venerdì 12 febbraio 2016

Le lezioni di architettura di Kenneth Frampton


Kenneth Frampton: L’altro Movimento Moderno, a cura di Ludovica Molo, Mendrisio Accademy Press / Silvana Editoriale, pp. 348, 42

Risvolto

Questo libro nasce da una serie di lezioni tenute da Kenneth Frampton a Mendrisio, all’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana, ed è dedicato all’analisi del Movimento Moderno, una corrente progettuale complessa e assai variegata nelle sue molteplici manifestazioni.
Il libro è organizzato in 18 capitoli dedicati ciascuno a un architetto – da Schindler a Jacobsen, da Neutra a Bill, da Duiker a Krejcar –, del quale si dà una breve introduzione storico-biografica e si analizza un’opera di riferimento.
La tesi sostenuta in queste pagine è che se da una parte certe opere possono essere comprese nella categoria di un astrattismo generico, dall’altra rivelano ciascuna una sottile declinazione in risposta al contesto nel quale si situano, rivelando così una complessità culturale del Movimento spesso sottovalutata.
Accompagna il testo un ricchissimo apparato di immagini.

Kenneth Frampton (1930) è uno dei maggiori teorici e critici di architettura. Professore alla Columbia University di New York, è autore, tra l’altro, di una Storia dell’architettura moderna (Zanichelli), venduto in tutto il mondo in milioni di copie.


Kenneth Frampton, un’altra modernità oltre le convenzioni 
Una raccolta delle sue lezioni di architettura pubblicata dall’Accademia di Mendrisio Si impegna a illustrare numerosi esempi legati agli anni Trenta e Quaranta, ma con la strana esclusione di tutta la cultura italiana del periodo 

12 feb 2016  Corriere della Sera Di Vittorio Gregotti
Kenneth Frampton è certamente uno degli storici dell’architettura moderna più interessanti e meritevoli per quanto riguarda il costante tentativo di guardare la modernità in tutta la sua complessità di punti di vista «non convenzionali». Come quello del regionalismo critico e della revisione dei punti di vista convenzionali ormai consolidati. 
Quest’ultimo volume pubblicato dall’Accademia di Mendrisio è una sintesi delle sue lezioni svizzere tra il 1998 ed il 2001 ed ha un titolo molto affascinante: L’altro Movimento Moderno (Mendrisio Accademy Press / Silvana Editoriale, pp. 348, 42, a cura di Ludovica Molo). In questo scritto si impegna ad illustrare una serie di esempi degli anni Trenta e Quaranta (con qualche inutile eccezione) e con la strana esclusione di tutta la cultura italiana che, proprio in quegli anni, ha prodotto architetture «altre», come quelle di Gardella, di Albini, dei BBPR, di Quaroni, di Terragni e di alcuni altri. 
Giustamente nella sua introduzione egli cita la celebre conferenza di Heidegger «Costruire, abitare, pensare» al convegno di Darmstadt del 1951, quale esempio di un’altra interpretazione della moderportante Anche se dimentica di citare che, lo stesso anno, al convegno «Ciam» di Hoddesdon venne posto il tema del rapporto con la storia e con il contesto che divenne, negli anni Cinquanta-Settanta. Uno dei temi centrali non solo per la mia generazione, ma per la stessa articolazione del giudizio d’insieme sul Movimento Moderno e sul suo futuro nei confronti del tema della città al momento della ricostruzione postbellica. 
Questo libro è stato pubblicato nel 2015 e sostiene, con un’antologia di opere di grande qualità (che costituiscono nella loro articolazione dei principi del Movimento Moderno), un’anticipazione improprio degli anni precedenti a quel 1951. 
Gli esempi che il libro riporta e che sono ben documentati attraverso disegni, fotografie e commenti critici relativi sono state (da parte di alcuni della mia generazione) scoperte che abbiamo rintracciato e ripubblicato proprio per il loro carattere che coniugava anticipatamente modernità e contenuto culturale in un modo esemplare. Come aveva in parte fatto anche il libro di Alfred Roth nel 1940. 
Naturalmente alle spalle ci sono anche le revisioni critiche implicite delle storie della modernità europea ed americana. Che hanno sovente messo a lato movimenti come l’espressionismo o l’empirismo nordico, la passione costruttiva inglese, che nell’antologia-libro di Frampton sono poste come elementi del Movimento Moderno «altro».
Credo che questa operazione critica sia proprio oggi particolarmente importante di fronte sia ai resti del postmodernismo sia di fronte a quelli delle proposte del trasferimento dell’idea di Derrida del decostruzionismo. Che nell’ultimo numero di «Aut Aut» viene giustamente definita «matrimonio sfortunato» di una condizione dell’architettura come segnale di un suo futuro di caotica provvisorietà.      

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