giovedì 4 giugno 2015

"Stalin l'Antisemita", il Ricatto Morale Permanente e il Premio Stalin rimosso di Howard Fast




Howard Fast: Il vento di San Francisco, trad. di Augusta Mattioli, e/o

Risvolto
Danny Lavette è solo un ragazzo quando perde i genitori nel terremoto di San Francisco del 1906. Non ha più una casa, non ha più una famiglia, non gli resta che il peschereccio di suo padre e qualche amico. Ed è da lì che tutto ricomincia. Ha fegato da vendere, Danny, è un bravo ragazzo ed è affamato di successo: il suo sogno è quello di arrivare in alto, a Nob Hill, dove vive chi dorme il sonno dei milionari. Non è solo amore quello che lo porta a sposare Jean Seldon, la donna più bella della città, figlia del più importante banchiere della California. E non è solo per fiuto negli affari che scommette in un continuo gioco al rialzo prima sui pescherecci, poi sulle navi da crociera, infine sui primi aeroplani che solcheranno i cieli degli Stati Uniti. Inseguendo un sogno di libertà che le sue umili origini non gli hanno mai concesso, diventerà uno degli uomini più importanti del paese. Ma il successo non basta. Ammirato da donne bellissime, circondato da arredi raffinati e dipendenti devoti, resterà sempre l’orfano affamato di quel giorno terribile del 1906, un ragazzo di origini italiane generoso e bisognoso di amore. Solo una donna riuscirà a fare breccia nel suo cuore, May Ling, una giovane ragazza cinese con cui intreccerà una relazione tenerissima. Sullo sfondo dei ruggenti anni venti, il sogno americano rivive in una grande saga familiare di coraggio, generosità e sentimento.

il Comunista Usa che rigettò Stalin l’Antisemita
di Daria Gordinsky Corriere La Lettura 31.5.15

Ha militato nel Partito comunista americano (CpUsa) dal 1943 al 1956, pagandone il prezzo al maccartismo: tre mesi di carcere e l’ostracismo degli editori, compreso chi aveva fatto soldi con quello scrittore che a 25 anni vendeva un milione di copie. Ma nella sua vita (1914-2003) Howard Fast è stato anche autore di un’epopea in 6 volumi che è l’inno del self made man , del leggendario capitalismo uncle Sam dove l’ascensore che porta alle classi sociali alte è a disposizione di chiunque abbia volontà, talento, costanza. Il vento di San Francisco (tradotto da Augusta Mattioli e appena pubblicato da e/o, che ha acquistato i diritti anche per il secondo titolo della saga) racconta infatti l’ascesa di Danny Lavette — figlio di immigrati in Usa nel 1888 — da giovanissimo pescatore reso orfano dal terremoto del 1906, a potente miliardario. E, a dimostrare che il sogno americano è a portata davvero di tutti, alla sua storia si intrecciano quella dell’amico e socio Mark Levy e quella dell’amante cinese May Ling. La voglia di emergere di Lavette e degli altri protagonisti supera la Grande guerra, il proibizionismo, e va a fare da propellente allo sviluppo industriale e culturale del Paese. Del resto, anche l’autore nasce da immigrati ebrei ucraini (Fastovsky) e, poco più che bambino, lavora come strillone per aiutare a sfamare i fratelli minori. Fast ricorderà sempre la durezza di quell’epoca; anche quando, negli anni Settanta, è ormai celebrato dal «New York Times» e carico di riconoscimenti, compreso un Emmy. Nelle sue oltre 80 opere di vario genere il tema dell’ingiustizia e dell’oppressione è quasi sempre centrale. Esempio? Il celebre Spartacus (1952), diventato poi anche un film indimenticabile con Kirk Douglas diretto da Kubrick. Howard Fast non dimenticherà mai nemmeno le sue radici: tanti i titoli dedicati a vicende e personaggi del mondo ebraico. Ed è proprio l’antigiudaismo comunista ad allontanarlo, a un certo punto, dall’ideologia di chi lo onorava con il Premio Stalin per la Pace. Lo strappo definitivo si compie con la verifica delle notizie sugli arresti di massa e le esecuzioni, in Urss, di intellettuali e professionisti ebrei. Sono le purghe staliniane, carneficina antisemita che il dittatore tentava di giustificare definendola azione antisionista . Già, fu Stalin a inventare quella finta distinzione fra i due termini. Sì: la stessa che ancora oggi alcuni usano per mascherarsi la coscienza alterata. 

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