lunedì 22 febbraio 2016

Piketty si schiera con la sinistra del Vermont ma pare già tardi


La neo-mamma e il veterano i volti dell’America che spera in Bernie
di Thomas Piketty Repubblica 21.2.16
Come interpretare l’incredibile successo del ”socialista” Bernie Sanders alle primarie americane? Tra i simpatizzanti democratici sotto i 50 anni d’età, il senatore del Vermont ha ormai superato Hillary Clinton, che si mantiene in vantaggio solo grazie ai più anziani. A fronte della macchina clintoniana e del conservatorismo dei grandi media, forse Bernie non riuscirà a vincere le primarie. Ma è ormai provato che in un prossimo futuro un altro Sanders, sicuramente più giovane e meno bianco, potrà vincere le presidenziali americane e cambiare la faccia del Paese. Per molti aspetti assistiamo alla fine del ciclo politico- ideologico aperto dalla vittoria di Ronald Reagan alle elezioni del novembre 1980.
Facciamo un passo indietro. Tra gli anni 1930 e 1970 gli Stati Uniti portano avanti un’ambiziosa politica di riduzione delle disuguaglianze. Nel periodo tra le due guerre - anche per differenziarsi dal Vecchio Continente, le cui sperequazioni erano percepite come eccessive e contrarie allo spirito democratico americano – si adottano in America livelli di progressività fiscale sui redditi e sulle successioni mai applicati sulla nostra sponda dell’Atlantico. Per mezzo secolo - dal 1930 al 1980 – il tasso applicabile ai redditi più elevati – oltre un milione di dollari l’anno – raggiungeva in media l’82%, con punte del 91% tra gli anni 1940 e 1960 - da Roosevelt a Kennedy. Ed era ancora del 70% al tempo dell’elezione di Reagan, nel 1980.
Questa politica non ha pregiudicato in alcun modo la vigorosa crescita americana del dopoguerra, senza dubbio perché non serve a molto pagare i manager 10 milioni di dollari piuttosto che un milione. L’imposta di successione, rimasta per decenni altrettanto progressiva - sui maggiori patrimoni i tassi erano dell’ordine del 70% - 80%, mentre in Germania o in Francia non si era mai superato il 30-40% - ha fortemente ridotto la concentrazione dei patrimoni americani, seppure non intaccati dalle guerre e dalle distruzioni che hanno colpito l’Europa.
CAPITALISMO MITICO
Fin dagli anni 1930 gli Stati Uniti hanno altresì istituito, assai prima dei Paesi europei, un salario minimo federale, il cui livello (espresso in dollari del 2016) superava i 10 dollari l’ora alla fine degli anni 1960: era di gran lunga il più elevato in quel periodo, in un contesto pressoché privo di disoccupazione, grazie anche al grado di produttività e al sistema scolastico e formativo. Nello stesso periodo gli Stati Uniti pongono finalmente termine alle discriminazioni razziali sancite da leggi tutt’altro che democratiche, tuttora in vigore nel Sud del Paese, e lanciano nuove politiche sociali. Ma tutto ciò suscita forti resistenze, in particolare tra le élite finanziarie e le frange reazionarie dell’elettorato bianco. Umiliata in Vietnam, l’America degli anni 1970 si sente rincorsa da vicino dai ritmi accelerati degli sconfitti della Seconda guerra mondiale (Germania e Giappone in testa), e soffre inoltre della crisi petrolifera, dell’inflazione e di un’inadeguata indicizzazione dei parametri fiscali. Reagan cavalca queste frustrazioni, e si fa eleggere nel 1980 con un programma che promette di ristabilire il capitalismo mitico delle origini. Il punto cruciale è la riforma fiscale del 1986, che pone fine a mezzo secolo di forte progressività fiscale e riduce al 28% il tasso applicabile ai redditi più elevati: una scelta che non sarà mai veramente riveduta dai democratici degli anni di Clinton (1992-2000) e di Obama (2008-2016) che stabiliranno l’aliquota intorno al 40%: la metà del livello medio del periodo 1930-1980. E ciò sullo sfondo di un’esplosione delle disuguaglianze e di remunerazioni mirabolanti, in un contesto di crescita debole (anche se un po’ superiore a quella dell’Europa, invischiata in altri problemi); e di redditi stagnanti della stragrande maggioranza degli americani.
AGENDA PROGRESSISTA
Reagan aveva deciso tra l’altro di congelare il salario minimo federale, che a partire dagli anni 1980 sarà lentamente ma incessantemente eroso dall’inflazione (non più di 7 dollari l’ora nel 2016, contro i quasi 11 del 1969). Anche su questo piano, il regime politico-ideologico introdotto da Reagan è stato solo a malapena attenuato dall’avvento dei democratici Clinton e Obama.
Il successo riportato oggi da Sanders dimostra che buona parte dell’America è stanca delle crescenti disuguaglianze e delle pseudo- alternanze, e aspira a riprendere le fila dell’agenda progressista e della tradizione egualitaria americana. Hillary Clinton, che nel 2008 si batteva a sinistra di Obama, segnatamente sull’assicurazione sanitaria, appare oggi come sostenitrice dello status quo, erede del regime politico Reagan- Clinton-Obama. Bernie propone con chiarezza di ristabilire la progressività fiscale e di portare il salario minimo a 15 dollari l’ora. E inoltre la gratuità dell’assistenza sanitaria e dell’università, in un Paese ove la disuguaglianza di accesso agli studi ha raggiunto livelli inauditi, mettendo in evidenza un abisso rispetto alle rassicurazioni meritocratiche dei premiati dal sistema.
Al tempo stesso, il partito repubblicano si lancia in un discorso iper- nazionalista, xenofobo e islamofobo, glorificando oltre ogni limite la figura del ricco di pelle bianca. I giudici nominati sotto Reagan e Bush hanno fatto saltare ogni limitazione legale all’ingerenza del denaro privato in politica; e ciò rende davvero difficile il percorso di un candidato come Sanders. Ma le nuove forme di mobilitazione politica e di finanziamento partecipativo possono avere la meglio, e far entrare l’America in un nuovo ciclo politico. Siamo lontani dalle tristi profezie sulla fine della storia.
( Traduzione di Elisabetta Horvat. Thomas Piketty è un economista francese specializzato nei temi dell’ineguaglianza sociale. È autore di “ Il Capitale nel XXI secolo”)
Le immagini di queste pagine sono di Ramak Fazel, fotografo americano che ha a lungo vissuto a Milano: oltre al suo lavoro, porta avanti una ricerca artistica con progetti in Iran, Italia e Usa 

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