mercoledì 20 gennaio 2016

La Fallaci dei poveri contro Bergoglio, tra integralismo cattolico e un anti-islamismo che si fonde con la giudeofobia

Sarebbe interessante studiare le diverse correnti nelle quali il cattolicesimo è oggi dilaniato [SGA].



Quell’abisso tra i divieti ebraici e la somma dolcezza dei Vangeli 
Nell’Antico Testamento domina il timore della contaminazione e a farne le spese sono donne e bambini. Poi arriva Cristo e cambia tutto. Non dimentichiamolo 
20 gen 2016  Libero :::IDA MAGLI
Andato in visita alla Sinagoga di Roma, il Papa ha definito gli ebrei «i nostri fratelli maggiori». Nostri, ossia dei cristiani. Abbiamo così la prova che la Chiesa non sa nulla di Gesù, non ha capito quale sia stata la sua rivoluzione, rivoluzione che ha dato il via a un nuovo modo di pensare, di porsi di fronte all’Uomo, a se stessi, alla realtà, a Dio, fondando una diversa direzione del tempo; la cultura in cui si è formata l’Europa cristiana. È la rivoluzione per la quale è stato ucciso. Il carattere che domina l’Antico Testamento è il timore di ciò che è esterno all’uomo e che lo può contagiare, contaminare, sporcare anche senza che se ne avveda. Le azioni dell’ebreo sono tutte indirizzate perciò all’osservanza scrupolosissima degli innumerevoli divieti, elaborati dai maestri rabbini con assoluta precisione così che nessuno possa avere dubbi sul da farsi. Se il sabato, per esempio, non si può e non si deve fare nulla per imitare Dio che il settimo giorno si riposò, questo «nulla» cresce a dismisura nel porre interrogativi sul modo in cui realizzarlo: il sarto può portare, come è solito fare, infilato sul vestito l’ago per cucire anche di sabato? Se fosse necessario uscire di casa, quanto spazio si potrà percorrere? Quanti passi si potranno fare? La pesantezza di questo assillo per la precisione la si intravede anche nell’«occhio per occhio, dente per dente» in cui è racchiusa la regola della giustizia.  
L’ambito in cui si sono sviluppati i divieti in maniera macroscopica è naturalmente quello dell’orrore per l’impurità femminile. Mestruazioni, gravidanze, parti, tutto ciò che ha a che fare con il sangue, tiene lontano il maschio ebreo al punto che le donne, e con le donne i bambini, sono costrette a vivere in una parte separata della casa, non possono mangiare insieme agli uomini e neanche parlare se non è stata rivolta loro prima la parola dai maschi. Per i bambini, poi, viene espresso un rifiuto così crudele che è difficile forse trovarlo in egual misura in altre culture, sebbene i bambini siano stati e siano ancora oggi anche in Europa l’oggetto di orribili efferatezze. «Sfracellateli, sterminateli, sacrificateli, mangiateli»: dal Deuteronomio al Libro dei Re ,da Geremia al Levitico sono decine e decine le esortazioni all’odio contro i bambini. 
Come si passa dal mondo dei divieti all’immensa dolcezza dei Vangeli, a quella libertà da qualsiasi timore, a quel «Lasciate che i bambini vengano a me» gridato da Gesù che li prende in braccio, li benedice, li ama a tal punto da affermare che soltanto diventando come i bambini si può entrare nel regno dei cieli? Eppure la rivoluzione messa in atto da Gesù è sostanziata esclusivamente da un’intelligenza penetrante e geniale che non si lascia ingabbiare da pregiudiziali di alcun genere e che vede la realtà, la natura, le cose. (Qui si sta facendo un’analisi «Ecce Homo!» (1871) del pittore svizzero-italiano Antonio Ciseri (1821-1891). Nell’altra pagina, «Cacciata dei venditori dal Tempio» (1872 circa) del danese Carl Heinrich Bloch (1834-1890) laica che non implica nessun riferimento teologico). Vede la realtà, ossia che «nulla dall’esterno può contaminare l’uomo», perché la Persona, il valore della Persona dipende soltanto da ciò che pensa, che vuole, che fa. Perciò tutti gli es-

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