martedì 6 ottobre 2015

Pure Bottai era liberale

Giuseppe Bottai, mio padre. Una biografia privata e politicaMaria Grazia Bottai> Giuseppe Bottai, mio padre, Mursia

Risvolto
Giuseppe Bottai, uno dei più controversi protagonisti del Ventennio, viene raccontato dalla figlia secondogenita che, incrociando ricordi privati a ricerche d'archivio e documenti storici, traccia un ritratto inedito del padre e dell'ambiente in cui visse. Dagli anni del Futurismo all'esperienza della rivista "Critica fascista", passando attraverso il ministero delle Corporazioni e quello dell'Educazione Nazionale, le guerre, la notte del Gran Consiglio e poi l'arresto, la fuga e l'arruolamento nella Legione Straniera, il processo e infine il ritorno in patria, la figlia di Bottai ripercorre la vita del padre restituendone un ritratto privato a tutto tondo e approfondendone via via il ruolo svolto per convincere Mussolini a superare la dittatura e a rompere l'alleanza con Hitler. Sullo sfondo una galleria di personaggi storici che frequentavano casa Bottai, da Filippo Tommaso Marinetti a Curzio Malaparte, da Luigi Federzoni a Margherita Sarfatti, colti in momenti non ufficiali. 

Non riuscì a dare al regime uno slancio rivoluzionario, e si sentiva colpevole. Non gli fu mai perdonata l'applicazione delle leggi razziali nelle scuole


Bottai liberale? Andiamoci piano 

5 ott 2015  Corriere della Sera di Antonio Carioti © RIPRODUZIONE RISERVATA 

Avviene a volte che i figli dei leader politici si sentano trascurati e sviluppino un rapporto difficile con la figura di chi li ha messi al mondo, ma non è certo il caso di Maria Grazia Bottai. Il suo libro Giuseppe Bottai, mio padre (Mursia) trabocca d’affetto verso la figura del gerarca fascista e lo difende a tutto campo, con evidenti esagerazioni. 
Senza dubbio l’uomo aveva doti notevoli, amava la cultura e l’Italia, capì prima di altri (ma sempre tardi) che il regime aveva imboccato una china disastrosa. E il suo arruolamento nella Legione straniera ne dimostra il coraggio personale. Tuttavia non si può certo dire che Bottai fosse un «fascista liberaldemocratico rimasto nella dittatura per limitarla», visto che anzi, come ministro dell’Educazione nazionale, gestì direttamente per molti anni, fino al 1943, l’indottrinamento sistematico degli italiani attuato dal regime. Ed è altrettanto infondata la tesi che all’Italia di Mussolini le leggi razziali siano state «imposte dagli eventi internazionali», visto che la stessa Germania non esercitò alcuna pressione in quel senso.  
L’amore filiale è un sentimento quanto mai rispettabile, però il giudizio storico deve basarsi su altri criteri.

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