martedì 6 ottobre 2015

Mondadori-Rcs libri: verso una gigantesca concentrazione editoriale

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Dopo una riunione di cinque ore nel mattino, infatti, il consiglio Rcs ha deciso di riaggiornarsi in serata per approfondimenti e i lavori stanno riprendendo solo in questi minuti 

Luca Romano - il Giornale Mer, 30/09/2015

Mondadori-Rcs, c’è l’accordo Nasce il gigante dei libri 

Con 127,5 milioni Segrate diventa un gruppo da mezzo miliardo di ricavi Resta fuori il 58% di Adelphi che sarà venduto al socio Roberto Calasso 

Luca Fornovo Sampa 5 10 2015
Sarà il più grande editore di libri in Italia, con ricavi per oltre mezzo miliardo di euro e una fetta del 35% del mercato dei libri. Dopo nove mesi di assiduo corteggiamento la Mondadori, guidata dalla presidente Marina Berlusconi, è riuscita a comprarsi per 127,5 milioni di euro tutta la divisione Libri del concorrente Rcs, il gruppo che edita il Corriere della Sera.

In tarda serata c’è stata la firma con cui la Mondadori (che in pancia ha già Einaudi, Piemme, Sperling & Kupfer, Frassinelli e Electa) si porterà a casa una serie di marchi prestigiosi. Oltre a Rizzoli e Rizzoli International Pubblications, Rcs possiede le case Bompiani, Marsilio, Fabbri, Bur, Sonzogno, Etas e tutta la divisione Education. Più un portafoglio di autori di tutto rispetto: Umberto Eco, Andrea De Carlo, Michel Houllebecq. Resta invece fuori il 58% di Adelphi Edizioni, che Rcs cederà al socio Roberto Calasso. In base all’accordo Corriere e Gazzetta dello Sport continueranno a esercitare attività editoriale sui libri collaterali. I 127,5 milioni, messi sul piatto dalla Mondadori, serviranno al gruppo, guidato dall’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, a ridurre parte del debito (526 milioni alla fine di giugno) e a rinsaldare le basi per il rilancio di Rcs attraverso investimenti nello sviluppo del business e il rafforzamento della struttura finanziaria. 

Con quest’operazione la nuova super-Mondadori si ritroverà ad avere il 35% del mercato dei libri trade (comprati in libreria o sul web) e un po’ meno del 25% nel settore scolastico. Per il nuovo colosso si stima un fatturato superiore ai 500 milioni su un mercato italiano, che nel complesso valeva 1,2 miliardi nel 2014.
A dare il via libera all’intesa è stato il consiglio di amministrazione di Rcs e il cda di Mondadori, riuniti nel tardo pomeriggio. Il pagamento sarà in contanti alla fine dell’operazione che verrà perfezionata a seguito delle autorizzazioni dell’Antitrust. Eventuali rischi di sanzione da parte dell’Antitrust saranno a carico di Mondadori. I team guidati da Ernesto Mauri, ad di Mondadori, e Pietro Scott Jovane per Rcs, hanno quindi chiuso il cerchio dopo un negoziato che è in piedi da febbraio. Per Rcs la vendita dei libri rappresenta così la conclusione di un ciclo di risanamento avviato anni fa dall’ad Scott Jovane. 
L’operazione avviene a un prezzo inferiore rispetto alla cifra dei 135 milioni circolata nei giorni scorsi. Ma prevede un meccanismo di aggiustamento del prezzo finale (5 milioni in più o in meno) legato ai risultati di Rcs Libri nel 2015. Non solo. C’è anche un «bonus» per il gruppo Rcs, che scatterà nel 2017, sempre legato ai risultati aziendali e fissato in 2,5 milioni.

E tra gli autori la protesta si è spenta 

Lagioia: “Soffocare l’indipendenza sarebbe antieconomico” 

Mario Baudino 
Non è stata una guerra santa. E ora che nell’editoria italiana si accampa un gruppo di proporzioni mai viste prima, il 35%, fortissimo nella scolastica, fortissimo va da sé – per quel che può importare – nei premi letterari, le voci di protesta si sono talmente affievolite da sfiorare il silenzio. A febbraio, quando la Mondadori aveva formalizzato la sua offerta dopo mesi in cui la notizia già circolava, un folto gruppo di intellettuali guidati da Umberto Eco firmò un appello contro un’acquisizione vista come grave minaccia al pluralismo e alla democrazia.

Il ministro Franceschini manifestò viva preoccupazione, il presidente del Consiglio lo stoppò dichiarandosi pubblicamente neutrale. Forse in altri anni si sarebbero riempite le piazze, o quasi. Lo scontro invece si limitò a vivacchiare sui media (non solo italiani): in realtà è mancato il contraddittorio. Nessuno, intellettuale o scrittore, era disposto a dichiararsi favorevole o neutrale. L’unica che ci ha provato, Sandra Petrignani, racconta ora che le conseguenze di un articolo un po’ beffardo nei confronti di un’indignazione a suo modo di vedere sostanzialmente insincera furono due. «Qualcuno mi telefonò dicendo che era d’accordo ma non si poteva esporre: altri mi tolsero il saluto».

L’impressione generale, mentre trascorrevano i mesi e la lunghissima trattativa andava avanti, era però che salvo le speranze in un verdetto negativo dell’Antitrust, il popolo degli scrittori avesse perso slancio dopo la fiammata iniziale. Mai come in questo caso si è citato poco, in fondo, il nome di Silvio Berlusconi, che del gruppo Mondadori – Einaudi compresa – è il proprietario. Si è parlato di dimensioni e non di caimani. E le aggregazioni sono ormai una costante nell’editoria, settore che ha pochi margini e deve affrontare un costante calo di vendite.
Nel 2002 il gruppo Hachette, in Francia, aveva assorbito la parte editoriale di Vivendi, e anche in quel caso le proteste intellettuali non avevano inciso sull’operazione, né avevano avuto un gran seguito. Vero è che il mercato italiano è più piccolo, e si regge su equilibri più delicati. Gli editori lo sanno bene. Gli scrittori hanno un modo diverso di accostarsi al problema. «In realtà capiamo pochissimo di quanto realmente accade - dichiara Raffaele La Capria, grande saggio delle nostre lettere -. Inoltre gli intellettuali sono sempre più emarginati». Lui firmò il manifesto di Eco. E ora? «Sono preoccupato e contrariato, e so che la mia voce è inascoltata».


È questo il motivo del silenzio? Rassegnazione? O forse qualcosa è davvero cambiato? «Il problema non è una concentrazione un po’ più grande, e non credo che ci saranno pericoli per l’indipendenza delle varie case editrici», osserva Nicola Lagioia, fresco vincitore dello Strega. Lo dice da einaudiano? «Lo dico perché soffocarla sarebbe antieconomico. Dobbiamo chiederci invece se continueranno a farsi concorrenza. Io spero di sì. E questo è l’argomento vero».


Mondadori-Rizzoli, la Borsa dice sì 
Adelphi resta indipendente. Il ministro Franceschini: “Rischi per il delicato mercato dei libri” 

Francesco Spini Stampa 6 ottobre

La super Mondadori che si mangia i libri di Rcs - con l’eccezione di Adelphi che resta indipendente: Roberto Calasso ha esercitato la prelazione sul 58% della sua «creatura» - piace alla Borsa. Rcs Mediagroup, che coi 127,5 milioni dell’incasso riduce il debito e nei prossimi giorni potrà rinegoziare i finanziamenti con le banche, vede i titoli balzare del 5,39%; la casa di Segrate festeggia le «nuove prospettive di crescita», come dichiara l’ad Ernesto Mauri, e sale a Piazza Affari del 2,31%. E dopo le preoccupazioni proferite all’annuncio dell’operazione («sono molto preoccupato», disse Enrico Franceschini a febbraio) anche la politica si rimette alla dura lex del mercato. Certo, il ministro della Cultura a cose fatte conferma il suo pensiero parlando ancora di «rischi per il delicato mercato dei libri». Ma, aggiunge, «il governo non può e non deve intervenire». Rimanda piuttosto all’Antitrust che «secondo la legge» dovrà valutare «come sempre, e nella sua totale indipendenza» l’affare editoriale del secolo.
Dalla Mondadori arriva forte e chiara la soddisfazione («è un’operazione di cui siamo particolarmente orgogliosi») della presidente, Marina Berlusconi. Parla di un affare in cui la casa di Segrate «di cui la mia famiglia è editore da ormai 25 anni» ritorna «a crescere e compie un passo cruciale verso una sempre maggiore solidità». Ma, a parere della potente figlia dell’ex Cavaliere, quello annunciato domenica sera è anche «un investimento sul futuro del nostro Paese e sulla qualità di questo futuro». Il consolidamento? Una tendenza globale e «ancora più necessario» in un mercato costellato di piccoli operatori come quello italiano. «L’acquisizione della Rcs Libri va in questa direzione. Una realtà estremamente significativa del nostro panorama librario resterà in questo modo italiana». Si vedrà in che modo: nei prossimi giorni l’operazione sarà notificata all’Antitrust che avrà 30 giorni per avviare l’istruttoria in cui valutare gli impatti sulla concorrenza di un gruppo, quello di Segrate, che si ritroverà in mano circa il 35% del mercato del libro. 
Cosa potrà succedere? L’autorità, al di là di una improbabile bocciatura, potrebbe dare un via libera pieno all’operazione oppure condizionato, ad esempio, alla cessione di uno o più marchi. Un rischio che Mondadori s’è accollato in pieno, in cambio di uno sconto di 5 milioni sul prezzo originariamente concordato con Rcs.


Il colosso si prepara a invadere la classifica del 2016 
I timori degli agenti letterari, Vigevani: “Resterà un po’ d’autonomia”. Santachiara: “Troppo potere”

Mario Baudino 

Mostro o gigante inevitabile, pericolo o opportunità? Se si va rileggere la classifica di Ttl sui cento libri più venduti del 2014, pubblicata nel gennaio scorso, il day after di Mondadori-Rcs riserva qualche sorpresa, soprattutto se pensiamo al 2016 e alla nuova situazione editoriale. Le classifiche non sono tutto, nascono da un campione pur ampio di librerie, privilegiano la settimana del rilevamento e penalizzano i libri che vendono poco alla volta, e a lungo. E tuttavia sono un’ottima finestra su un mercato che l’anno scorso ha subito i colpi della crisi.
In questo quadro abbastanza grigio, il gruppo Mondadori è largamente in testa: 39 titoli, seguito proprio da Rcs (anche qui, con l’insieme della galassia, da Bompiani a Marsilio - manca curiosamente un titolo Adelphi) con 16, a pari merito con Gems (il Gruppo Mauri Spagnol, presente con Guanda, Longanesi, Salani, Garzanti). Più lontani Feltrinelli (otto titoli) e Sellerio (sette) e piccole case editrici come Il Castoro e E/o, che già vendeva bene la misteriosissima Ferrante. Se poi si contano i punti (cento al primo, gli altri in proporzione) il dominio di Segrate è soverchiante: 1064 contro 476 di Rcs e 438 di Gems. E se le proporzioni dovessero rimanere tali anche a incorporazione avvenuta, nel 2016 il nuovo gruppo potrebbe avere 55 titoli fra i 100 più venduti, una cifra superiore alla somma di tutti gli inseguitori. 
È vero che le percentuali di mercato sono altra cosa (Segrate con Rizzoli libri avrebbe com’è noto il 35 per cento), e che non sempre unendosi si sommano automaticamente i propri consensi, ma è altrettanto vero che questi numeri se confermati sarebbero piuttosto impressionanti. Gli scrittori hanno già avuto modo di preoccuparsi, dei lettori, in assenza di sondaggi, non si sa (e del resto in questo campo le reazioni coincidono con l’acquisto dei libri, dunque bisognerà spettare), gli altri editori preparano le contromosse. Ma gli agenti letterari, tramite ormai quasi imprescindibile fra autori ed editori, devono valutare e muoversi più velocemente. Come affronteranno il gigante? «L’unica cosa certa è che questa acquisizione ha già messo in moto tutta l’editoria», dice Marco Vigevani, alla guida della neonata Italian Literary Agency - nata dall’unione di tre storiche agenzie.
Non è preoccupato: «Questo grande gruppo, per rimanere attivo, deve garantire alle singole componenti un buon tasso di autonomia, editoriale e fino a un certo punto di spesa, proprio come avviene in realtà analoghe all’estero». Lo strapotere non la preoccupa? «A dire la verità quel che preoccupa me ed altri, e non da ieri ovviamente, è la sempre minore autonomia che nelle case editrici viene data agli editor. Succede da tempo, e possiamo chiederci se in un gruppo molto grande non sia ancora maggiore il rischio di “amministrativizzazione”, che mortifica le professionalità con una serie infinita di controlli. È vero che bisogna stare molto attenti ai bilanci. Ma anche ai libri». E a proposito di bilanci, osserva ancora Vigevani, «la Rcs-libri forse poteva proseguire da sola, ma non credo nelle condizioni societarie in cui stava».
Abbraccio inevitabile? Un altro agente importante come Roberto Santachiara non ne è convinto. «In America hanno avuto da ridire sulla fusione Penguin-Random House perché insieme raggiungevano il 26 per cento, meno di quel che faceva il Gruppo Mondadori da solo. Siamo un Paese fatto così. Ora si sta a vedere». Col pugnale tra i denti? «Si riunisce molto potere in poche mani. Dipende da come verrà gestito. Poi le conseguenze potrebbero essere persino favorevoli agli autori italiani». In che senso? «Uno magari si trova in una compagnia troppo numerosa e cerca altrove editori che lo valorizzino». E gli facciano ponti d’oro? «Bisogna averlo, l’oro». Mondazzoli, come i media hanno battezzato l’operazione, resta un osservato speciale. «Sta a loro decidere come usare il potere, che è un obbiettivo problema. Ma non chiamiamoli così, è una parola orrenda, triste. Proporrei Rizzandori, mi suona meglio, ha un che di virile. Che so, fa pensare al Viagra».

Il vero incubo per i "piccoli" è la distribuzione in libreria
Il pericolo per gli "indipendenti" non viene da Mondadori ma dalle avvenute nozze tra chi porta i volumi nei negozi

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