sabato 7 novembre 2015

Cipì contro la Mala Scuola

CipìCipì, l’intraprendente 

EverTeen. Per Einaudi Ragazzi, torna in edizione deluxe la storia del celebre passerotto che Mario Lodi, più di cinquant'anni fa, scrisse con l'aiuto dei suoi bambini 

Arianna Di Genova Manifesto 7.11.2015, 0:03 
A ren­dere spe­ciale un libro nato dallo sguardo diver­tito di un mae­stro e i suoi alunni, pun­tato fuori dalla fine­stra della loro classe, è il suo mes­sag­gio di libertà. Cipì, un clas­sico nato nel 1972 e che oggi ha più di 50, è un magni­fico mani­fe­sto dell’intraprendenza infan­tile, una guida asso­lu­ta­mente crea­tiva — e a tratti cao­tica — alla cre­scita sana, ossia priva di regole costrit­tive. È un rac­conto leg­gero come il cielo che più volte fa attra­ver­sare dai suoi per­so­naggi — pas­seri — che si potrebbe cata­lo­gare fra i romanzi di for­ma­zione, ma ha una fre­schezza di scrit­tura e di svol­gi­mento che lo fa esu­lare dal genere. 
Mario Lodi, che è scom­parso all’età di 92 anni l’anno scorso, lo scrisse insieme ai suoi bam­bini, di prima e poi seconda ele­men­tare, della scuola di cam­pa­gna dove inse­gnava, in mezzo alla pia­nura padana, per rispon­dere a un input dei ragazzi: un giorno, uno dopo l’altro si erano alzati, forse anno­iati di tro­varsi chiusi fra quat­tro vec­chie mura, per spor­gersi verso lo spic­chio di cielo azzurro incor­ni­ciato dalla fine­stra della loro classe. 
In quella man­ciata di minuti, Lodi dovette deci­dere se repri­mere quel gesto libe­ra­to­rio e un poco sfron­tato, oppure asse­con­darlo, inven­tando un’altra peda­go­gia. Optò per la seconda solu­zione, ponen­dosi all’ascolto del corpo e del pen­siero di ogni bam­bino, ribal­tando i ruoli gerar­chici di un inse­gna­mento auto­ri­ta­rio che vedeva nella cat­te­dra l’apice di una «posta­zione» stra­te­gica per domare intere gene­ra­zioni di gio­vani. Lui invece fece volare subito fuori dalla fine­stra, in giro per il mondo Cipì, il pas­se­rotto ansioso di cono­scenza, gran viag­gia­tore e scien­ziato in maniera empi­rica, come lo può essere un uccel­lino desti­nato a per­dersi, a rischiare le penne, a inna­mo­rarsi e a met­ter su fami­glia men­tre fuori gli ele­menti della natura — acqua, aria, fuoco e terra — imper­ver­sano e det­tano legge, scom­pi­gliando il pae­sag­gio e le emozioni. 
Einaudi Ragazzi pro­pone una edi­zione deluxe di que­sto ever­green, facendo luc­ci­care nell’argento lunare la coper­tina car­to­nata (pp. 128, euro 15). E lui, Mario Lodi, il mae­stro che fondò in una cascina a Driz­zona, vicino a Pia­dena, la Casa delle Arti e del Gioco — il più bel labo­ra­to­rio dei lin­guaggi di tutti — torna a par­lare sotto forma di un pas­sero avven­tu­roso che, un po’ come Pinoc­chio perde il filo, si arrab­batta per tor­nare a galla, attra­versa indenne una serie di riti di pas­sag­gio, resi­ste alle ten­ta­zioni, fa gruppo e, alla fine, diviene a sua volta genitore. 
Nella sua lunga car­riera di docente, è stato il sapere dei bam­bini a gui­darlo lungo i sen­tieri dell’educazione. Era con­tro le idee astratte della scuola Lodi, pro­prio per­ché su quelle sedie, ad altezza di pic­coli alunni, si sedeva con assi­duità, senza biso­gno di reci­tare pro­clami. Altro che la ren­ziana «Buona Scuola».

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