giovedì 12 novembre 2015

La sindrome italiana: il Partito Comunista Portoghese tra rottura del diktat europeista, tattica egemonica astensionista e rischio di suicidio politico

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Speriamo bene. A differenza degli italiani, che sono stati educati alla riduzione del danno e ai compromessi al ribasso e sono ormai irrimediabilmente corrotti in senso aristotelico, i portoghesi sono quadri seri e competenti. E il loro partito non è strutturalmente subalterno come Prc e PdCI. Dunque nulla è scontato. Ma la porta è veramente stretta, perché i rapporti di forza sono quelli che sono e il rischio di disperdere con una mossa sbagliata un capitale politico accumulato negli anni è sempre là. Certamente l'aspetto principale in questo passaggio era sventare il golpe e ribadire la sovranità nazionale del Portogallo. A prescindere dalle soluzioni tecniche, però, un appoggio anche esterno che non preveda l'uscita del Portogallo dai meccanismi di Maastricht sarà probabilmente la fine anche per il PCP. [SGA].

 Tutti i rischi di un 'governo delle sinistre' in Portogallo
  Stathis Kouvelakis Contropiano

Lisbona, ribaltone anti-austerity. Sinistra verso il Governo, mercati in tilt


Socialisti, comunisti e blocco di Sinistra affondano dopo 11 giorni il governo conservatore di Passo Coelho e si candidano a governare. Il presidente Cavaco Silva deve decidere se dare il mandato al leader socialista Costa forte di un accordo programmatico con gli altri due partiti o se varare un esecutivo tecnico in attesa di elezioni tra sei mesi. Bon e Borsa in fibrillazione

Portogallo, fine della macelleria sociale, sinistra pronte a governare
Portogallo. L’esecutivo di destra di Coelho, il meno longevo della storia della democrazia portoghese, è già caduto. Bocciati i diktat di Bruxelles. A Lisbona per la prima volta un’alleanza frentista, di sinistra, anti austerity, potrebbe diventare realtà

di Goffredo Adinolfi il manifesto 11.11.15
LISBONA Dopo due giorni di discussione alle 17.05 di ieri pomeriggio al parlamento portoghese inizia la votazione della mozione di sfiducia delle sinistre contro il governo Passos Coelho. Prova di quorum, il dispositivo elettronico sugli scranni non funziona! L’esecutivo meno longevo della storia della democrazia conquista qualche secondo di vita. Si procede così al ben più lento voto manuale. Conteggio, maggioranza! Alle 17 e 17 la mozione è approvata, nessuna defezione, 123 deputati contro 107, governo sfiduciato! Le destre, ora, salvo sorprese provenienti dal palazzo di Belém (presidenza della repubblica), dopo una legislatura all’insegna della macelleria sociale, dovranno tornare all’opposizione.

Passati 40 anni di conventio ad excludendum si è infine «rotto un tabù e si è abbattuto un muro» dice Antonio Costa nel suo intervento all’Assembleia da Repubblica durante il dibattito per l’approvazione della mozione di sfiducia. Passo dopo passo, con grande pazienza, tenacia, coraggio e determinazione il percorso di una alleanza frentista sembra stia per diventare realtà.

Le sinistre, unite per la prima volta, hanno gridato un assordante «no» a Pedro Passos Coelho, uno dei simboli più visibili della politica austeritaria europea e che, nella sua variante lusitana, ha mostrato una intransigenza non inferiore a quella del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble.

Dopo settimane di incertezze la lunga discussione alla camera dei deputati di ieri è stata certamente catartica. Nel principale organo rappresentativo della sovranità popolare, dopo contrattazioni avvenute in modo perlopiù discreto, si sono messe in chiaro le ragioni che hanno portato all’intesa quattro forze politiche — Partido Socialista (Ps), Partido Comunista Português (Pcp), Bloco de Esquerda (Be) e Partido Ecologista os Verdes (Pev) — che sono state, restano e resteranno molto differenti tra di loro. Convergenze parallele di una sinistra — soggiunge Costa — orgogliosamente plurale.
Il segretario Ps affronta a viso aperto una delle maggiori critiche che arrivano da chi si è battuto affinché una maggioranza alternativa a quella della Coligação non fosse costruita: «Essere contro la Nato, l’Euro e le politiche energetiche non implica che non si possa trovare un terreno comune di mediazione.
Un accordo che parte dal presupposto di come sia ora necessario voltare definitivamente pagina al radicalismo ideologico che ha animato la coalizione di destra e inauguri un nuovo ciclo politico che ridia speranza e un futuro di fiducia». È finita l’èra del «cinismo di classe — dice Jeroninmo de Sousa segretario generale del Partido Comunista Português — per cui si finge di parlare in nome del paese per poi occuparsi degli interessi di una piccola minoranza».
Questa destra non solo ha applicato pedissequamente il memorandum con la Troika, ma lo ha reinterpretato in una chiave tanto estensiva da non lasciare nessun settore escluso da una rimodulazione dei rapporti tra lo stato e il cittadino. I bilanci, dice Catarina Martins, sono stati soltanto la punta di un iceberg, perché è il contratto sociale stesso ad essere stato alterato.
Ed é per questo, continua la portavoce del Be, che oggi la destra è isolata nel parlamento, perché in questi anni essa è stata isolata nel paese.
Ultimo a pronunciarsi, prima della votazione finale, è un Passos Coelho che sembra riemergere da un passato ormai superato. Minoritario all’Assembleia, nominato nonostante fosse chiaro che le sinistre, maggioritarie, intendevano farsi governo, si considera purtuttavia vittima, vittima di un parlamento che non gli vuole riconoscere una vittoria mai ottenuta.
Ora il lato orientale e quello occidentale del continente sembrano incamminarsi verso una strada di rifiuto pragmatico ma deciso delle politiche iperliberiste.
Un governo di sinistra anti-austerità — afferma Panos Trigazis membro del comitato centrale di Syriza in una dichiarazione inviata all’agenzia Lusa — rappresenta un sostegno indispensabile agli sforzi portati avanti da Atene a livello europeo.
È inoltre un contributo essenziale per la creazione di una base programmatica anti-austerità e rafforza l’aspettativa di sviluppi simili nella vicina Spagna alle prossime elezioni del 20 dicembre.

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