giovedì 8 ottobre 2015

Miti della sinistra italiana 2. A qualcuno piace greco o spagnolo ma a qualcun altro continua a piacere tedesco

L’altra faccia della Germania
Gesù, manna focu... [SGA].

Alessandro Somma: L’altra faccia della Germania. Sini­stra e demo­cra­zia eco­no­mica nelle maglie del neo­li­be­ra­li­smo, DeriveApprodi

Risvolto
Con i governi presieduti da Gerhard SchrAöder, a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, la sinistra storica tedesca ha realizzato la stessa svolta neoliberale che oggi la Germania impone come punto di riferimento per le politiche di integrazione europea. Questo ha segnato la fine dei Socialdemocratici, decimati dagli elettori e condannati all’opposizione o in alternativa a governare in coalizione con Angela Merkel. È stato però anche l’inizio di nuovi esperimenti a sinistra, quelli che hanno portato alla nascita della Linke: una formazione capace di riscuotere un certo successo con un programma che include democrazia economica e superamento del capitalismo. Una sinistra capace di riflessioni e pratiche politiche innovative quanto al rapporto tra partiti, sindacati e movimenti.
Il volume ricostruisce queste vicende, utili a comprendere i termini dell’attuale crisi nella costruzione dell’unità europea, oltre all’involuzione neoliberale della sinistra storica. Il tutto sullo sfondo del dibattito attorno alla coalizione sociale proposta dalla Fiom in Italia, che dalla recente storia tedesca trova spunti non meno interessanti di quelli riconducibili alle vicende greca e spagnola.

Quella fragile diga alla marea liberista 

Saggi. «L’altra faccia della Germania» di Alessandro Somma per DeriveApprodi. L’incontro tra eredi del partito comunista della Rdt, movimenti e socialdemocratici critici. Analisi del processo che ha portato alla formazione di una nuova sinistra tedesca 

Jacopo Rosatelli  Manifesto 8.10.2015
La recente sto­ria tede­sca ed euro­pea può essere fatta comin­ciare da una data che, ai più, non dice asso­lu­ta­mente nulla: l’11 marzo 1999. È il giorno in cui il mini­stro tede­sco delle finanze, non­ché segre­ta­rio della Spd, Oskar Lafon­taine, abban­dona all’improvviso ogni inca­rico dopo appena sei mesi dall’insediamento del nuovo governo della coa­li­zione «rosso-verde» gui­data dal can­cel­liere Gerhard Schrö­der. Un gesto sul quale Lafon­taine non offrì, per molti mesi, alcuna spiegazione. 

Ciò che era acca­duto fu chiaro poi: all’interno del governo si era con­su­mata una bat­ta­glia di potere – la bat­ta­glia di potere – che aveva sciolto ogni ambi­guità sull’indirizzo poli­tico da seguire. A vin­cere fu il can­cel­liere con­tro il mini­stro, e cioè la linea che ha con­dotto all’attuale Europa a pre­do­mi­nio ger­ma­nico: pri­mato dell’export tede­sco, ridu­zione dello stato sociale, auste­rità. Senza dimen­ti­care le guerre uma­ni­ta­rie (i bom­bar­da­menti della Ser­bia comin­cia­rono meno di due set­ti­mane dopo). La «grande coa­li­zione» che governa a Bru­xel­les e Ber­lino nac­que, di fatto, già allora: Angela Mer­kel può ben dirsi con­ti­nua­trice dell’opera del predecessore. 

Una scon­fitta, non una disfatta 

La scon­fitta del Lafon­taine mini­stro e lea­der Spd ha signi­fi­cato la defi­ni­tiva chiu­sura di ogni pos­si­bi­lità che la social­de­mo­cra­zia euro­pea di ini­zio secolo assu­messe, di con­certo con le orga­niz­za­zioni sin­da­cali, un ruolo di con­tra­sto all’affermazione dell’egemonia libe­ri­sta inter­na­zio­nale. Toccò al «movi­mento dei movi­menti», fuori e con­tro le social­de­mo­cra­zie, pro­varci: da Seat­tle a Porto Ale­gre, pas­sando per Genova e Firenze. Un movi­mento che in parte cercò, e tal­volta trovò, sponde nelle forze poli­ti­che isti­tu­zio­nali «a sini­stra della social­de­mo­cra­zia». Delle quali è rima­sto ben poco in Ita­lia, non così altrove: in par­ti­co­lare, in Germania. 
Alla vicenda della sini­stra di alter­na­tiva nella Repub­blica fede­rale Ales­san­dro Somma dedica L’altra fac­cia della Ger­ma­nia. Sini­stra e demo­cra­zia eco­no­mica nelle maglie del neo­li­be­ra­li­smo (Derive Approdi, pp. 192, euro 13), un testo assai utile non solo per cono­scere meglio le ori­gini del par­tito Die Linke, ma anche come con­trap­punto alle dif­fuse nar­ra­zioni apo­lo­ge­ti­che del cosid­detto «modello tede­sco». Una sto­ria, quella del prin­ci­pale par­tito di oppo­si­zione nella Ger­ma­nia della grosse Koa­li­tion, che di fatto comin­cia pro­prio quell’11 marzo ‘99: una rot­tura che non signi­ficò una disfatta, ma l’inizio di un per­corso poli­tico ine­dito, che portò all’incontro fra i set­tori cri­tici della Spd e quel par­tito del socia­li­smo demo­cra­tico (Pds) erede del partito-stato della Rdt, la cui pre­senza con­ti­nuava a limi­tarsi alla sola Ger­ma­nia orien­tale. Un incon­tro tutt’altro facile e senza con­trad­di­zioni, come mostra effi­ca­ce­mente l’autore, ma che ha dato i suoi frutti, ponen­dosi quale voce di quella parte di Paese sacri­fi­cata dai governi sull’altare delle «riforme» che hanno «con­so­li­dato e svi­lup­pato una poli­tica di redi­stri­bu­zione delle risorse dal basso verso l’alto». 
Fra i meriti del libro illu­strare, in modo chiaro e sin­te­tico, il com­plesso di tali prov­ve­di­menti, dalle ridu­zioni delle ali­quote fiscali all’introduzione dei Mini­job, dalla dra­stica ridu­zione dell’indennità di disoc­cu­pa­zione al nuovo sistema di «red­dito di esi­stenza» fon­dato su con­trollo pater­na­li­stico e disci­pli­na­mento. Ulte­riore virtù del sag­gio sta nel mostrare come al pro­ce­dere di que­ste «riforme» si sia intrec­ciata, fra il 2000 e il 2005, la resi­stenza dei movi­menti anti-liberisti nati su impulso di strut­ture sin­da­cali, atti­vi­sti alter­mon­dia­li­sti e mili­tanti social­de­mo­cra­tici che segui­rono Lafon­taine: un «mosaico di sini­stra» che assunse poi la forma della «Alter­na­tiva elet­to­rale Lavoro e Giu­sti­zia sociale» (Wasg nella sigla in tede­sco), la «gamba occi­den­tale» della Linke, nata for­mal­mente nel giu­gno 2007. 

Un mosaico in movimento 

La nuova sini­stra tede­sca emerge dun­que da un ciclo di lotte che, pur non essendo stato in grado di bloc­care l’avanzata neo­li­be­ri­sta, ha pro­dotto effetti dura­turi: nel sistema poli­tico della Repub­blica fede­rale – a est e a ovest – esi­ste ora un par­tito che si auto­de­fi­ni­sce «socia­li­sta», si pro­pone di lot­tare per «supe­rare tutti i rap­porti sociali nei quali per­sone ven­gono sfrut­tate e pri­vate dei loro diritti» ed ela­bora la visione di una «demo­cra­zia eco­no­mica» come alter­na­tiva al neo­li­be­ra­li­smo. Dando voce a lavo­ra­tori e disoc­cu­pati, ma anche ai greci in lotta con­tro le poli­ti­che di auste­rità impo­ste da Ber­lino, tenendo viva la con­sa­pe­vo­lezza circa il ruolo sto­rico che deve assu­mere una Ger­ma­nia cosciente del pro­prio debito con il pas­sato. Ben più impor­tante e vin­co­lante dei debiti sovrani con­tratti dalle classi diri­genti degli stati euro­pei periferici. 
Il lavoro di Somma aspira anche a essere, espli­ci­ta­mente, «un arric­chi­mento del dibat­tito ita­liano sulla coa­li­zione sociale» e, più in gene­rale, sulla con­fi­gu­ra­zione della (mal­con­cia) sini­stra nel nostro Paese. Cono­scere meglio la Linke, le sue radici e il suo pre­sente, la sua dia­let­tica interna, i dibat­titi e i con­flitti che ne stanno alla base, non può che fare bene: si trova, ad esem­pio, mate­riale utile sul rap­porto fra movi­menti, sin­da­cati, intel­let­tuali e par­titi. C’è da spe­rare che agli attori sulla scena della – spesso deso­lante – sini­stra ita­liana «a sini­stra del Pd» possa inte­res­sare fare tesoro delle espe­rienze di oltre con­fine, quella tede­sca in pri­mis. Qual­che dub­bio, in pro­po­sito, è legittimo. 

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