martedì 27 ottobre 2015
Il complicato mestiere del dissidente filo-americano nel Terzo millennio
Rossana Miranda: Dissidenza 2.0. La resistenza dei blogger da Cuba alla Cina, edizioni Eir
Risvolto
Giovani, casalinghe, giornalisti, scrittori o semplicemente cittadini indignati.
Sono i blogger della nuova dissidenza in
rete, uomini e donne che si sono impegnati con le loro idee nel
denunciare e cambiare i sistemi politici e sociali nei quali vivono.
Consapevoli dei rischi che comporta
opporsi a dei regimi, spesso tra i più feroci del mondo, e pronti a
tutto per opporsi a qualsiasi voce dissonante, i blogger non si lasciano
intimidire e prendono in mano le loro armi: le parole.
Dall'isola di Cuba fino alla Cina,
passando per i Paesi arabi, la Russia, l'Iran e l'Asia centrale, oggi la
resistenza politica è on line. E si fa sentire.
Questo libro racconta, per la prima volta, le storie di vita dei protagonisti della Dissidenza 2.0.
La resistenza culturale che abbiamo dimenticato
di Pierluigi Battista Corriere 26.10.15
Molti libri si assomigliano non solo per la trama in cui si articolano,
ma per lo spirito di cui sono pervasi, per l’atmosfera in cui respirano.
Se si legge Proust a Gryazovec di Józef Czapski (appena pubblicato in
Italia da Adelphi) è difficile restare indifferente all’immagine dei
detenuti polacchi del gulag di Gryazovec che resistono all’annientamento
fisico e spirituale aggrappandosi disperatamente alla letteratura,
abbeverandosi alle parole del loro compagno che nelle condizioni più
disumane recita per loro interi brani imparati a memoria della Recherche
proustiana, il romanzo ovviamente messo all’indice dagli aguzzini
culturali del totalitarismo sovietico. Una trincea mentale. L’ultimo
baluardo d’umanità che resiste nelle teste e nei cuori delle vittime di
un sistema mostruosamente oppressivo. Lo stesso stringersi attorno alla
forza di un libro, anche nelle condizioni più estreme di abbrutimento e
di umiliazione, che si ritrova in una capolavoro come Leggere Lolita a
Teheran di Azar Nafisi, dove lei, l’insegnante messa al bando nel
Medioevo khomeinista, e le sue studentesse più sensibili, riescono a
riunirsi nelle loro case, dopo aver eluso la sorveglianza degli
energumeni barbuti che lapidano le donne, per commentare libri proibiti e
indossare abiti vietati: il libro come rifugio estremo di libertà. Lo
stesso rifugio in cui riescono a rintanarsi i due giovani musicisti
cinesi che in Balzac e la piccola sarta di Dai Sijie sfuggono alla
vigilanza dei carcerieri maoisti, prima riuscendo a suonare Mozart con
un violino risparmiato dalla distruzione delle Guardie Rosse («Mozart
pensa al presidente Mao», dicono per raggirare i loro carnefici), poi
trovando una piccola biblioteca nascosta dove fuggire con i testi di
Balzac.
Una resistenza culturale, un eroismo dei libri che noi, nell’Occidente
stanco della sua stessa libertà non riusciamo più a provare. A noi non
importa più nulla che, come si legge in un documentatissimo libro di
Rossana Miranda, Dissidenza 2.0 (edizioni Eir), in tantissimi Paesi i
blogger, o semplicemente, gli imprudenti che osano pubblicare su
Facebook o Twitter pensieri non conformi agli imperativi dei loro
regimi, siano sottoposti a torture o addirittura condannati a morte, in
Arabia Saudita come in Iran. Siamo superiori, siamo acrobati del
realismo politico. Facciamo alleanza con i peggiori tiranni. Quelli che
leggono di nascosto Proust nei lager, se la vedano loro. Se la sono
cercata, no?
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