Falso movimento: sette anni di rivoluzione passiva, sette anni politicamente perduti
Non di tradimento bisogna parlare a proposito di Tsipras ma di una sconfitta annunciata di fronte a rapporti di forza impietosi e dell'incapacità politica di gestirla. Il tradizionale trasformismo di casa nostra si è ormai proiettato su scala continentale e fa della sinistra europea un pezzo della rivoluzione passiva in Occidente.
di Stefano G. Azzarà, La Città Futura, 6 settembre 2015
Da Prodi a Tsipras, dall'Arcobaleno alla “Syriza italiana”
Grazie alle scelte di Tsipras ci sarebbe ancora la "possibilità di difendere i redditi più bassi e di operare una progressiva resistenza all'applicazione delle parti più regressive del Memorandum”, fino a “riproporre condizioni per un diverso sviluppo", sogna a occhi aperti Alfonso Gianni nel momento in cui il governo greco vara misure draconiane di austerità; "una tre giorni nella prima settimana di novembre, in cui definire in pubblico il profilo di una nuova soggettività unitaria – quella che noi chiamiamo la 'casa comune della sinistra e dei democratici'", annuncia Marco Revelli il giorno dopo l'esplosione di Syriza in almeno tre tronconi. Di fronte a simili prese di posizione il gioco è fin troppo semplice : si confrontino le argomentazioni dei pasdaran di Tsipras oggi con quelle degli ultimi giapponesi del PRC a sostegno di Prodi nel 2008, oppure si rilegga la campagna di “Critica Marxista” a favore della Sinistra Arcobaleno accostandone le tesi a quelle dei fautori della cosiddetta Syriza italiana, e si avrà la misura di come in sette anni non sia cambiata una virgola nel processo di apprendimento della sinistra di casa nostra. Una sinistra che sembra quasi candidarsi a gestire nuovi memorandum e che anche dopo la catastrofe che ne ha cancellato ogni effettualità è preda di un'irresistibile coazione a ripetere gli stessi errori di confusione analitica e subalternità politica.
Restìa ad ogni calcolo razionale dei rapporti di forza ma sempre pronta a issare la bandiera del Principio Speranza, proprio questa sinistra aveva salutato la vittoria di Syriza come l'avvio di una catena di rotture e l'inizio della rivoluzione antiliberista e popolare dell'Altra Europa, dalla Grecia alla Spagna e poi chissà dove. Costretta ad un brusco risveglio, rifiuta adesso di fare i conti con la realtà. E non potendo cantar vittoria troppo a lungo, respinge sdegnata ogni critica, senza però saper assumere una posizione sulle questioni strategiche – prima tra tutte l'euro e il più generale processo di integrazione europea - che sia comprensibile e che risponda alle rilevanti novità politiche intervenute....
Nessun commento:
Posta un commento