mercoledì 4 novembre 2015
Neanderthal è arrivato in Italia 250mila anni fa e non è più andato via
di Giovanni Caprara Corriere 4.11.15
L’uomo di Neanderthal, oltre al discusso mistero della sua scomparsa,
lascia ancora molte domande aperte sulla sua esistenza e diffusione. Ora
si è sco-perto che in Italia era ar-rivato molto prima di quanto finora
si pensasse, addirittura centomila anni prima, 250 mila anni fa. Il
risultato si è ottenuto stu-diando non tanto dei re-perti ossei ma la
geologia del luogo nel quale erano stati trovati nel 1929 e 1935: una
cava di ghiaia nella val-le dell’Aniene di Sacco-pastore, a Roma. Dagli
scavi erano emersi due crani di Homo neanderthalensis ai quali si era
attribuita un’età risalente a 125 mila anni fa. E la datazione era già
da record perché risultavano essere i più vecchi rap-presentanti della
specie nella nostra Penisola. Poi altri resti rinvenuti nella grotta di
Altamura in Puglia erano stati ritenuti un po’ più lontani nel tempo,
150 mila anni fa. Ma tutto è stato messo in discussione quando invece di
analizzare i reperti si è indagato l’am-biente in cui erano stati
se-polti. E studiando gli strati geologici tenendo conto delle
variazioni del livello del mare e del loro influsso sulla deposizione
dei ma-teriali portati dai fiumi nel-l’area romana si è giunti a
stabilire un’epoca più re-mota per la valle del-l’Aniene, risalente
appunto a 250 mila anni fa. Le ri-cerche sono state condotte da un
gruppo di ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e
vulcanologia (Ingv) con la collaborazione di studiosi di diverse
spe-cialità come paleontologi, geocronologi e paletnologi
dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Università americana di
Madison-Wisconsin. «I due crani risalivano allo stesso pe-riodo portando
l’età del Neanderthal in Italia a 250 mila anni fa, contempo-ranea a
quella riscontrata in Europa centrale dove furono rinvenuti i primi
resti attribuiti a questa specie umana» spiega Fabrizio Marra dell’Ingv.
L’ominide porta questo nome perché le sue prime tracce erano state
scoperte nella Valle di Neander, vicino a Dusseldorf, in Germania. La
sua presenza in varie regioni era stata documentata tra i 250 mila e 40
mila anni fa quando si è diffuso in Europa l’Homo sapiens arrivato
dall’Africa, che ha finito per prevalere contribuendo alla scomparsa di
chi lo aveva preceduto. Ma prima che ciò accadesse neanderthal doveva
essersi unito al sapiens (le prove genetiche sono ormai pesanti) e nel
nostro Dna si sarebbero conservate tracce del lontano e sfortunato
predecessore al quale si attribuisce anche l’invenzione del primo
strumento musicale, il flauto.
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