martedì 15 settembre 2015

"RIVOLUZIONE E RESTAURAZIONE": QUESTO FINE SETTIMANA IL CONVEGNO DI "HISTORICAL MATERIALISM" A ROMA


Parlerò sabato 19 nella sessione del mattino (vedi più sotto per il programma completo e per quello della mia sessione).

Ringrazio gli organizzatori per la collocazione comoda e prestigiosa. Prometto che non litigherò [SGA].





Historical Materialism Rome Conference 2015
REVOLUTION AND RESTORATION

Two hundreds years after the Vienna Congress, a new strategy of restoration has imposed itself at the core of Europe. The process of reorganization of class power, which started in the 1970s, has stabilised after the 2007-2008 crisis on the basis of austerity policies, the dismantling of workers’ rights and the welfare state , the contraction of democratic space, and punitive restrictions on the right to protest. We know the 1815 restoration was a reaction to the revolutionary conquests of 1789; can we say something analogous about this new restoration? Does this latter amount merely to a response to the attack launched by the subaltern classes in the ’60 -’70? Can we define neoliberalism, as David Harvey suggests, as the ‘restoration of class power?’.
What deserves further exploration is the extent to which neoliberal restoration has acquired the offensive and constitutive dynamic traditionally linked to the concept of ‘revolution’. The interrelation between restoration and revolution emerges, in part, from the composition, nature and unfolding of the struggles that characterize our times: urban movements claim ing a ‘right to the city’, border conflicts, migrant struggles, the constellation of Arab ‘springs’, independent and conflictual trade unionism, experiments in workers’ self-management, feminist, queer and decolonial movements, rural, indigenous and environmental struggles.Can these new struggles contrast the neoliberal manipulation of those democratic forms that emerged from the post-war compromise between labour and capital, and between direct and representative democracy? Can new subjectivities, new rights from below, new institutions offer any foothold for detaching the idea of ‘revolution’ from its absorption by the mechanism of ‘restoration’? Within this complex and stratified framework, it is crucial to take-up the traditions of Marxist theory – from the in-depth analysis of Bonapartism by Marx and Engels to Workerism, passing through Gramsci and the reflections on the appropriation and subordination of anti-colonial movements – that have distinguished themselves by their capacity to interrogate the deep connection between revolution and restoration in the history of the capitalist social totality.


Sessioni specifiche su:


  • Marxism and Philosophy: The Italian debate and its International Effects
  • New World Disorder
  • Powers, Organizational forms, New Institutions





  • The Right to the City


  • Saturday 19th
    Rivoluzione/restaurazione
    Millepiani, Via Niccolò Odero, 13 (http://www.millepiani.eu/dove-siamo/)

    h. 9:45-11:15
    Mario Tronti: Rivoluzione/restaurazione
    Giacomo Marramao: Per una critica della ragione biopolitica
    Stefano Azzarà: Restaurazione e rivoluzione passiva postmoderna nel ciclo neoliberale. Un trasformismo intellettuale di massa
    Ida Dominijanni: La misura del cambiamento
    Chair: Michele Filippini


    Historical Materialism: oltre la gabbia della restaurazione 
    Pensiero critico. Da oggi a Roma la conferenza internazionale della rivista «Historical Materialism». Docenti, ricercatori e militanti a confronto per una critica impietosa del presente
    Roberto Ciccarelli il Manifesto 16.9.2015
    «Rivo­lu­zione e restau­ra­zione» è il tema scelto per la prima con­fe­renza ita­liana di «Histo­ri­cal Mate­ria­lism», la rivi­sta inglese che da dieci anni orga­nizza in tutto il mondo con­fe­renze, work­shop e incon­tri sul mar­xi­smo e il pen­siero cri­tico radi­cale. Da oggi e fino a sabato a Roma, alla terza uni­ver­sità in via Ostiense 234/236 (Metro Mar­coni), al Cen­tro sociale La Strada e al cowork Mil­le­piani (Metro Gar­ba­tella) 130 stu­diosi e ricer­ca­tori, filo­sofi e non solo, pro­ve­nienti da tutto il mondo si con­fron­te­ranno a par­tire da quat­tro tema­ti­che: la teo­ria mar­xi­sta, il diritto alla città, il potere e la crea­zione di nuove isti­tu­zioni e l’attualità gene­rata dal disor­dine mondiale. 
    L’alternativa ai festival 

    Quello che si pre­sen­terà ai curiosi, agli stu­denti e a tutti coloro che sono inte­res­sati a que­sti temi sarà uno sce­na­rio poco con­sueto nel nostro paese. Abi­tuati ormai ai festi­val di filo­so­fia, o della let­te­ra­tura, dove chi conta è l’«autore» che parla in una lezione fron­tale e impar­ti­sce alla folla radu­nata nelle piazze il peso del suo sapere o dei suoi vati­ci­nii, qual­cuno resterà stu­pito dal vedere un altro «set». Il mega-incontro si svol­gerà in con­tem­po­ra­nea ed è stato orga­niz­zato in cen­ti­naia di micro-conferenze e dibat­titi tema­tici com­po­sti da brevi rela­zioni, il com­mento di uno o più «discus­sant» e il dibat­tito con il pub­blico. Lo stile è quello oriz­zon­tale del con­fronto e della discus­sione, chi ha un sapere acqui­sito durante le sue ricer­che e le pra­ti­che mili­tanti lo mette a dispo­si­zione di chi stu­dia o ha fatto le stesse espe­rienze in un’altra nazione, o in un altro con­ti­nente. Lo stile è demo­cra­tico ed è ispi­rato all’idea di labo­ra­to­rio o semi­na­rio, un «espe­ri­mento» lo defi­ni­scono gli orga­niz­za­tori ita­liani della con­fe­renza romana che hanno fre­quen­tato le con­fe­renze annuali lon­di­nesi di «Histo­ri­cal Mate­ria­lism», diven­tate ormai un appun­ta­mento fisso a livello mon­diale e cele­bri anche per la for­mula, forse sovrab­bon­dante: quella che intrec­cia cen­ti­naia di con­fe­renze, in maniera con­tem­po­ra­nea, nello stesso giorno. 

    «Il nostro pro­getto è quello di orga­niz­zare una con­fe­renza lar­ga­mente inter­na­zio­nale con ospiti in gran parte stra­nieri – afferma Jamila Mascat, filo­sofa e com­po­nente del comi­tato orga­niz­za­tivo ita­liano con Dario Gen­tili, Michele Filip­pini, Giu­seppe Alle­gri, Chiara Giorgi, Luisa Corna e Eleo­nora Forenza – Il nostro obiet­tivo è costruire un dia­logo inter­na­zio­nale non ristretto solo al mar­xi­smo ma allar­gato al campo degli studi cri­tici. Il tema “rivo­lu­zione e restau­ra­zione” l’abbiamo scelto per­ché quest’anno è il bicen­te­na­rio del Con­gresso di Vienna. Il nostro ten­ta­tivo è di pen­sare oggi la rivo­lu­zione nella restau­ra­zione. Viviamo infatti in una fase di riflusso in cui nel fem­mi­ni­smo, come nelle lotte del pre­ca­riato, quelle della logi­stica e dei migranti o per il diritto alla città, si spe­ri­men­tano forme di lotte e tra­sfor­ma­zioni rivo­lu­zio­na­rie che nego­ziano mar­gini di agi­bi­lità nel pro­cesso di restau­ra­zione neo-liberista, in par­ti­co­lare dal 2007 a oggi. Il pro­blema che vogliamo affron­tare è il seguente: come pos­sono le nuove sog­get­ti­vità che recla­mano i diritti dal basso e creano nuove isti­tu­zioni evi­tare di essere assor­biti dai mec­ca­ni­smi della “restau­ra­zione” a cui siamo tutti sottoposti?». 
    Una sto­ria ere­tica delle idee 

    Riper­cor­rere la sto­ria di una rivi­sta come Histo­ri­cal Mate­ria­lism (www​.histo​ri​cal​ma​te​ria​lism​.org) è par­ti­co­lar­mente inte­res­sante per rico­struire le fila di una parte del pen­siero cri­tico e radi­cale a livello glo­bale e rac­con­tare come il mar­xi­smo tra­di­zio­nale si è aperto e intrec­ciato con il fem­mi­ni­smo, gli studi sul post-colonialismo, la filo­so­fia fran­cese al di fuori del deco­stru­zio­ni­smo e della cosid­detta «French Theory» espor­tata dai dipar­ti­menti ame­ri­cani di let­te­ra­tura. «HM», come viene e defi­nita una rivi­sta che ha pub­bli­cato ad oggi più di 150 libri e orga­nizza con­fe­renze di stu­dio dagli Stati Uniti all’India o all’Australia, ha un altro modello di rife­ri­mento: il rap­porto tra poli­tica e cul­tura, tra pra­ti­che mili­tanti e ela­bo­ra­zione teo­rico che costi­tui­sce il punto di rife­ri­mento per più di una gene­ra­zione di intel­let­tuali e attivisti. 

    Tutto nasce nel 1997, quando «HM» è stata fon­data, pro­dotto della ricerca mar­xi­sta nell’università inglese, una cor­rente ampia e tut­ta­via nasco­sta che aveva il cen­tro in un semi­na­rio alla Lon­don School of Eco­no­mics. A quel tempo la ricerca riflet­teva sull’impasse nel rap­porto tra teo­ria mar­xi­sta e la sini­stra radi­cale inglese. Le matrici cul­tu­rali della rivi­sta erano a quel tempo in gran parte tro­ski­ste, una cor­rente poli­tica che in Inghil­terra ha avuto un ruolo molto più ampio che in altri paesi. Poi c’erano cor­renti della sini­stra labu­ri­sta e di quella libertaria. 

    «Le cata­strofi dell’era That­cher erano die­tro di noi, men­tre il nuovo ciclo delle lotte di Seat­tle non era ancora ini­ziato», ha rac­con­tato Seba­stian Bud­gen, uno dei mem­bri del comi­tato edi­to­riale insieme, tra gli altri, al gram­sciano Peter Tho­mas e allo stu­dioso posto­pe­rai­sta Mat­teo Man­da­rini -. Lo sce­na­rio cul­tu­rale risen­tiva pie­na­mente della rivo­lu­zione neo­li­be­ri­sta che aveva cam­biato segno e dai con­ser­va­tori era pas­sata alla «Terza Via» di Anthony Gid­dens, del «blai­ri­smo» trion­fante, quando il «neo­li­be­ri­smo» diventò la ban­diera del par­tito labu­ri­sta, segnan­done la tra­sfor­ma­zione nel «par­tito dell’estremismo cen­tri­sta», pila­stro di un sistema eco­no­mico alta­mente finanziarizzato. 

    «HM» ha fatto il lavoro della talpa, si è strut­tu­rato e oggi resti­tui­sce un pano­rama ben più ampio e plu­ra­li­stico dove è pos­si­bile con­durre quella che una volta Marx definì l’«impietosa cri­tica di tutto ciò che esi­ste», a par­tire dallo stesso mar­xi­smo. «Lo scopo di una cri­tica mar­xi­sta oggi — affer­mano gli edi­tori della rivi­sta — è offrire un’analisi auto­ri­fles­siva della cono­scenza senza natu­ra­liz­zare o rei­fi­care la sepa­ra­zione tra i suoi set­tori. Que­sta rivi­sta è un forum mar­xi­sta che col­tiva con­tatti inter­na­zio­nali e ospita ricer­che pro­ve­nienti anche da paesi non anglo­foni. è il nostro modo di con­tri­buire alla denun­cia del capi­ta­li­smo in tutto il mondo». 
    Il pro­gramma 

    I cen­tro trenta inter­venti pre­vi­sti nella con­fe­renza romana di «Histo­ri­cal Mate­ria­lism» (da oggi a sabato all’università di Roma Tre, al Csoa La Strada e al cowork Mil­le­piani) sono stati sele­zio­nati a par­tire da una «call for paper». I rela­tori hanno inviato a giu­gno scorso i temi e gli abstract dei loro inter­venti che sono stati suc­ces­si­va­mente sele­zio­nati dal comi­tato orga­niz­za­tore dell’iniziativa e siste­mati in decine di «panel» seguendo i seguenti assi tema­tici: «il mar­xi­smo e la filo­fia: il dibat­tito ita­liano e i suoi effetti inter­na­zio­nali» al quale, tra gli altri par­te­ci­pe­ranno Roberto Finelli e Ric­cardo Bel­lo­fiore. Oli­via Fio­rilli e Renato Busa­rello («Quee­ring Mar­xism», il loro semi­na­rio); Cri­stina Morini e Vale­ria Ribeiro Coros­sacz. Si par­lerà di Marx e Fou­cault (con Elet­tra Sti­milli e San­dro Chi­gnola), di Marx e Spi­noza (con Vit­to­rio Mor­fino). Il filo­sofo Paolo Virno pre­sie­derà una ses­sione sabato dove si par­lerà di «mar­xi­smo e con­ti­nuità capitalistiche». 

    Il secondo asse tema­tivo è «Il nuovo disor­dine mon­diale: crisi, con­flitti, tra­sfor­ma­zioni delle lotte di classe». In que­sto qua­dro sabato al «Mil­le­piani» in via Nicolò Ode­rosi terrà la con­fe­renza su «Rivo­lu­zione e restau­ra­zione» con il filo­sofo e sena­tore del par­tito demo­cra­tico Mario Tronti, Gia­como Mar­ra­mao, Ste­fano Azzarà e Ida Domi­n­jianni. Non man­cherà una rifles­sione sulla cate­go­ria gram­sciana di «rivo­lu­zione pas­siva», par­ti­co­lar­mente utile per spie­gare il titolo della con­fe­renza «Rivo­lu­zione e restau­ra­zione». La discus­sione è affi­data a Pasquale Voza oggi nell’aula 26 di Roma Tre in un panel coor­di­nato dall’euro-deputata de «L’altra Europa con Tsi­pras» Eleo­nora Forenza. 

    Il terzo asse tema­tico è quello del «diritto alla città», un con­cetto pro­po­sto dal geo­grafo David Har­vey e assunto nel pen­siero cri­tico. Si pre­vede tra gli altri un semi­na­rio sull’«economia urbana» con un inter­vento di Maria Rosa­ria Marella e Daniela Festa sulla «sha­ring eco­nomy». L’ultimo asse è quello dei «poteri, forme orga­niz­za­tive e nuove isti­tu­zioni» che pre­senta tra l’altro un incon­tro con Ales­san­dro Arienzo, Paolo Napoli e Pie­ran­gelo Schiera sul tema «Isti­tu­zioni e gover­nance» (domani) e un incon­tro con Giu­seppe Alle­gri e Giu­seppe Bron­zini che riflet­te­ranno sui con­flitti e le forme della poli­tica nell’Europa tede­sca. Il pro­gramma com­pleto, com­pren­sivo di orari e date, è su: hmro​me2015​.word​press​.com.


    Alberto Toscano: «Historical Materialism, uno spazio pubblico che si apre al mondo» 
    Intervista. Tra crisi del liberismo e afasia della sinistra, l’incontro e il confronto tra diverse tradizioni teoriche marxiste, il pensiero critico e radicale
    Roberto Ciccarelli ROMA 16.9.2015
    «Histo­ri­cal Mate­ria­lism è una rivi­sta con una genesi molto bri­tan­nica, e par­ti­co­lar­mente inglese – rac­conta Alberto Toscano, filo­sofo e docente alla Gold­smi­ths Uni­ver­sity di Lon­dra, mem­bro del comi­tato edi­to­riale di Histo­ri­cal Mate­ria­lism, la rivi­sta da cui è nata anche la con­fe­renza annuale di cul­tura mar­xi­sta che si svolge a Roma da oggi – Con il tempo il pro­getto è diven­tata uno spa­zio plu­rale e ete­ro­ge­neo dove si con­fron­tano gli studi gram­sciani, il post-operaismo e molti altri filoni. Ciò che mi sem­bra impor­tante è che HM abbia creato uno spa­zio di ela­bo­ra­zione teo­rica e di ricerca a livello mon­diale. Oggi le con­fe­renze sono orga­niz­zate dal Canada all’India, da Lon­dra all’Australia e gli Stati Uniti». Alberto Toscano inse­gna alla Gold­smi­ths Uni­ver­sity di Londra 

    Com’è nata la scelta di por­tare la con­fe­renza a Roma?
    La con­fe­renza deriva fon­da­men­tal­mente da legami orga­nici che abbiamo col­ti­vato negli ultimi dieci anni con stu­diosi come Vit­to­rio Mor­fino o Ric­cardo Bel­lo­fiore e molti altri. Hanno par­te­ci­pato alla con­fe­renza di Lon­dra e hanno matu­rato l’interesse di orga­niz­zarne una in Ita­lia. Nella stessa maniera si sono svi­lup­pate le altre nel mondo. Non siamo noi a espor­tare un modello, ma sono i ricer­ca­tori ad usarlo per creare spazi di dibat­tito nei loro paesi. 

    Insieme a Lorenzo Chiesa, lei ha curato «The Ita­lian Dif­fe­rence», un libro che ha anti­ci­pato l’attuale dibat­tito sul pen­siero poli­tico ita­liano. In che modo ha influito nel dibat­tito mar­xi­sta inter­na­zio­nale?
    L’operaismo, gli studi su Gram­sci, il fem­mi­ni­smo ita­liano sono stati impor­tanti nel mondo anglo­fono. Noi ci siamo aperti ai dibat­titi su razza e raz­zi­smo o il post-colonialismo. Cer­chiamo di inter­na­zio­na­liz­zare il dibat­tito mar­xi­sta, in senso auto­cri­tico, pun­tando molto sulla par­te­ci­pa­zione dei ricer­ca­tori dall’Asia o dall’America Latina, in una pro­spet­tiva non legata solo alle sin­gole realtà nazio­nali e al mar­xi­smo acca­de­mico anglo­fono. Ci pen­siamo come uno snodo di un dibat­tito teo­rico e mili­tante, ricco di rivi­ste come «Jaco­bin Mag» negli Usa e di molte altre nel resto del mondo. 

    Lei lavora e inse­gna da molti anni in Inghil­terra. Come spiega la vit­to­ria di Cor­byn alle pri­ma­rie del par­tito labu­ri­sta?
    La situa­zione è sin­go­lare. La sua è stata una vit­to­ria ina­spet­tata che sta creando una situa­zione ano­mala. Per anni nella sfera pub­blica inglese è stata negata la pre­senza delle posi­zioni più deci­sa­mente di sini­stra, can­cel­late dall’esperienza di Blair e del New Labour. I rap­porti tra la sini­stra intel­let­tuale inglese e il par­tito labu­ri­sta sono stati quasi nulli per vent’anni. È un momento molto inte­res­sante, anche per­ché nasce dopo il riflusso dei movi­menti con­tro l’austerità e con­tro le tasse universitarie. 

    Dal punto di vista poli­tico e cul­tu­rale, di cosa è espres­sione que­sta vit­to­ria?
    Cor­byn è il risul­tato di una cre­scita dell’intollerabilità dell’austerità e delle lotte con­tro la pri­va­tiz­za­zione dell’università, ma non è l’espressione di una fase ascen­dente. Come Pode­mos o Syri­zia, il suo è un ten­ta­tivo di rispon­dere a un riflusso dei movi­menti con una scom­messa assai impro­ba­bile: risol­vere que­sti pro­blemi a livello della poli­tica dei par­titi, pro­prio quel livello da cui i più gio­vani dif­fi­dano al mas­simo. È un feno­meno per certi aspetti para­dos­sale. Per durare fino al 2020 sarà neces­sa­rio inven­tare dina­mi­che che non pas­sino solo dalle solite cin­ghie di tra­smis­sione dei sin­da­cati. La loro sfida è rein­ven­tare le sezioni di par­tito e bloc­care il ten­ta­tivo di restau­rare il «par­tito del cen­tro estremo» come lo chiama Tariq Ali. 

    Per ripren­dere il tema della con­fe­renza romana, come si creano pra­ti­che rivo­lu­zio­na­rie in un qua­dro euro­peo di chiara restau­ra­zione poli­tica e cul­tu­rale?
    La situa­zione che si è creata in Spa­gna, Gre­cia o Inghil­terra è il rico­no­sci­mento dei limiti su quanto i movi­menti pos­sano inci­dere sulle realtà isti­tu­zio­nale ed eco­no­mica. È anche inte­res­sante notare il ruolo delle figure cari­sma­ti­che di Tsi­pras o Igle­sias, nel caso di Cor­byn anti-carismatica, come punto di attra­zione di un anta­go­ni­smo che altri­menti reste­rebbe vagante. Il pro­blema è adesso valu­tare se que­sti feno­meni potranno diven­tare punti di rife­ri­mento di movi­menti dal basso e sociali. In Inghil­terra que­sta è l’unica solu­zione per Cor­byn, lea­der di un enorme par­tito di oppo­si­zione in una delle più grandi eco­no­mie del mondo. Dovrà man­dare avanti una lotta discor­siva in un par­tito che gli è aper­ta­mente ostile.

    1 commento:

    Anonimo ha detto...

    poi pubblica il video su youtube