giovedì 12 novembre 2015
Gli amici di Erri De Luca ovvero la "democrazia razziale" in Israele
L’interrogatorio del «bambino terrorista»
Immagini ottenute dall'agenzia palestinese Maan mostrano il pesante
interrogatorio al quale è stato sottoposto Ahmad Manasra, il 13enne
palestinese accusato di tentato omicidio. Ieri è ripresa l'Intifada a
Gerusalemme. Uccisi due palestinesi accusati di tentati accoltellamenti
di Michele Giorgio il manifesto 11.11.15
GERUSALEMME È stato l’inizio del processo al 13enne Ahmad Manasra,
accusato del tentato omicidio di un coetaneo israeliano, a riportare
l’Intifada a Gerusalemme Est? Se lo domandavano ieri in molti di fronte
alle strade della città santa divenute, dopo tre settimane, di nuovo
terreno di scontro tra dimostranti palestinesi e poliziotti israeliani.
Oltre che scena di tentati attacchi all’arma bianca nei pressi delle
mura della Porta di Damasco, nella colonia di Pisgat Zeev e all’ingresso
del sobborgo di Abu Dis. Due palestinesi — Sadeq Gharbiyeh, 16 anni di
Sanur (Jenin), e Muhammad Nimr , 37 anni — sono stati uccisi ieri. In un
almeno caso, dicono le immagini riprese da una telecamera di
sorveglianza, l’agente israeliano preso di mira avrebbe potuto sparare
alle gambe e non uccidere il palestinese con un coltello in mano ma
distante di due-tre metri da lui. A Pisgat Zeev due ragazzini di 13 e 12
anni hanno tentato di imitare Ahmad Manasra che il mese scorso, assieme
al cugino 15enne, ferì gravemente un ragazzo israeliano e, in modo
leggero, un giovane prima dell’intervento della polizia (il cugino fu
ucciso). Uno dei due ragazzi è stato ferito gravemente a colpi d’arma da
fuoco. Dal primo ottobre sono stati uccisi almeno 80 palestinesi.
Manasra è destinato a diventare un caso. Ora sono due i video che lo
vedono, suo malgrado, protagonista. Nel primo il ragazzo è stato appena
bloccato dopo le aggressioni compiute il 12 ottobre a Pisgat Zeev
assieme al cugino. È a terra ferito e sanguinante dopo essere stato
investito da macchina e intorno la folla inferocita gli urla
«Crepa…figlio di p…» ed esorta la polizia ad ucciderlo. Nel secondo,
ottenuto dall’agenzia palestinese Maan e da ieri virale, il tredicenne
viene interrogato. Nel filmato si vede il responsabile
dell’interrogatorio urlare ed inveire contro di lui. Manasra ammette di
essere il ragazzo che appare nelle immagini riprese da una telecamera di
sorveglianza che mostrano le fasi dell’accoltellamento del ragazzino
israeliano. Ma ripete tra le lacrime di non ricordare il fatto di cui è
accusato e chiede invano l’intervento di un dottore. Implora il
detective di credergli e aggiunge di «essersi svegliato il giorno dopo
non sapendo cosa fosse accaduto» ma l’investogatore israeliano lo
accusa, sempre urlando, di «essere un bugiardo». Per i palestinesi
quell’interrogatorio, avvenuto nei giorni scorsi, è una grave forma di
«tortura psicologia» contro un ragazzino di 13 anni. Il mese scorso
Manasra si era trovato al centro di polemiche fra Israele e Anp dopo che
il presidente Abu Mazen aveva erroneamente accusato Israele di averlo
ucciso a freddo. Un passo falso subito usato dal premier Netanyahu per
accusare Abu Mazen e i palestinesi di diffondere notizie false e
incitare alla violenza.
Ieri in Tribunale Manasra si è dichiarato non colpevole e il suo
avvocato, Lea Tzemel, ha detto ai giudici che il ragazzo palestinese non
intendeva uccidere ma solo spaventare gli israeliani, in risposta alle
minacce alla Spianata delle moschee di Gerusalemme. Ieri è stato
ufficialmente incriminato del tentato omicidio dei due israeliani ma non
è ancora chiaro se la sentenza della corte israeliana arriverà prima
del suo quattordicesimo compleanno a gennaio, età dalla quale si è
considerati responsabili penalmente, quindi punibili con il carcere.
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