lunedì 25 gennaio 2016

Gli appunti inediti di Vittorini

Il «Diario» di Vittorini comunistaperbene che lanciò Faulkner 

16 feb 2016  Libero FRANCESCOSPECCHIA 
«Ma la voce americana continuò a ruggire. Hawthorne non era ancoramorto, Melville non aveva ancora scritto Billy Budd, quandoWaltWhitman pubblicò i suoi primi versi...». in pubblico 
Fu così, nel gennaio del ’41 che Elio Vittorini, neorealista, polemista, uomodaipensieri jazz, insofferente alle ideologie, sdoganò per sempre, nell’Italia col cuore culturale a sinistra, la grande letteratura americana. Gli riuscì perché era considerato un po’comunista. Oddio, più di un po’. Ma un comunista non allineato, al punto dipolemizzare ferocemente col pensiero unico dello stesso Togliatti. Proprio a cinquant’anni dalla morte (12 febbraio 1966) Bompiani ripropone il Diario 
( pp. 596, euro 16) di Vittorini a cura di Fabio Vittucci con un testo di Italo Calvino: un’antologia pregevole degli scritti dal 1929 al 1956 che -amio parere- riverbera di grandezza proprio nel racconto della grande narrativaUsa, sino ad allora considerata il frutto acerbo di un imperialismo dibottega. All’improvviso, con il suo Americana, Vittorini ruppe il velodelpregiudizio dell’autarchia fascista e diede dignità ai «grandi scrittori» Hemingway, Faulkner, Eliot; agli «irrequieti» Dos Passon, Hecht, McAlmon; ai «poeti» Pound e Stein; al «borghese» Henry James, oltre che alla «purezza picaresca» di Mark Twain. Con Vittorini la letteratura ampliò finalmente ipropriorizzonti. E, senza considerare la grande riscoperta della sua Sicilia in chiave di traduttrice universale d’umanità ( Conversazione in Sicilia), o la rivalutazione del fumetto come arte sequenziale e raccontomagniloquente (Vittorini era un appassionato di comics, specie quelli di Hal Foster e Milton Caniff) sulle pagine del suo Politecnico, Vittorini fudavvero il grande anticipatore. 
Prima ancora di Mastronardi, di Pasolini, delleneoavanguardie, delGruppo63, Vittorini, con la sua prosa avvolgente e sincopata raccontava l’uomomedio, e trattava loscrittoremedio come l’agnello sacrificalediunanarrativa che doveva puntare sempre all’attacco: «Il servizio che lo scrittore rende alla comune degli uomini è di natura così delicata e complessa che può apparire un fatto antisociale. Quello che dunque occorre allo scrittore è di poter scrivere e pubblicare anche quando gli accade di essere considerato un nemico della società (...) solo l’incitamento e il dileggio continuo dei nostri coetanei può farci aprire gli occhi sui nostri limiti, sui nostri difetti». Dalla nota finale di Calvino si scopre cheVittorini intendeva dareun seguito al suo Diario in pubblico datato 1957 e diviso in quattro parti: La ragione letteraria, La ragione antifascista, La ragione culturale, La ragione civile. La quinta parte, successiva, riguardava il rapportodella letteratura conl’industria(«la fetta divita» nelle fabbriche). Tracciò un solco, che, successivamente i minori -specie a sinistra- riempirono d’ideologia...      

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