sabato 7 novembre 2015

Il proto-Pinocchio


François Janet: La bambola parlante, Luni Editrice, pp. 166, euro 18

Risvolto

Ogni grande scrittore genera i propri precursori. Da moltissimo tempo gli studiosi si sono arrovellati su chi potesse avere ispirato Carlo Collodi, l’inventore di Pinocchio. Come è risaputo, Collodi pubblicò la Storia di un burattino sulle pagine del Giornale per i bambini, settimanale diretto da Ferdinando Martini, fin dal primo numero del 7 luglio 1881. Ma di dove avesse tratto lo spunto, l’ispirazione, questo, a oggi, è rimasto un mistero.
François Janet, illustre sconosciuto, autore del testo, pubblicò a proprie spese questo volume in Francia, nel 1862. Lo pubblicò in diverse edizioni: le quattro copie esistenti consultate (una alla Biblioteca Nazionale di Francia e tre presenti alla mostra Infinito Pinocchio), hanno legature diverse una dall’altra, e una di queste è con le immagini in bianco e nero e la posizione delle tavole stesse è variata rispetto alla versione a colori, e ci portano a presumere, data la rarità del volume, che la tiratura sarà stata ridottissima, quasi un libro regalo per parenti e amici, ai quali Janet aveva donato libri con legature diverse ad personam.
Il libro di François Janet, in prima traduzione italiana con il testo originale francese a fronte, è un libretto che si iscrive perfettamente nella miriade di testi ottocenteschi francesi e non, nei quali l’aspetto morale è ancora di stampo illuminista, concepito per educare e civilizzare l’infanzia.
Collodi era grande frequentatore delle storie e favole francesi, avendo pubblicato nel 1876 per Felice Paggi I racconti delle fate. L’idea che sottende un collegamento tra Collodi e la Bambola parlante è tutta da dimostrare: la Bambola parlante è l’opposto esatto di Pinocchio: dice solo cose sensate a scopo educativo, mentre Pinocchio combina guai a profusione salvo poi pentirsene. La cosa fondamentale che hanno in comune è che sono pupazzi, burattini, bambole, che pensano, ragionano e parlano, non sono bambini.
Soprattutto l’immagine di copertina disegnata da Janet, vent’anni prima della comparsa di Pinocchio, è estremamente interessante. Confondere le due storie, vedendo questa immagine è inevitabile: è forse Geppetto che guarda Pinocchio sul suo banco di lavoro, o il meccanico francese che aveva costruito la Bambola parlante?
La scintilla in questo caso che potrebbe esserci stata non è sul piano prettamente omologante della letteratura di ispirazione, ma affonda le radici nella più pura e antica tradizione favolistica dell’immagine trasmessa di visione in visione, di bocca in bocca, di mente in mente. Può Collodi avere visto questo libro, rarissimo, e può avere tratto ispirazione per la sua famosa bambinata?
Il significato della Bambola parlante, di questo contagio alchemico tra un modesto libraio parigino che scrisse un libro “stampato in proprio” a uso praticamente personale, con una illustrazione che è addirittura più fortemente evocativa di quelle fatte apposta per illustrare Pinocchio, e un probabile Carlo Collodi lettore a Firenze, è il capolavoro che ne è venuto fuori: Le avventure di Pinocchio. Questa è la “magia” delle idee, che non si riescono a rinchiudere entro confini e una volta mostrate al mondo possono diventare stelle così forti che illuminano la vita di milioni di persone. In questa sciarada di teorie, avrà Collodi avuto davvero in mano questo libro e, soprattutto, François Janet, immaginava che un giorno il suo scritto poteva diventare oggetto di studio e comparazione con la fiaba più letta al mondo?



La bambola parlante all’origine di Pinocchio 

Luni presenta la prima traduzione italiana di un rarissimo libro illustrato del 1862 (ne esistono soltanto quattro copie) che sembra aver ispirato a Collodi le avventure del suo celebre burattino 
7 nov 2015  Libero ROBERTO COALOA 
Per Pietro Citati, Le avventure di Pinocchio disegnano la linea di un’iniziazione. Le avventure del burattino non sono casuali ed erratiche: sono una storia esoterica, che narra la morte, la rinascita, il peccato e la redenzione. Così, il nostro amato Pinocchio è inserito in un’atmosfera settecentesca da Flauto Magico, o in una novella romantica come La fata delle briciole di Charles Nodier. Certo l’ambiente in cui viveva Carlo Lorenzini (1826-1890), dal 1856 solito firmarsi con lo pseudonimo di Collodi, non sarebbe potuto essere più lontano dalla Vienna dei Lumi, e arcimassonica, di Mozart; o dalle biblioteche vere e immaginarie di Parigi, dove abitava, «vegetava» e fantasticava il povero Nodier. Una delle tavole dell’edizione originale francese (1862) del romanzo «La poupée parlante» del misterioso François Janet, forse un nom de plume 
Le avventure di Pinocchio hanno trovato un’alchimia davvero straordinaria, tanto che un attento studioso come Elémire Zolla notò che «il Pinocchio di Collodi è un miracolo letterario dalla profondità esoterica quasi intollerabile». 
Per questo motivo, per queste bizzarrie della storia della letteratura che pretende che ogni grande scrittore generi i propri precursori, gli studiosi e i cultori dell’esoterismo si sono arrovellati per più di un secolo su chi potesse avere ispirato Collodi, educatore, letterato e soprattutto «inventore» di Pinocchio. Come è noto, Collodi pubblicò la Storia di un burattino sulle pagine del Giornale per i bambini, settimanale diretto da Ferdinando Martini, fin dal primo numero del 7 luglio 1881. Il 1881 è, quindi, il compleanno del celebre burattino italiano. È stato Collodi, tuttavia, il solo «inventore» di Pinocchio? Non si può dire. Inoltre, da che cosa avesse tratto spunto e ispirazione il geniale Collodi, questo, tuttora, è rimasto un mistero. Eppure esiste un libro francese originalissimo, del 1862, di François Janet, La poupée parlante. Histoire extraordinaire et incroyable d'une poupée qui parle, agit, pense, chante et danse, che ha delle straordinarie analogie con il Pinocchio di Collodi. Il volume fu stampato a Parigi da Magnin & Blanchard e rimase per molto tempo un oggetto patafisico per bibliofili. Oggi è stato riedito in Italia e, finalmente, offre un elegante cambio di marcia a quella storia dei precursori... 
Ecco quindi un originalissimo libro, riproposto con molta cura da Luni Editrice, l’introvabile La bambola parlante (pp. 166, euro 18). Dell’autore si sa poco, nulla. Gli studiosi dovrebbero indagare su questo autore, forse una maschera, un nom de plume .A ogni modo, il volume di Janet fu pubblicato in diverse edizioni a tiratura assai limitata. Matteo Luteriani, che appone una nota introduttiva a questa scoperta editoriale, parla di quattro copie esistenti conosciute: una alla Biblioteca Nazionale di Francia e tre presenti alla mostra milanese Infinito Pinocchio. Nel legno l’anima viva del burattino senza fili, alla Biblioteca di Palazzo Sormani fino al 30 dicembre. Luni propone il testo originale francese con la prima traduzione italiana del testo di Janet. Cosa molto importante: sono presenti le tavole dell’edizione del 1862, che sono una vera sorpresa. 

È noto che nell’Ottocento le idee e i libri circolassero in modo vorticosissimo tra gli uomini di lettere. Ma purtroppo, una volta morto Collodi, il 26 ottobre 1890, tutti i suoi effetti personali furono dispersi e nulla si conosce delle sue letture. Tuttavia si sa che lo scrittore era stato anche un giornalista e un traduttore di fiabe francesi (Charles Perrault, MarieCatherine d’Aulnoy, Jeanne-Marie Leprince de Beaumont) pubblicate da Felice Paggi nel 1876 con il titolo I racconti delle fate. Nel 1878, Paggi chiese a Collodi di scrivere una storia basandosi su un testo scolastico molto in voga a quei tempi nelle scuole del Belpaese, Giannetto, un testo di Luigi Perravicini, nel quale un fanciullo povero, modello di onestà e perfezione, riesce attraverso la cultura e la volontà ad affermarsi nella vita. Nasce così dalla penna di Collodi, Giannettino, che, al contrario del modello ispiratore, è un ragazzaccio vizioso. 

Oggi, l’ipotesi che mette in relazione Collodi e La bambola parlante di Janet è tutta da dimostrare, tuttavia le corrispondenze sono evidentissime. Bello è leggere la versione originale francese e la puntuale traduzione. Si scopre un mondo magico, fatto di iniziazioni come quello di Pinocchio. In particolare, colpisce l’immagine di Janet, disegnata vent’anni prima della comparsa ufficiale del burattino: gli occhi iniziano a “bamboleggiare” e le due storie si confondono osservando il disegno. Guardate: è Geppetto che guarda Pinocchio sul suo banco di lavoro, o il meccanico francese (appassionato delle macchine di Norimberga) che aveva costruito la straordinaria Poupée parlante?

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