giovedì 4 febbraio 2016

Altre bombe

coperitna di Le bombe di Roma
Nicoletta Orlandi Posti: Le bombe di Roma. Udo Lemke, una storia mai chiarita, Castelvecchi, pp. 144, euro 16,50

Risvolto
Il 12 dicembre 1969 non esplose solo la bomba che provocò la strage di piazza Fontana. Lo stesso giorno, altre tre bombe esplosero, nel centro di Roma e solo per circostanze fortuite non ci furono altre vittime. Nicoletta Orlandi Posti ricostruisce – per la prima volta in Italia, basandosi sulle carte dei procedimenti giudiziari – l’inchiesta sulle bombe di Roma di quel tragico giorno. La vicenda si dipana lungo intrecci imprevedibili, quasi fosse il prodotto della fantasia dell’autore di un romanzo, mentre invece sono vicende reali della storia italiana.




Bombe aRoma, il segreto della strage fallita 
In contemporanea con l’attentato di Piazza Fontana, nella Capitale scoppiavano tre ordigni Nicoletta Orlandi Posti ne indaga le carte processuali e l’arresto misterioso di un hippy tedesco 

4 feb 2016 Libero BENEDETTA VITETTA 
Se dico 12 dicembre 1969, cosa vi viene in mente? Immagino che ai più la memoria torni subito alla strage diPiazzaFontanaaMilano, allabomba che fu fatta esplodere all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura, dove 17 persone persero la vita e quasi un centinaio rimasero ferite. L’attentato terroristico che insanguinò il cuore diMilano (oltre a Piazza Fontana quelgiornoin cittàunaltro ordigno, inesploso, fu rinvenuto in piazza della Scala, nella sede della Banca Commerciale Italiana) segnò anche l’inizio diuntristee lungoperiodonotocome «strategiadellatensione».  
Un disegno razionale ideato eportato avantida elementi di estrema destra per creare instabilitànelPaese colchiaro intento di imporre una svolta politica reazionaria. Come detto, questa stagione inizia appuntodall’attentatodiMilano e prosegue con una serie di stragieomicidiper i successivi 11 anni, per poi chiudersi il 2 agosto 1980 con la strage alla stazione di Bologna. 
Ma se a distanza diquasi 47 anni fiumi d’inchiostro sono stati versati su Piazza Fontana ed è ormai riconosciuto che a mettere le bombe sono stati esponenti neofascisti in collaborazioneconagentidei servizisegreti, pocoonullasiconosce suquel che successequello stesso pomeriggio a Roma. Nella capitale, infatti, adistanzadipocomenodiun’oradall’attentatodiMilano, scoppiarono tre bombe. La prima, che fece 13 feriti, esplose nel sotterraneo che collega l’entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via San Basilio; la seconda davanti all’Altare della Patria e l’ultima (che ferìquattro persone) all’ingresso del Museo Centrale del RisorgimentodiPiazzaVenezia. Solo perunacasualitànonfuun’altra strage. 
Diquesto - diquelpocoche si sa sulla strategia che sta dietroaquesti ordigni, sugliautori e sugli esecutoridiquestiattentati terroristici in fieri- sioccupa l’ultimo libro della giornalistadi Libero NicolettaOrlandiPosti ( Lebombe diRoma. Udo Lemke, una storia mai chiarita, Castelvecchi, pp. 144, euro 16,50), che basandosi sulle carte dei procedimenti giudiziari, per la prima volta in Italia, ricostruisce l’inchiesta su quelle bombe. 
L’autrice, in particolare, si sofferma su alcunipersonaggi le cui dichiarazioni all’epoca furono sottovalutate o, più probabilmente, volutamente non prese in considerazione dagli inquirenti. Su tutti spicca la figuradiUdoLemke, giovane tedesco hippy, che apoche ore dagli attentati si presentò in caserma per raccontare la sua storia. Disse di aver visto in Piazza Venezia tre fascistidi sua conoscenza fuggire dopo l’attentato all’Altare dellaPatria. Lidescrisseminuziosamente, spiegò dove e come li aveva incontrati e conosciuti. Udo si fece avanti pensando di poter essere di aiuto, noncertod’intralcio, alle indagini. Manonfu cosí: gli inquirenti, Sopra, l’ingresso della Banca Nazionale del Lavoro di via Veneto a Roma dopo la bomba. A sinistra, copertina del libro 
dopo aver fatto qualche indagine piuttosto approssimativa, si fermarono. Quasi archiviarono la deposizione, come si fa coi testimoni scomodi. Non dettero credito al tedescoe lorinchiuseroincellaper10 giorni. Poi lolasciarono andare, finché qualche tempo dopo lo rimisero dentro per un episodio di droga, a cui il ragazzo era estraneo. Poi fu estradato in Germania col divieto di rientrare in Italia. 
«Ma chi era Udo? Un infiltrato dei servizi segreti italiani o addirittura di quelli tedeschi? Quale fu il suo intervento in quel caos che fu l’inizio vero e proprio della stagione dellestragidi Stato», sidomanda lo storicoMarcoCapoccetti Boccia nella prefazione del libro. E perché mai si rivolse allapolizia, cosapensavadiottenere? Voleva forse aiutare le forze dell’ordine, ma perché? Comemai si decise di non indagare sulle persone tirate in ballo daUdo? Cosa si sarebbe potuto scoprire seguendo quella pista? Tante, troppe, domande a cui non si è mai voluto trovare una risposta e che forse, guardando la vicenda con gli occhidioggi, avrebbero potuto cambiare, se non il corso della storia, per lomeno lo sviluppo delle inchieste. 
Moltigli stralcidegli interrogatori e le deposizioni di testimoni, di persone coinvolte nelle stragi o semplicemente di innocenti (che si tentò di collegare ai fatti del 12 dicembre) contenutenelvolume: attiimportanti - frutto diunlungoepuntigliosolavorodell’autrice - ma che forse avrebbero resounpo’ostica lalettura. Ecco quindi la scelta vincente della Orlandi Posti che per spiegare l’intricata vicenda ha optatoperlaformadelromanzo. Una formula che riesce a tenere incollati i lettori, anche quellimenoavvezziai romanzi storico-politici, fino all’ultimapagina.
Le bombe di Roma, analizzando in profondità alcuni piccoli elementiche le indagini di allora non hanno forse voluto cogliere, ci riporta ai primianni’70, facendocicomprendere meglio il clima che sirespiravaneicosiddetti «annidi piombo» erivivere la contrapposizione politica e gli scontri sociali di allora, spiegandoci il ruolo dei servizi segreti e della contro-informazione che allora iniziava a germogliare.

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