domenica 6 dicembre 2015

Studi rinascimentali

Lionello Sozzi: L’uomo microcosmo e altri saggi sulla civiltà del Rinascimento, Moretti & Vitali, pp. 96, euro 12

Risvolto

Questa raccolta di saggi, dedicati a vari aspetti della cultura italiana e francese del Rinascimento, di solito poco esplorati, si aprono sul grande tema dell’uomo microcosmo, inteso, a un livello più elementare e materialistico, come compresenza nell’uomo dei quattro elementi che compongono il mondo, poi inteso, a un livello più alto, come vinculum et nodum, come sintesi degli opposti (secondo quanto suggerisce anche Jung), infine come tensione verso supreme volizioni e verso un esito spirituale ispirato a un concetto di caritas. Seguono altri saggi, questa volta suggeriti da un altro studioso che l’autore considera sua guida spirituale, Mircea Eliade, e dedicati, ad esempio, all’idea di un Rinascimento considerato non come proiezione verso il dopo, ma come nostalgia delle origini. 
Chiudono il libro quattro saggi dedicati a umanisti e letterati di cui si mettono in luce aspetti poco noti: Poliziano come poeta della dolcezza, Beroaldo il Vecchio con la sua traduzione e interpretazione dei simboli atttribuiti a Pitagora, e infine Bonaventure Des Périers col profilo, da lui tracciato, dell’homme de bien, ispirato a un modello pseudo-virgiliano. Qui il cerchio si chiude perché, come nel caso del microcosmo, il modello non è descrittivo ma esortativo: l’uomo non è bonus di per sé, si fa vir bonus quando realizza assiduamente il suo modello ideale di virtù.
Così il Rinascimento ricercava le origini 
6 dic 2015  Libero :::MAURIZIO SCHOEPFLIN 
All’inizio della sua celebre Orazione sulla dignità dell’uomo (1486), dopo aver citato la famosa sentenza, presente nel corpus di scritti attribuito a Ermete Trismegisto, «Grande miracolo, o Asclepio, è l’uomo», Pico della Mirandola si chiede a che cosa debba essere attribuita questa straordinaria particolarità dell’essere umano. La risposta non è semplice, come egli stesso afferma: «Ora mentre ricercavo il senso di queste sentenze non mi soddisfacevano gli argomenti che in gran numero vengon recati da molti sulla grandezza della natura umana: essere l’uomo vincolo delle creature, familiare alle superiori, sovrano delle inferiori; interprete della natura per l’acume dei sensi, per l’indagine della ragione, per la luce dell’intelletto, intermedio fra il tempo e l’eternità e, come dicono i Persiani, copula, anzi imeneo, del mondo, di poco inferiore agli angeli, secondo la testimonianza di David». 
Proprio da questa difficoltà palesata da Pico prende le mosse il primo contributo presente nel volumetto L’uomo microcosmo e altri saggi sulla civiltà del Rinascimento (Moretti & Vitali, pp. 96, euro 12 )di Lionello Sozzi, insigne studioso, a lungo docente di Letteratura francese a Torino, scomparso 84enne nel 2014. Dunque - argomenta l’autore -, se, a far dell’uomo un miracoloso microcosmo non sono le pur importanti caratteristiche sopra elencate, a che cosa bisogna guardare per comprendere tale prodigiosa identità? Sozzi risponde che la soluzione prospettata dal celebre umanista poggia sulla libertà, che caratterizza l’uomo e gli permette di diventare veramente grande. L’essere un microcosmo non è una condizione data e statica, bensì una conquista frutto della creatività: «L’uomo può degenerare e rigenerarsi, e soprattutto attinge a quell'unità, a quel senso alto del vincolo e del legame, se rispetta le leggi dell’armonia e della pace». Secondo Pico, l’essere umano non è, ma diviene mediatore grazie all’amore che, come dirà anche Marsilio Ficino, è il vero artefice dell’unità e della sintesi. A giudizio di Sozzi, soltanto Pico, tra gli umanisti, ha la radicata certezza che esista un saldo nesso «tra l’idea microcosmica e le idee, per lui centrali, di libertà e responsabilità, di pace, armonia e amore».

Oltre a questo saggio, il lettore troverà vari altri contributi nei quali Sozzi, che non nasconde un importante debito nei confronti di Mircea Eliade, si sofferma su alcuni temi e personaggi della cultura rinascimentale. Merita una menzione speciale l’intervento su «Rinascimento e nostalgia delle origini», nel quale viene sostenuta la tesi che la cultura rinascimentale non fu caratterizzata tanto da una proiezione verso il dopo, quanto piuttosto da una forte nostalgia delle origini, al punto che «per i contemporanei di Copernico e Galileo, l’eliocentrismo era ben più di una teoria scientifica, segnava la vittoria del simbolismo solare contro la scienza medioevale».

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