diverse le letture della figura dell’Anticristo fatte durante i
secoli. E Vannini le elenca tutte, entrando con dovizia di particolari e
competenza dentro un mito che agisce ancora oggi nel profondo
dell’immaginario collettivo, come dimostra la sua ampia presenza nella
letteratura, nel cinema, nei fumetti, nel web: è sufficiente navigare
fra i siti Internet per scoprire che l’idea di un Antagonista, già nato o
prossimo a venire, è tuttora molto diffusa. E lo sarà in futuro. Il
mito continuerà a vivere, piaccia o meno. Le letture dell’Anticristo
saranno ancora con ogni probabilità molteplici, come è stato del resto
nel passato. Non a caso, la sua figura compare anche nell’Islam, dove
corrisponde a quel «Grande Satana» tanto spesso evocato ieri dai seguaci
di Khomeini e dai fondamentalisti di Osama e oggi dagli islamisti del
califfato, che lo identificano con la cultura occidentale nel suo
complesso e, in particolare, con Israele e gli Stati Uniti. Ma sono
letture in verità parziali o anche false. Perché, appunto, Anticristo è
chi nega la divinità di Cristo. La si nega perché «non si conosce se
stessi in quanto spirito, in quanto «luce e verità». Perciò, chiosa
Vannini, gli Anticristi «sono degni di compassione, se non fosse per la
presunzione che li accompagna: quella di fare da maestro, da pastore,
dunque da ingannatore, seduttore, plànos, come dice appunto la Seconda
lettera di Giovanni ».
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