venerdì 19 febbraio 2016
Nicolao Merker
RITRATTI. Scompare Nicolao Merker, il grande storico della filosofia dedito a Hegel e Marx
Guido Liguori Manifesto 18.2.2016, 0:06
Si è diffusa ieri la notizia della scomparsa di Nicolao Merker, avvenuta domenica. Lo studioso marxista se ne è andato silenziosamente, con quel fare riservato che ne costituiva un po’ la cifra stilistica. Scompare così un grande storico della filosofia e della cultura, la cui opera è segnata dalla volontà di farsi capire, di insegnare ai «non filosofi», per portare avanti un’opera scientifica e insieme civile profondamente democratica.
Nicolao Merker, nato a Trento, di madrelingua tedesca, dopo la morte del padre era stato inviato a studiare a Messina presso uno zio antifascista e comunista. Nella università messinese insegnava il grande filosofo Galvano della Volpe, caposcuola di un marxismo non storicistico, non hegeliano, non gramsciano, anche se disciplinatamente inquadrato nei ranghi del Pci di Togliatti. Laureatosi con Della Volpe nel 1953, Merker era stato ovviamente inviato dal suo maestro in Germania e messo a lavorare su Hegel. Il primo libro che era scaturito da questi studi giovanili (Le origini della logica hegeliana. Hegel a Jena, 1961) risentiva della lettura dellavolpiana, tesa a incastonare (un po’ riduttivamente) il filosofo di Stoccarda nel quadro della «arretratezza della Germania». Proprio questa «arretratezza» poi Merker prese a indagare, spiegandoci la Germania dei 360 staterelli post-Vestfalia, ma anche i tentativi che i rivoluzionari tedeschi (i «giacobini di Magonza» in primo luogo) intrapresero per uscire da tale condizione. Libri come L’illuminismo tedesco (1968), Lessing e il suo tempo (1972) e Alle origini dell’ideologia tedesca. Rivoluzione e utopia nel giacobinismo (1977), insieme a tante curatele, antologie, introduzioni (di autori quali Forster, Herder, Lessing, Kant, Fichte, Humboldt, Hegel) testimoniano di questa vastissima opera di scavo. Lo studio tanto accurato del mondo culturale tedesco tra Sette e Ottocento porta Merker ad assumere un tratto che potremmo dire «gramsciano»: un grande interesse per gli intellettuali considerati minori, che costituiscono però un anello fondamentale per la costruzione del «senso comune», tanto importante per il comunista sardo.
Intanto Merker si fa strada nell’università: insegna a Messina Storia delle dottrine politiche, poi viene chiamato alla Sapienza di Roma (in un ambito filosofico in cui il dellavolpismo ha sempre avuto grande peso), dove per molto anni ha la cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea. Sono lezioni seguitissime, grazie anche alla sua capacità di spiegare i testi, di renderli comprensibili, divenendo egli stesso un formatore di senso comune. In questo quadro, sono importanti il manuale di Storia della filosofia per i licei, opera collettiva che si avvale della collaborazione di molti studiosi, non solo italiani, e che esce, come l’Atlante di filosofia, per gli Editori Riuniti. Con la casa editrice del suo partito, il Pci, Merker collabora assiduamente, con una capacità di lavoro e una versatilità ammirevoli: organizza la sezione di filosofia dei Libri di base di Tullio De Mauro, e nel contempo è protagonista nella ripresa della pubblicazione delle opere complete di Marx ed Engels, rivedendo traduzioni, correggendo strafalcioni di antica data, consegnandoci volumi di grande rilievo. Ma edita anche singoli testi marxiani e antologie (come la bella raccolta La concezione materialistica della storia), che hanno grande diffusione.
Negli anni Novanta Merker studia l’austromarxismo e la socialdemocrazia tedesca (mettendone in luce «miraggi e delusioni»). Ma esplora con altrettanti volumi anche la storia culturale della Germania «da Lutero a Weimar», l’idea di nazione e l’ideologia del nazismo, i miti della Grande Guerra e quelli del colonialismo sedicente «civilizzatore», e le Filosofie del populismo. Senza ovviamente dimenticare il prediletto Marx: il suo Karl Marx. Vita e opere (2010) costituisce ancora una delle migliori introduzioni al rivoluzionario di Treviri. L’ultimo suo contributo, da poco in libreria, sono i due capitoli compresi nel primo volume della Storia del marxismo curata da Stefano Petrucciani per Carocci. Ma siamo sicuri che altri progetti erano già in divenire, sul suo tavolo di lavoro.
Addio a Merker, portò Marx oltre il marxismo
18 feb 2016 Corriere della Sera Pierluigi Panza
Lo storico della filosofia Nicolao Merker, scomparso a Roma all’età di 84 anni (era nato a Trento il 26 marzo 1931), definì se stesso un «drogato della ricerca». Fu alla Sapienza (dov’era professore emerito) il 26 aprile 2010 in occasione della presentazione del volume Il contesto è il filo di Arianna, studi in suo onore: «Il ricercatore — disse — è come un fumatore accanito che non vede l’ora di spegnere una sigaretta per accendere la successiva. Abbiate pietà di un povero drogato, ma non mandatemi in una comunità di disintossicazione».
Allievo di Galvano Della Volpe, docente a Messina e a Roma, dedicò i suoi studi principalmente a Marx, curandone gli scritti e introducendo al suo pensiero ( Karl Marx. Vita e opere, Laterza, 2010). Amava dire che «il pensiero di Marx sta nei suoi scritti». Ovvio? Non tanto; centrare la ricerca sugli scritti significava contribuire a rompere la correlazione tra Marx, il marxismo e il socialismo reale, che ne «aveva reso la figura quasi infallibile». Il suo fu un serio approccio da storico delle idee, che ha finito per favorire l’attuale sdoganamento di Marx in chiave anche pop, da quella di Thomas Piketty a Diego Fusaro, sino alla lettura del Capitale alla Biennale di Venezia di Onkwui Enwezor.
Come da egemonia culturale, Merker riteneva compito dei dotti quello di contribuire al processo di trasformazione della società inculcando idee; per questo rivalutò un testo come La missione del dotto di Fichte. Il dotto è colui che comprende le ragioni degli avvenimenti sulla base del contesto e contribuisce a controldi larne lo sviluppo. Ciò significò per Merker declinare la novità introdotta dalla Rivoluzione francese, ovvero «l’idea di nazione come ambito di universali diritti umani di cittadinanza» ( Il sangue e la terra, Editori Riuniti, 2001). Finì così con l’affrontare anche il tema del populismo, un atteggiamento nato a sinistra e diventato un moto che, a suo dire, ha finito con il restringere l’universalità dei diritti sostituendola con «un’idea di popolo come comunità mistica e indivisa» (il «populismo etnico»).
Merker ha curato edizioni italiane di classici dell’illuminismo, dell’idealismo e del marxismo, in particolare del cosiddetto austromarxismo. Ha redatto trenta voci per l’Enciclopedia filosofica Bompiani e diretto una Storia della filosofia in tre volumi (Editori Riuniti, Giunti e Marzocco).
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