giovedì 21 gennaio 2016

Una raccolta di saggi su Raymond Aron

La politica come passione e come scienzaAlessandro Campi: La politica come passione e come scienza. Saggi su Raymond Aron, Rubbettino, pagg. 200, euro 14

Risvolto
Sono trascorsi più di trent’anni dalla scomparsa di Raymond Aron (1905-1983), uno dei più grandi intellettuali europei della seconda metà del Novecento, ma la sua produzione scientifica – specie quella che ha avuto per oggetto le relazioni internazionali e la fenomenologia dei conflitti armati – riveste ancora oggi un grande interesse. Ma lo stesso può dirsi per i suoi lavori più “militanti” dedicati all’analisi critica delle ideologie contemporanee: dal marxismo al conservatorismo. E proprio a questi aspetti del pensiero aroniano sono dedicati i saggi di Alessandro Campi presentati in questo volume. Che richiamano l’attenzione, come si evince dal titolo stesso della raccolta, anche su un altro aspetto della personalità di Aron: la sua continua e virtuosa oscillazione tra ricerca accademica e giornalismo. Per lui l’universo della politica, nelle sue molteplici espressioni e varianti, è stato al tempo stesso un tema di studio scientifico, da condurre in modo freddo e oggettivo, e una passione civile, il che lo ha portato a intervenire pubblicamente (spesso in modo polemico) nei grandi dibattiti che hanno scandito la storia politico-culturale della Francia e dell’Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Professore universitario e pensatore “partecipante”: due dimensioni che Aron – fedele al suo credo liberale e alla sua visione realista del mondo e della politica – è riuscito a coniugare grazie alla sua indipendenza dal potere, allo spirito di osservazione che l’ha sempre contraddistinto e all’assoluta libertà di giudizio che ha dimostrato durante tutta la sua vita. Un modo di intendere il lavoro intellettuale che, in un’epoca segnata dallo specialismo accademico e dalla crescente divaricazione tra politica e cultura, rappresenta probabilmente la sua eredità maggiore e più impegnativa


Lontano dal libertarismo e dall'antistatalismo oggi tanto in voga, lo studioso rifiutava ogni utopismo. Ma in nome di alti fini morali
Dino Cofrancesco Giornale - Gio, 21/01/2016

Ci manca il realismo di AronUn volume di Alessandro Campi (Rubbettino) 1 mar 2016 Corriere della Sera Di Marco Gervasoni
Non si può dire che Raymond Aron abbia goduto di particolare fortuna in Italia. Benché molte delle sue opere siano state tradotte, la cristallina scrittura e il pessimismo dell’intelligenza del liberale francese non hanno mai fatto troppa breccia. Eppure i suoi antagonisti erano Sartre e gli strutturalisti, le cui prese di posizioni politiche si risolsero quasi sempre in clamorose cantonate.
Alle opere di Aron Alessandro Campi ha dedicato gli studi raccolti ora nel volume La politica come passione e come scienza (Rubbettino), che si segnala sia per l’intelligente incastro dei saggi che per la qualità della scrittura. Tanto che lo si consiglierebbe anche a chi del pensatore francese non sapesse nulla. L’Aron di Campi è un teorico politico originale, capace di rinnovare il liberalismo francese. Un aggiornamento fecondato dal dialogo con le scienze sociali tedesche (Max Weber) e dall’incontro con il realismo. Secondo Campi è stato proprio Aron a rendere liberale il realismo politico, caratterizzato di solito da un’impostazione conservatrice, se non reazionaria.
Del resto è anche difficile dire a quale destra Aron appartenesse: pur non essendo un’entusiasta dell’ultra liberismo, con il gollismo degli anni Sessanta ebbe rapporti complicati, per la politica estera ma anche per quella economica del Generale, dai tratti troppo dirigisti. Non sappiamo come Aron avrebbe interpretato i tempi post Guerra fredda: è certo però che leggere i suoi scritti ci aiuta a capirli meglio.      

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