Parlerò sabato 19 nella sessione del mattino (vedi più sotto per il programma completo e per quello della mia sessione).
Ringrazio gli organizzatori per la collocazione comoda e prestigiosa. Prometto che non litigherò [SGA].
Historical Materialism Rome Conference 2015
REVOLUTION AND RESTORATION
Two
hundreds years after the Vienna Congress, a new strategy of restoration has
imposed itself at the core of Europe. The process of reorganization of class
power, which started in the 1970s, has stabilised after the 2007-2008 crisis on
the basis of austerity policies, the dismantling of workers’ rights and the
welfare state , the contraction of democratic space, and punitive restrictions
on the right to protest. We know the 1815 restoration was a reaction to the
revolutionary conquests of 1789; can we say something analogous about this new
restoration? Does this latter amount merely to a response to the attack
launched by the subaltern classes in the ’60 -’70? Can we define neoliberalism,
as David Harvey suggests, as the ‘restoration of class power?’.
What
deserves further exploration is the extent to which neoliberal restoration has
acquired the offensive and constitutive dynamic traditionally linked to the
concept of ‘revolution’. The interrelation between restoration and revolution
emerges, in part, from the composition, nature and unfolding of the struggles
that characterize our times: urban movements claim ing a ‘right to the city’,
border conflicts, migrant struggles, the constellation of Arab ‘springs’,
independent and conflictual trade unionism, experiments in workers’
self-management, feminist, queer and decolonial movements, rural, indigenous
and environmental struggles.Can
these new struggles contrast the neoliberal manipulation of those democratic
forms that emerged from the post-war compromise between labour and capital, and
between direct and representative democracy? Can new subjectivities, new rights
from below, new institutions offer any foothold for detaching the idea of
‘revolution’ from its absorption by the mechanism of ‘restoration’? Within this
complex and stratified framework, it is crucial to take-up the traditions of
Marxist theory – from the in-depth analysis of Bonapartism by Marx and Engels
to Workerism, passing through Gramsci and the reflections on the appropriation
and subordination of anti-colonial movements – that have distinguished
themselves by their capacity to interrogate the deep connection between
revolution and restoration in the history of the capitalist social totality.
Sessioni specifiche su:
Saturday 19th
Rivoluzione/restaurazione
h. 9:45-11:15
Mario Tronti: Rivoluzione/restaurazione
Giacomo Marramao: Per una critica della ragione biopolitica
Stefano Azzarà: Restaurazione e rivoluzione passiva postmoderna nel ciclo neoliberale. Un trasformismo intellettuale di massa
Ida Dominijanni: La misura del cambiamento
Chair: Michele Filippini
Historical Materialism: oltre la gabbia della restaurazione
Pensiero critico. Da oggi a Roma la conferenza internazionale della rivista «Historical Materialism». Docenti, ricercatori e militanti a confronto per una critica impietosa del presente
Roberto Ciccarelli il Manifesto 16.9.2015
«Rivoluzione e restaurazione» è il tema scelto per la prima conferenza italiana di «Historical Materialism», la rivista inglese che da dieci anni organizza in tutto il mondo conferenze, workshop e incontri sul marxismo e il pensiero critico radicale. Da oggi e fino a sabato a Roma, alla terza università in via Ostiense 234/236 (Metro Marconi), al Centro sociale La Strada e al cowork Millepiani (Metro Garbatella) 130 studiosi e ricercatori, filosofi e non solo, provenienti da tutto il mondo si confronteranno a partire da quattro tematiche: la teoria marxista, il diritto alla città, il potere e la creazione di nuove istituzioni e l’attualità generata dal disordine mondiale.
L’alternativa ai festival
Quello che si presenterà ai curiosi, agli studenti e a tutti coloro che sono interessati a questi temi sarà uno scenario poco consueto nel nostro paese. Abituati ormai ai festival di filosofia, o della letteratura, dove chi conta è l’«autore» che parla in una lezione frontale e impartisce alla folla radunata nelle piazze il peso del suo sapere o dei suoi vaticinii, qualcuno resterà stupito dal vedere un altro «set». Il mega-incontro si svolgerà in contemporanea ed è stato organizzato in centinaia di micro-conferenze e dibattiti tematici composti da brevi relazioni, il commento di uno o più «discussant» e il dibattito con il pubblico. Lo stile è quello orizzontale del confronto e della discussione, chi ha un sapere acquisito durante le sue ricerche e le pratiche militanti lo mette a disposizione di chi studia o ha fatto le stesse esperienze in un’altra nazione, o in un altro continente. Lo stile è democratico ed è ispirato all’idea di laboratorio o seminario, un «esperimento» lo definiscono gli organizzatori italiani della conferenza romana che hanno frequentato le conferenze annuali londinesi di «Historical Materialism», diventate ormai un appuntamento fisso a livello mondiale e celebri anche per la formula, forse sovrabbondante: quella che intreccia centinaia di conferenze, in maniera contemporanea, nello stesso giorno.
«Il nostro progetto è quello di organizzare una conferenza largamente internazionale con ospiti in gran parte stranieri – afferma Jamila Mascat, filosofa e componente del comitato organizzativo italiano con Dario Gentili, Michele Filippini, Giuseppe Allegri, Chiara Giorgi, Luisa Corna e Eleonora Forenza – Il nostro obiettivo è costruire un dialogo internazionale non ristretto solo al marxismo ma allargato al campo degli studi critici. Il tema “rivoluzione e restaurazione” l’abbiamo scelto perché quest’anno è il bicentenario del Congresso di Vienna. Il nostro tentativo è di pensare oggi la rivoluzione nella restaurazione. Viviamo infatti in una fase di riflusso in cui nel femminismo, come nelle lotte del precariato, quelle della logistica e dei migranti o per il diritto alla città, si sperimentano forme di lotte e trasformazioni rivoluzionarie che negoziano margini di agibilità nel processo di restaurazione neo-liberista, in particolare dal 2007 a oggi. Il problema che vogliamo affrontare è il seguente: come possono le nuove soggettività che reclamano i diritti dal basso e creano nuove istituzioni evitare di essere assorbiti dai meccanismi della “restaurazione” a cui siamo tutti sottoposti?».
Una storia eretica delle idee
Ripercorrere la storia di una rivista come Historical Materialism (
www.historicalmaterialism.org) è particolarmente interessante per ricostruire le fila di una parte del pensiero critico e radicale a livello globale e raccontare come il marxismo tradizionale si è aperto e intrecciato con il femminismo, gli studi sul post-colonialismo, la filosofia francese al di fuori del decostruzionismo e della cosiddetta «French Theory» esportata dai dipartimenti americani di letteratura. «HM», come viene e definita una rivista che ha pubblicato ad oggi più di 150 libri e organizza conferenze di studio dagli Stati Uniti all’India o all’Australia, ha un altro modello di riferimento: il rapporto tra politica e cultura, tra pratiche militanti e elaborazione teorico che costituisce il punto di riferimento per più di una generazione di intellettuali e attivisti.
Tutto nasce nel 1997, quando «HM» è stata fondata, prodotto della ricerca marxista nell’università inglese, una corrente ampia e tuttavia nascosta che aveva il centro in un seminario alla London School of Economics. A quel tempo la ricerca rifletteva sull’impasse nel rapporto tra teoria marxista e la sinistra radicale inglese. Le matrici culturali della rivista erano a quel tempo in gran parte troskiste, una corrente politica che in Inghilterra ha avuto un ruolo molto più ampio che in altri paesi. Poi c’erano correnti della sinistra laburista e di quella libertaria.
«Le catastrofi dell’era Thatcher erano dietro di noi, mentre il nuovo ciclo delle lotte di Seattle non era ancora iniziato», ha raccontato Sebastian Budgen, uno dei membri del comitato editoriale insieme, tra gli altri, al gramsciano Peter Thomas e allo studioso postoperaista Matteo Mandarini -. Lo scenario culturale risentiva pienamente della rivoluzione neoliberista che aveva cambiato segno e dai conservatori era passata alla «Terza Via» di Anthony Giddens, del «blairismo» trionfante, quando il «neoliberismo» diventò la bandiera del partito laburista, segnandone la trasformazione nel «partito dell’estremismo centrista», pilastro di un sistema economico altamente finanziarizzato.
«HM» ha fatto il lavoro della talpa, si è strutturato e oggi restituisce un panorama ben più ampio e pluralistico dove è possibile condurre quella che una volta Marx definì l’«impietosa critica di tutto ciò che esiste», a partire dallo stesso marxismo. «Lo scopo di una critica marxista oggi — affermano gli editori della rivista — è offrire un’analisi autoriflessiva della conoscenza senza naturalizzare o reificare la separazione tra i suoi settori. Questa rivista è un forum marxista che coltiva contatti internazionali e ospita ricerche provenienti anche da paesi non anglofoni. è il nostro modo di contribuire alla denuncia del capitalismo in tutto il mondo».
Il programma
I centro trenta interventi previsti nella conferenza romana di «Historical Materialism» (da oggi a sabato all’università di Roma Tre, al Csoa La Strada e al cowork Millepiani) sono stati selezionati a partire da una «call for paper». I relatori hanno inviato a giugno scorso i temi e gli abstract dei loro interventi che sono stati successivamente selezionati dal comitato organizzatore dell’iniziativa e sistemati in decine di «panel» seguendo i seguenti assi tematici: «il marxismo e la filofia: il dibattito italiano e i suoi effetti internazionali» al quale, tra gli altri parteciperanno Roberto Finelli e Riccardo Bellofiore. Olivia Fiorilli e Renato Busarello («Queering Marxism», il loro seminario); Cristina Morini e Valeria Ribeiro Corossacz. Si parlerà di Marx e Foucault (con Elettra Stimilli e Sandro Chignola), di Marx e Spinoza (con Vittorio Morfino). Il filosofo Paolo Virno presiederà una sessione sabato dove si parlerà di «marxismo e continuità capitalistiche».
Il secondo asse temativo è «Il nuovo disordine mondiale: crisi, conflitti, trasformazioni delle lotte di classe». In questo quadro sabato al «Millepiani» in via Nicolò Oderosi terrà la conferenza su «Rivoluzione e restaurazione» con il filosofo e senatore del partito democratico Mario Tronti, Giacomo Marramao, Stefano Azzarà e Ida Dominjianni. Non mancherà una riflessione sulla categoria gramsciana di «rivoluzione passiva», particolarmente utile per spiegare il titolo della conferenza «Rivoluzione e restaurazione». La discussione è affidata a Pasquale Voza oggi nell’aula 26 di Roma Tre in un panel coordinato dall’euro-deputata de «L’altra Europa con Tsipras» Eleonora Forenza.
Il terzo asse tematico è quello del «diritto alla città», un concetto proposto dal geografo David Harvey e assunto nel pensiero critico. Si prevede tra gli altri un seminario sull’«economia urbana» con un intervento di Maria Rosaria Marella e Daniela Festa sulla «sharing economy». L’ultimo asse è quello dei «poteri, forme organizzative e nuove istituzioni» che presenta tra l’altro un incontro con Alessandro Arienzo, Paolo Napoli e Pierangelo Schiera sul tema «Istituzioni e governance» (domani) e un incontro con Giuseppe Allegri e Giuseppe Bronzini che rifletteranno sui conflitti e le forme della politica nell’Europa tedesca. Il programma completo, comprensivo di orari e date, è su: hmrome2015.wordpress.com.

Alberto Toscano: «Historical Materialism, uno spazio pubblico che si apre al mondo»
Intervista. Tra crisi del liberismo e afasia della sinistra, l’incontro e il confronto tra diverse tradizioni teoriche marxiste, il pensiero critico e radicale
Roberto Ciccarelli ROMA 16.9.2015
«Historical Materialism è una rivista con una genesi molto britannica, e particolarmente inglese – racconta Alberto Toscano, filosofo e docente alla Goldsmiths University di Londra, membro del comitato editoriale di Historical Materialism, la rivista da cui è nata anche la conferenza annuale di cultura marxista che si svolge a Roma da oggi – Con il tempo il progetto è diventata uno spazio plurale e eterogeneo dove si confrontano gli studi gramsciani, il post-operaismo e molti altri filoni. Ciò che mi sembra importante è che HM abbia creato uno spazio di elaborazione teorica e di ricerca a livello mondiale. Oggi le conferenze sono organizzate dal Canada all’India, da Londra all’Australia e gli Stati Uniti». Alberto Toscano insegna alla Goldsmiths University di Londra
Com’è nata la scelta di portare la conferenza a Roma?
La conferenza deriva fondamentalmente da legami organici che abbiamo coltivato negli ultimi dieci anni con studiosi come Vittorio Morfino o Riccardo Bellofiore e molti altri. Hanno partecipato alla conferenza di Londra e hanno maturato l’interesse di organizzarne una in Italia. Nella stessa maniera si sono sviluppate le altre nel mondo. Non siamo noi a esportare un modello, ma sono i ricercatori ad usarlo per creare spazi di dibattito nei loro paesi.
Insieme a Lorenzo Chiesa, lei ha curato «The Italian Difference», un libro che ha anticipato l’attuale dibattito sul pensiero politico italiano. In che modo ha influito nel dibattito marxista internazionale?
L’operaismo, gli studi su Gramsci, il femminismo italiano sono stati importanti nel mondo anglofono. Noi ci siamo aperti ai dibattiti su razza e razzismo o il post-colonialismo. Cerchiamo di internazionalizzare il dibattito marxista, in senso autocritico, puntando molto sulla partecipazione dei ricercatori dall’Asia o dall’America Latina, in una prospettiva non legata solo alle singole realtà nazionali e al marxismo accademico anglofono. Ci pensiamo come uno snodo di un dibattito teorico e militante, ricco di riviste come «Jacobin Mag» negli Usa e di molte altre nel resto del mondo.
Lei lavora e insegna da molti anni in Inghilterra. Come spiega la vittoria di Corbyn alle primarie del partito laburista?
La situazione è singolare. La sua è stata una vittoria inaspettata che sta creando una situazione anomala. Per anni nella sfera pubblica inglese è stata negata la presenza delle posizioni più decisamente di sinistra, cancellate dall’esperienza di Blair e del New Labour. I rapporti tra la sinistra intellettuale inglese e il partito laburista sono stati quasi nulli per vent’anni. È un momento molto interessante, anche perché nasce dopo il riflusso dei movimenti contro l’austerità e contro le tasse universitarie.
Dal punto di vista politico e culturale, di cosa è espressione questa vittoria?
Corbyn è il risultato di una crescita dell’intollerabilità dell’austerità e delle lotte contro la privatizzazione dell’università, ma non è l’espressione di una fase ascendente. Come Podemos o Syrizia, il suo è un tentativo di rispondere a un riflusso dei movimenti con una scommessa assai improbabile: risolvere questi problemi a livello della politica dei partiti, proprio quel livello da cui i più giovani diffidano al massimo. È un fenomeno per certi aspetti paradossale. Per durare fino al 2020 sarà necessario inventare dinamiche che non passino solo dalle solite cinghie di trasmissione dei sindacati. La loro sfida è reinventare le sezioni di partito e bloccare il tentativo di restaurare il «partito del centro estremo» come lo chiama Tariq Ali.
Per riprendere il tema della conferenza romana, come si creano pratiche rivoluzionarie in un quadro europeo di chiara restaurazione politica e culturale?
La situazione che si è creata in Spagna, Grecia o Inghilterra è il riconoscimento dei limiti su quanto i movimenti possano incidere sulle realtà istituzionale ed economica. È anche interessante notare il ruolo delle figure carismatiche di Tsipras o Iglesias, nel caso di Corbyn anti-carismatica, come punto di attrazione di un antagonismo che altrimenti resterebbe vagante. Il problema è adesso valutare se questi fenomeni potranno diventare punti di riferimento di movimenti dal basso e sociali. In Inghilterra questa è l’unica soluzione per Corbyn, leader di un enorme partito di opposizione in una delle più grandi economie del mondo. Dovrà mandare avanti una lotta discorsiva in un partito che gli è apertamente ostile.
1 commento:
poi pubblica il video su youtube
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