Sei parole chiave per accedere alla comprensione del reale. Non alla sua totalità, sia ben chiaro, bensì agli aspetti contraddittori, meglio ambivalenti di un mondo che appare, sostiene la retorica dominante, inintelligibile, perché segnato da una eterna transizione verso un «nuovo» sempre annunciato ma mai davvero divenuto realtà. La rivista «Alfabeta 2» non vuole quindi offrire una interpretazione totalizzante del mondo, ma si propone, appunto, di scegliere campi tematici dove convivono istanze di libertà, ma anche dispositivi — vecchi e nuovi — di oppressione. Per questo ha scelto sei verbi declinati all’infinito per fare incursioni in campi dove si mescolano, oltre alla coppia libertà e oppressione, anche la tensione tra singolare e collettivo. «Amare, Spendere, Giocare, Combattere, Usare e Creare» sono questi i lemmi scelti dalla rivista che andranno a scandire sei puntate televisive che occuperanno una parte del palinsesto serale del canale Rai 5 trasmesso sul digitale terreste (l’inizio è previsto per domenica 11 ottobre, alle 22.30). Le trasmissioni televisive saranno condotte da Andrea Cortellessa, critico letterario e uno degli agit prop di «Alfabeta 2», ma vedranno la partecipazione di gran parte della redazione della rivista, da Nanni Balestrini a Maria Teresa Carbone, Nicolas Martino che intervisteranno filosofi, scrittori, poeti, giornalisti che hanno affrontato, ognuno dal proprio osservatorio, il tema della puntata.
venerdì 9 ottobre 2015
I post-post-operaisti italiani alla conquista della tv di Stato quando purtroppo è già morta
Incursioni in un mondo in perenne transizioneIncontri. La messa in onda di sei parole chiave della rivista «Alfabeta 2». Amare, Spendere, Giocare, Combattere, Usare e Creare. I termini delle trasmissioni che prenderanno il via domenica (22.30) su Rai 5
Benedetto Vecchi il Manifesto 9.10.2015
Sei parole chiave per accedere alla comprensione del reale. Non alla sua totalità, sia ben chiaro, bensì agli aspetti contraddittori, meglio ambivalenti di un mondo che appare, sostiene la retorica dominante, inintelligibile, perché segnato da una eterna transizione verso un «nuovo» sempre annunciato ma mai davvero divenuto realtà. La rivista «Alfabeta 2» non vuole quindi offrire una interpretazione totalizzante del mondo, ma si propone, appunto, di scegliere campi tematici dove convivono istanze di libertà, ma anche dispositivi — vecchi e nuovi — di oppressione. Per questo ha scelto sei verbi declinati all’infinito per fare incursioni in campi dove si mescolano, oltre alla coppia libertà e oppressione, anche la tensione tra singolare e collettivo. «Amare, Spendere, Giocare, Combattere, Usare e Creare» sono questi i lemmi scelti dalla rivista che andranno a scandire sei puntate televisive che occuperanno una parte del palinsesto serale del canale Rai 5 trasmesso sul digitale terreste (l’inizio è previsto per domenica 11 ottobre, alle 22.30). Le trasmissioni televisive saranno condotte da Andrea Cortellessa, critico letterario e uno degli agit prop di «Alfabeta 2», ma vedranno la partecipazione di gran parte della redazione della rivista, da Nanni Balestrini a Maria Teresa Carbone, Nicolas Martino che intervisteranno filosofi, scrittori, poeti, giornalisti che hanno affrontato, ognuno dal proprio osservatorio, il tema della puntata.
Sei parole chiave per accedere alla comprensione del reale. Non alla sua totalità, sia ben chiaro, bensì agli aspetti contraddittori, meglio ambivalenti di un mondo che appare, sostiene la retorica dominante, inintelligibile, perché segnato da una eterna transizione verso un «nuovo» sempre annunciato ma mai davvero divenuto realtà. La rivista «Alfabeta 2» non vuole quindi offrire una interpretazione totalizzante del mondo, ma si propone, appunto, di scegliere campi tematici dove convivono istanze di libertà, ma anche dispositivi — vecchi e nuovi — di oppressione. Per questo ha scelto sei verbi declinati all’infinito per fare incursioni in campi dove si mescolano, oltre alla coppia libertà e oppressione, anche la tensione tra singolare e collettivo. «Amare, Spendere, Giocare, Combattere, Usare e Creare» sono questi i lemmi scelti dalla rivista che andranno a scandire sei puntate televisive che occuperanno una parte del palinsesto serale del canale Rai 5 trasmesso sul digitale terreste (l’inizio è previsto per domenica 11 ottobre, alle 22.30). Le trasmissioni televisive saranno condotte da Andrea Cortellessa, critico letterario e uno degli agit prop di «Alfabeta 2», ma vedranno la partecipazione di gran parte della redazione della rivista, da Nanni Balestrini a Maria Teresa Carbone, Nicolas Martino che intervisteranno filosofi, scrittori, poeti, giornalisti che hanno affrontato, ognuno dal proprio osservatorio, il tema della puntata.
Uno degli elementi che emerge dai materiali — su carta, audio e girati — è che ognuno dei temi può essere scandito dagli altri. Dentro l’amore, infatti, ci si spende, si gioca, si combatte, si usa e si crea. Amare, infatti, significa spendere le proprie energie, il proprio tempo. Ma si gioca, anche, il complesso e sempre avvincente duello dove desiderio, riconoscimento, identità sono le armi indispensabili per quell’incontro con l’altro o l’altra, cioè l’unica misura della propria singolarità. Dunque si può anche combattere, oppure usare l’altro. Oppure creare una relazione, un figlio o una figlia.
E solo un esempio di come ogni termine racchiuda gli altri. L’operazione però non è solo metalinguistica. Gli autori delle puntate voglio anche registrare cosa è cambiato in ognuno dei campi individuati.
Sull’amore il punto di partenza è la crisi della coppia tradizionale, meglio dei tradizionali ruoli che vede un maschio dominante e una donna subalterna. E se Luisa Muraro può illustrare gli effetti di lunga durata dell’affermazione della libertà femminile, Massimo Recalcati non può che registrare e narrare come l’implosione della coppia alterna gioia, ma anche sofferenza. E di come l’amore sia anche una componente del rapporto tra madri e figli e padri e figlio. E se la cronaca non fosse impregnata anche di banalità, un fattore è emerso finalmente dalla clandestinità è che amore non è legato solo alla dimensione eterosessuale, bensì vede protagonisti due maschi o due donne. A parlare di tutto ciò gli scrittori e scrittrici Walter Siti, Aldo Nove, Rossana Campo, Gilda Policastro, oltre i già ricordati Luisa Muraro e Massimo Recalcati.
La puntata sullo «spendere» prende invece atto della pulsione più o meno indotta al consumo. E di come la crisi economica abbia compresso sicuramente i consumi, ma alimentato invece almeno tre vie di fuga dal progressivo impoverimento individuale e collettivo, almeno nel Nord del pianeta. Da una parte, la scelta dell’indebitamento. Per mantenere lo stesso stile di vita, uomini e donne hanno accumulato debiti, facendo delineare all’orizzonte la strana, ricattabile figura dell’«uomo indebitato». Di questo parleranno sicuramente gli economisti Andrea Fumagalli, Lelio Demichelis e la filosofa Elettra Stimilli. L’altra via di fuga sono forme antiche e modernissime di mutuo soccorso. E dalla loro diffusione che la riflessione di Toni Negri parte per affrontare che la crisi mette al centro della scena quel «comune» prodotto da uomini e donne divenuto un rovello politico visto che il potere costituito punta, in una dinamica just in time, a creare le condizioni per una sua espropriazione da parte delle imprese.
La terza puntata, quella sul «giocare», ha una matassa da dipanare molto ingarbugliata. Ci sono molti risvolti, che vanno da chi propone una concezione del lavoro come gioco a chi guarda all’industria del gioco come un settore economico che fa leva sui desideri di affermazioni, di riscatto, ma anche di fuga da un’esistenza sempre più scandita dalla precarietà.
Il lavoro come gioco è parte integrante dell’attitudine hacker in Rete. La dimensione ludica dell’essere connessi, di cooperare, di sviluppare un buon software — o una facile app — viene contrapposta al lavoro di routine, standardizzato che caratterizzava la società industriale. Il risvolto gioioso emerge anche, ad esempio, nella progettazione dei templi del gioco (i casinò) o le macchinette mangia soldi che ormai sono diventate presenza familiare anche in Italia. Chi progetta gli spazi, ma anche le interfacce grafiche delle macchinette, fa di tutto per rendere gli ambienti confortevoli, al fine di non stancare i giocatori o a distrarli. Giocare deve rimanere un’attività piacevole, anche quando si perdono soldi con la conseguente crescita dell’indebitamento individuale.
Alfabeta”va in tv “Parliamo della cultura non ridotta a merce”
Intervista a Nanni Balestrini, autore con Andrea Cortellessa e Maria Teresa Carbone di un ciclo in sei puntate in onda da domani su Rai 5
STEFANIA PARMEGGIANI Repubblica 10 10 2015
Vogliamo portare alla luce le contraddizioni del presente, opporci alla deriva di una cultura anestetizzata, piatta, ridotta a merce da supermercato». Lo scrittore Nanni Balestrini racconta Alfabeta , il nuovo programma di informazione culturale, che da domani per sei puntate andrà in onda su Rai5 alle 22.30. Lo spirito è quello della storica rivista da cui prende il nome e della quale condivide il comitato di indirizzo composto da Umberto Eco, Paolo Fabbri e Angelo Guglielmi. Gli autori, oltre a Balestrini anche Maria Teresa Carbone e Andrea Cortellessa, hanno scelto sei verbi cardine dell’esistenza umana - amare, combattere, creare, giocare, spendere, usare - uno per ogni puntata, da declinare grazie a critici e intellettuali che su quel soggetto hanno lavorato. Tra gli altri Luisa Muraro, Massimo Recalcati, Achille Bonito Oliva, Carolyn Christov-Bakargiev, Marc Augé, Toni Negri, Walter Siti…
Balestrini, qual è il legame tra la rivista “Alfabeta” e la trasmissione che sta per andare in onda?
«È un rapporto di continuità. Alfabeta era stata fondata per riordinare le questioni culturali dopo i tumultuosi anni Settanta. Esaurito il suo compito, è stata chiusa. È rinata come Alfabeta2 cinque anni fa, dopo che nel periodo berlusconiano la situazione, nel campo della cultura ma anche della politica e della morale, era degenerata a tal punto che gli intellettuali non potevano restare alla finestra. Inizialmente ci siamo rivolti alla carta, poi ad altri media, al web e adesso alla televisione».
Continuano gli anni difficili?
«Viviamo in un’epoca di passaggio, è come se un velo di fumo offuscasse la nostra visione del mondo, impedisse alle contraddizioni di emergere».
E voi, come intendete portarle alla luce?
«In ogni puntata il conduttore Andrea Cortellessa dialoga con autori e intellettuali. Li invita a riflettere sulla fine dell’amore romantico o sul passaggio dalla società del possesso a quella dell’utilizzo, sul nuovo capitalismo o sul gioco che ha invaso la sfera dell’utile. Non in studio, ma in luoghi che sono tutto fuorché scenari neutri. Ad esempio alcune parti della puntata “combattere” sono ambientate nei cimiteri di guerra di Anzio. Agli incontri si alternano letture di testi narrativi e poetici, opere di video arte, documentari...».
Alcuni di questi materiali sembrano incongruenti.
Prendiamo la puntata di domani, quella in cui declinate il verbo amare. I contributi video sono tratti dalle opere di Sylvain George, un autore che di solito viene citato quando si parla di immigrazione, di non luoghi, diconfini… «Abbiamo cercato di creare dei contrasti, dei rimbalzi. Le incursioni poetiche o narrative, così come il materiale video, spesso non hanno una diretta connessione con quello di cui stiamo parlando, ma esportano sul piano dell’immaginario quello che vogliamo discutere. Il punto è che non ci interessa mettere in vetrina quello che ci piace, ma rimettere in movimento le idee, compiere un viaggio di esplorazione critica del nostro tempo».
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