L’altro volto delCaudillo è inventato di sana pianta
domenica 7 febbraio 2016
La Spagna di Franco e la Germania nazista
La recensione è nostalgica. Qualcuno ha nostalgia pure di Franco [SGA].
Pierpaolo Barbieri: L’impero ombra di Hitler, Mondadori, pp. 408, euro 32)
Risvolto
La guerra civile spagnola è stata a lungo vista come una sanguinosa
prova generale della Seconda guerra mondiale. I nazionalisti di
Francisco Franco ebbero la meglio grazie all’intervento delle truppe
tedesche e italiane – un chiaro esempio, secondo gli storici, di come
regimi simili tra loro stessero unendo le proprie forze nella lotta
contro il bolscevismo internazionale. Pierpaolo Barbieri reinterpreta in
questo saggio la visione più tradizionale dell’intervento delle forze
dell’Asse, sostenendo che furono ambizioni economiche – e non
ideologiche – a spingere Hitler nella penisola iberica: secondo
Barbieri, i nazisti speravano di costruire un impero economico in Europa
e in Spagna sperimentarono le tattiche da utilizzare per la
realizzazione di questo progetto. I nazisti fornirono alle truppe
nazionaliste di Franco aerei, armi e carri armati, espandendo di fatto
il proprio controllo sulle risorse spagnole e alimentando la propria
industria militare. Questo piano fu reso possibile e redditizio grazie
allo “zar” dell’economia tedesca, Hjalmar Schacht: le sue politiche
consentirono la ripresa economica della Germania tra le due guerre,
consolidando la dittatura hitleriana. Anche se la sua strategia
economica fu alla fine abbandonata in favore di una concezione assai
diversa di impero, fondata sul concetto di “razza”, le conseguenze per
il futuro del Terzo Reich furono determinanti.
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In occasione dei 40 anni dalla morte del dittatore spagnolo, sono usciti saggi che lo dipingono come corrotto e succube diHitler. Ma le accuse sono false
7 feb 2016 Libero PIEROMENARINI
Il 40˚ anniversario della morte di Francisco Franco (20-11-2015) era atteso al varco, non solo in Spagna, da varie pubblicazioni ad hoc, opera degli immancabili cecchini “democratici” dediti a squallidi riti demolitori, perché nella tanto sbandierata «memoria storica» in fondo ci sono meno memoria e meno storia di quanto si voglia far credere. Tra le varie pubblicazioni ne prendiamo in esame due: La otra cara del Caudillo di Ángel Viñas ( Crítica, pp. 448, euro 22,90) e La sombra de Hitler. El imperio económico nazi y la Guerra Civil española di Pierpaolo Barbieri ( Taurus, pp. 449, euro 18,90), tradotto da Mondadori come L’impero ombra di Hitler ( pp. 408, euro 32).
«L’altro volto» che Viñas si popone di mettere in luce è che Franco era un insaziabile, vorace e corrotto accumulatore di ricchezze e questo a dispetto del fatto chedecinedi studi, dal1975 inpoi, abbianodimostrato ilcontrario. Unadelleprovedi Viñasconsisterebbe inun’operazione commerciale con il caffè risalente al 1940. Il prodotto (600 tonnellate) era stato donato alla Spagna dal dittatore brasilianoGetúlioVargas; Franco sene sarebbeimpossessato e l’avrebbe commercializzato usando gli apparati statali e incassando dalla vendita 7,5 milioni di pesetas. Casualmente, in un estratto conto di Franco risalente all’agosto del 1940 figuraunversamento di 7,5milioni. Tale versamento si sommaad altri formando un importo totale di 34,30 milioni sul conto personale di Franco, una fortuna accumulata durante la guerra (1936-1939). La conclusione diViñas è che Franco tenne per sé il denaro del caffè insieme ad altre donazioni simili.
I numeri sono effettivamente sospetti, ma le conclusioni affrettate non sono ammesse. A Viñas ha risposto José Javier Esparza («¿Franco se enriqueció en el poder?», suLaGaceta), evidenziando alcuni aspetti. In primo luogo, per Franco il denaro era una preoccupazionedel tuttosecondaria, comedimostra il fattoche alla sua morte lasciò un patrimonio assai modesto in rapporto alla sua posizione, senza contare che la consorte, Carmen Polo, apparteneva a una famigliamolto ricca. In secondo luogo la domanda da porsi è: dove finirono quei soldi? Ebbene, subito dopo l’operazione sopra rilevata, furono versati nelle casse dello Stato e usati in opere di ricostruzione del Paese.
Nella sua foga di ridicolizzare Franco, Viñas ci collega al libro di Barbieri con un’affermazione peraltro avulsa dal contesto: «Franco rimase affascinato dalla potenzamilitare tedesca, ma fuuncamaleonte che cambiava a seconda della situazione politica. Prima pro-nazista, poi pro-alleati e dopo pro-americano; ciò che contava era conservare il potere».
E proprio della dipendenza di Franco da Hitler sioccupalostudioso argentino, ilquale sostiene la tesi che Hitler avrebbe aiutato ilCaudillo per sperimentare non strategie belliche, come si usa ripetere, bensì tecniche di sfruttamento delle risorse minerarie di cui la Spagna abbondava. In sostanza il Terzo Reich nutriva il segreto obiettivo di assoggettare gradualmente il Paese in una sorta di «impero informale», come banco diprova per una futura colonizzazione mondiale. In quest’ottica, «il progetto imperialistico tedesco, che nasce dalla decisione di intervenire nella guerra di Spagna, fu un successo». Anche rispetto alla nota neutralitàmantenuta da Franco, Barbieriproponeunanuova versione, affermando che taleneutralitànellaSecondaguerramondialenonfumerito del Caudillo, ma una concessione del Reich, a cui faceva comodo per ragioni economiche e commerciali.
Pur essendo di ben altro spessore rispetto allo scadente ideologismo di Viñas, il librodiBarbierinecondivide l’intento di screditare la politica di Franco facendone un sottomesso alla potenza germanica. Senza volere attribuire chissà quali dotidiplomatiche a Franco, sappiamo che in realtà seppe mantenere le distanze da Hitler, che considerava un «folle» capace persino di farlo sequestrare, tanto che, prima di recarsi all’incontro con lui a Hendaya (23-10-1940), diede pieni poteri a un triumvirato agli ordini del generaleMuñozGrandes.
Quanto alla neutralità, la cosa è forse un po’ più complessa. Hitler confidava in un intervento militare della Spagna a fianco della Germania; così non fu, perché Franco riuscì a dichiararsi alleato, ma in regime di «non belligeranza». Più tardi, sempreper aggirare lepressioni interventiste di Hitler, s’inventò rivendicazioni territoriali insostenibili, quali l’annessione della Francia del sudest. Ciano ricordava che Hitler scrisse immediatamente a Mussolini dicendogli: «Gli spagnoli si propongono obiettivi smisurati».
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