martedì 13 ottobre 2015
La Syriza italiana non è ancora nata e già litiga sulle alleanze con il PD
Alla
riunione di ieri non arriva l'accordo. Lunedì un nuovo tentativo. Il
Nazareno benedice i gazebo. Pisapia: sono indispensabili. Il «nuovo
soggetto» ora va a caccia della quadra unitaria
di Daniela Preziosi il manifesto 13.10.15
I fatti. Ieri mattina in una sala della camera si sono messi
intorno a un tavolo molti dei protagonisti della sinistra-sinistra
italiana. Sel, Prc, Altra europa con Tsipras, Stefano Fassina, Sergio
Cofferati, Possibile (ma Pippo Civati non si è visto), i ’giovani’ di
Act. La riunione non è segreta, visto il numero dei partecipanti, ma è
per così dire ’riservata’. Alla fine, le ricostruzioni sono molto
diverse, spesso persino opposte. Dunque la quadra non c’è. Almeno per
ora.
Quello su cui il tavolo si divide è, a prima vista, la vicenda
delle amministrative milanesi di primavera. Venerdì scorso il sindaco
Giuliano Pisapia ha visto i vertici di Sel e subito dopo il premier
Renzi al quale ha chiesto rassicurazioni sulle primarie ambrosiane. Si
faranno, gli avrebbe promesso Renzi, e lo stesso Pisapia ne sarà i’padre
nobile’. A Milano Sel fino a qui ha guidato la coalizione e non ha
alcuna intenzione di rompere l’alleanza almeno finché valori e programmi
restano gli stessi della giunta in carica. I gazebo si apriranno il 7
febbraio. I candidati per ora sono Emanuele Fiano e Pierfrancesco
Majorino (il primo renziano, il secondo ex civatiano), ma circolano
anche i nomi del commissario dell’Expo Giuseppe Sala e della vicesindaco
Francesca Balzani. «Si partecipa, poi vinca il migliore», è la sentenza
di Pisapia. E va anche detto che una scelta diversa comporterebbe una
rottura nella Sel lombarda. Ma Rifondazione, Civati e l’Altra Europa non
ci stanno: mai con il Pd di Renzi, è la tesi, niente primarie e niente
alleanze, la nuova cosa rossa deve nascere in autonomia e
contrapposizione ai dem di ogni latitudine. Meno tranchant è Fassina,
almeno a proposito della città lombarda. In sostanza: nessun regalo a
Renzi, se vorrà rompere con Pisapia e sinistra se ne assuma lui la
responsabilità.
Ma può partire un processo unitario gauchiste che
però al primo appuntamento elettorale si presenta spappolato in alcune
città importanti, come è successo alle scorse regionali e via indietro
nel tempo, riproiettando il film ’rosso’ degli ultimi vent’anni?
«Possiamo lanciare il nuovo brand e associarlo subito alle vecchie
divisioni?», si chiede uno dei partecipanti. Ma da Sel si rovescia la
domanda: la ’cosa rossa’ deve nascere con la pregiudiziale anti-Pd dalle
Alpi all’Etna, per editto centrale, oppure i militanti delle singole
città possono avere voce in capitolo su come votare?
La soluzione ci
sarebbe. Forse. Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel, presente alla
riunione insieme al capogruppo alla camera Arturo Scotto, la propone:
«Lasciamo da parte il vincolo automatico del no al Pd sempre e comunque.
Mettiamo Milano fra parentesi». Insomma, il modello ’Pastorino’ (quello
che alle primarie liguri ha sfiorato il 10 per cento) sarebbe la
’linea’. E Milano l’unica eccezione. Che però potrebbe essere fatale:
c’è chi preme perché lì scenda in campo lo stesso Civati — che nega -,
in ogni caso finirebbe in una guerra fratricida. Che non è un bel
vedere.
E poi di eccezioni forse ce n’è qualcun’altra. Roma, per
esempio. In questi giorni la Sel romana ha rischiato di fare la parte
dell’ultimo giapponese del sindaco Marino soprattutto per non sfasciare
definitivamente la coalizione, con il rischio di mandare in crisi anche
la regione Lazio, dove invece il rapporto con il presidente Nicola
Zingaretti è solido. Poi c’è Cagliari: il sindaco Zedda, anche lui di
Sel, probabilmente sarà confermato senza primarie e in alleanza con il
Pd. A Torino invece tutta la sinistra sembra decisa a trovare un
candidato comune (in questo caso Sel romperebbe con Fassino della cui
maggioranza fa parte). A Napoli l’accordo di Sel con De Magistris per il
prossimo turno è cosa fatta. E anche a Bologna la coalizione di
centrosinistra è in via di dissoluzione. È di ieri l’autosospensione dei
vendoliani dalla maggioranza dopo le tensioni con il sindaco Merola su
un’occupazione di una sede lgbt.
Nella sinistra-sinistra c’è chi
vuole andare avanti comunque con i gruppi unitari alle camere (Sel,
Fassina) con tanti saluti a chi non ci sta; e chi invece frena (Civati).
Ma questa sarebbe un’altra storia. Intanto la riunione della cosa rossa
è aggiornata al prossimo lunedì. Anche se fra una settimana la
situazione sarà la stessa di ieri. La differenza la potrebbe fare solo
il Nazareno: decidendo d’imperio di rompere tutte le coalizioni di
centrosinistra. Ma Renzi lo sa. E infatti nel week end ha confermato le
primarie a Milano e Roma. Le divisioni a sinistra sono il suo vecchio
film western preferito. Perché mai dovrebbe interromperlo prima del the
end , alla fine secondo tempo?
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