domenica 21 giugno 2015
Le Statue Stele lunigianesi
Antenati di 3.000 anni fa: l’anello tra uomo e divino
Riapre a Pontremoli il Museo delle Statue Stele Lunigianesi, una vicenda culturale affascinante
di Vanni Santoni Corriere La Lettura 21.6.15
Se oggi, al solo nominare la Lunigiana, l’immaginazione subito corre ai
volti enigmatici delle Statue Stele, assurte ormai a simbolo di questa
terra, è frutto del lavoro di due generazioni di archeologi che hanno
riportato alla luce e ricollocato al centro dell’immaginario locale tali
opere. Emerse dal sottosuolo come segnacoli di un passato tanto remoto
quanto ancora capace di emozionare, le Statue Stele sono legate al
territorio della Lunigiana anche nella storia dei loro ritrovamenti: la
maggior parte sono state infatti scoperte lavorando i campi; alcune
erano finite incassate in mura di cinta o addirittura a far da fastigio a
una fontana; il ritrovamento forse più importante, quello di Groppoli, è
avvenuto nel corso dello scavo di una trincea da parte dell’Enel. Se un
tempo (le più antiche risalgono all’Età del Rame, dalla metà del IV
alla fine del III millennio a.C., le più recenti alla piena Età del
Ferro, tra il VII e il VI secolo a.C.) le Statue Stele punteggiavano
l’intero bacino del fiume Magra, tra gli Appennini, le Apuane e il mar
Tirreno, oggi ne sono sopravvissute solo ottantadue.
Molte di quelle giunte fino a noi furono probabilmente sepolte perché
lasciassero il passo ai nuovi dei, romani o cristiani a seconda
dell’epoca, e il fatto che siano state deliberatamente frante depone in
favore di tale ipotesi; ma in alcuni casi pare che la ragione della
sepoltura fosse opposta: un ultimo gesto di devozione, volto proprio a
risparmiare loro la furia iconoclasta dei seguaci dei nuovi culti. E
tuttavia quelle lunari effigi non erano propriamente dei. Erano uomini —
definiti dal pugnale — e donne — definite dai seni in rilievo — e
ancora bambini, più piccoli e asessuati: se la loro funzione esatta
costituisce tuttora un mistero per gli archeologi, si è arrivati a
stabilire, anche grazie al confronto con ritrovamenti analoghi
effettuati altrove in Italia ed Europa, che rappresentassero antenati
mitici della comunità, a cui ci si rivolgeva in quanto tramite con il
divino, o ai quali si riservava devozione essendo coloro da cui si era
ricevuta la terra.
Oggi, la più rilevante collezione di Statue Stele — quaranta, quasi la
metà del totale finora scoperto — trova una nuova e più grandiosa
collocazione: il Castello del Piagnaro di Pontremoli presenterà infatti
sabato 27 giugno il nuovo allestimento del Museo delle Statue Stele
Lunigianesi. Firmato da Canali e associati, studio di architettura
famoso per aver progettato musei come la Pilotta a Parma, l’ex Ospedale
di Siena o il Museo del Duomo di Milano, il nuovo allestimento
riposiziona le Statue Stele in un contesto di massima suggestione,
capace di suggerire di nuovo, dopo millenni, tale ponte tra l’umano e il
trascendente. Angelo Ghiretti, direttore del museo, esprime
soddisfazione per il completamento di un percorso partito nel 2009, che
ha incluso anche il restauro dello stesso castello, la cui storia in
epoca contemporanea è sempre stata legata alle Statue Stele, dato che il
primo restauro, nel 1975, trovò finanziamento proprio in virtù della
destinazione a museo. «Già Tiziano Mannoni, uno dei pionieri dello
studio e dell’ostensione delle Statue Stele — racconta Ghiretti —, aveva
notato l’effetto ipnotico che si innescava nei visitatori quando
giungevano al loro cospetto. L’idea è stata di valorizzare ancor più
questo fascino arcano, tramite un allestimento di grande impatto, che
prevede una certa separazione tra spazi espositivi e apparati di
divulgazione, e un più largo uso di strumenti multimediali».
Il risultato è quello di un vero e proprio nuovo museo, dato che lo
spazio espositivo è raddoppiato e l’organizzazione delle opere
interamente ripensata, sfruttando anche il piano terra, in particolare
una manica del castello rimasta integra dal XV secolo, e cercando una
maggior interazione tra le opere e l’architettura medievale che le
ospita. «L’idea alla base del nostro lavoro — spiega l’architetto Guido
Canali, ideatore del nuovo allestimento — è semplice: puntare alla
massima valorizzazione delle opere, tentando quando possibile
un’ambientazione che evochi l’impressione originaria. Ma, si badi bene,
non mi riferisco alla riproduzione artificiale di un contesto: si tratta
piuttosto di porre le opere in ambiti nuovi, fornendo informazioni
implicite sulla situazione precedente: se al Museo del Duomo di Milano
le statue un tempo murate sui fianchi della cattedrale sono ora sospese
nel vuoto, qui a Pontremoli abbiamo scelto di montare le Statue Stele su
supporti sottili, in modo da non nascondere neanche un centimetro
quadro della pietra scolpita — peraltro con strumenti primitivi, che
rendono i risultati ancor più sorprendenti — da questi artisti di
tremila anni fa: neanche la parte che originariamente stava conficcata
nella terra».
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