martedì 22 settembre 2015

Paine copione

I diritti dell’uomo, così Paine ha copiato La Fayette 

Per uno storico americano, la parte del saggio sulla Rivoluzione francese è scritta dal nobile parigino 

Vittorio Sabadin Stampa 18 9 2015

Thomas Paine, il rivoluzionario e intellettuale inglese noto come uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, ha copiato parte del suo saggio più famoso, I diritti dell’uomo, scritto nel 1791, dal testo di un altro rivoluzionario francese, il Marchese di La Fayette. Lo sostiene uno storico americano dell’Università del Kansas, Jonathan Clark, con argomentazioni abbastanza convincenti. Secondo Clark, l’intera parte de I diritti dell’uomo dedicata a spiegare e giustificare la Rivoluzione francese, circa 36 mila battute, non è stata scritta da Paine, ma dal suo amico La Fayette.
Lo stile è molto diverso, e la costruzione delle frasi sembra la prosa inglese di un autore di lingua francese. Inoltre il resoconto della Rivoluzione riflette proprio il punto di vista di La Fayette, che essendo di nobili origini cercò di arginare il Regime del Terrore e di dare vita a una monarchia costituzionale. Nel testo, Paine si vanta di avere avuto accesso alla «storia segreta» della politica francese, ma – afferma il professor Clark – non aveva alcuna possibilità di farlo a causa delle sue umili origini. Non parlava nemmeno francese. 
Più che di un plagio, si tratterebbe però di un riuscito tentativo da parte di La Fayette di inserire in un libro destinato al pubblico di lingua inglese un resoconto «addolcito» della Rivoluzione, per condizionare il giudizio degli americani e dei britannici. Thomas Paine, autore di molti libelli di successo come Senso comune (1776), aveva scritto I diritti dell’uomo proprio in risposta a un testo del «Cicerone britannico» Edmund Burke, un’invettiva contro la Rivoluzione francese che ebbe all’epoca un’enorme diffusione, e per negare l’esistenza di una superiorità dei nobili sulle altre persone. 
Pur essendo inglese, Paine appoggiò le rivolte dei coloni contro Giorgio III, contribuendo alla stesura della Costituzione americana. Il suo ruolo fu rilevante: come disse John Adams, secondo presidente americano, «senza la penna che ha scritto Senso comune, Washington non avrebbe mai potuto sfoderare la sua spada».

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