A Madrid sinistre e movimenti europei per il Piano B contro la «debitocrazia»
Tre giorni di assemblea. A tutto campo in Europa contro l'austerità.
Il giorno di mobilitazione comune sarà il 28 maggio, data simbolica
della Comune di Parigi
di Eleonora Forenza il manifesto 25.2.16
La riapertura di una dimensione europea dei conflitti e dei movimenti:
questo l’obiettivo della tre giorni di assemblea a Madrid (19–21
febbraio), Plan B, contro l’austerità per una Europa democratica.
Rimettere in movimento la sinistra europea, partendo da una agenda
condivisa di mobilitazione, con un esplicito richiamo all’esperienza dei
Forum sociali europei che iniziò a Firenze nel 2002.
Il documento conclusivo “chiama” anche una data di mobilitazione europea, il 28 maggio, data simbolica della Comune di Parigi.
La tre giorni ha nominato le proprie «genealogie» e insieme condiviso un
posizionamento radicato nel tempo presente, nel pieno di questa
crisi-ristrutturazione capitalistica: la scelta dello spazio europeo
come terreno del conflitto.
L’idea di Europa, dunque, come oggetto di una lotta per l’egemonia: tra
il neoliberismo che ha distrutto la vecchia Europa del welfare e la
democrazia reale, il nuovo che può nascere dalla riapertura di un
processo di politicizzazione di massa.
la-sinistra
Se l’Europa è oggi lo spazio in cui tradurre nel presente la
«rivoluzione in Occidente», il nodo della costituzione di una forza
politica europea che modifichi gli attuali rapporti di forza è
ineludibile.
Non si può parlare di una democratizzazione dell’Europa senza la
costituzione di un demos in una lotta di liberazione dall’austerità e
dalla governance dell’Ue neoliberista e dei suoi dispositivi. Né si può
sovrapporre il nodo del potere e dei poteri – di cui i popoli europei
sono progressivamente espropriati – con quello del governo, a maggior
ragione nell’epoca della fine del compromesso tra capitalismo e
democrazia determinata dal neoliberismo, carta costituzionale di questa
Ue e dei suoi piloti automatici.
Nodo spinoso per la sinistra europea, a partire dalla Grecia e dalla
Spagna, e per la sinistra italiana, che ha già ampiamente sperimentato
le conseguenze dell’essere sinistra di governo senza «il potere di
cambiare».
La proposta politica di Madrid mette al centro la lotta alla austerità e
alla «debitocrazia» (Eric Toussant e Zoe Kostantopoulou tra gli
interventi): l’audit sul debito sperimentato in Grecia dalla commissione
parlamentare non solo non va interrotto ma va esteso almeno ai paesi
del Sud.
In sintesi, il documento conclusivo ribadisce l’illegittimità del debito
e la necessità della sua ristrutturazione; propone la disobbedienza ai
trattati e il rifiuto di altri «sacrifici per l’euro».
Centrali la connessione con la mobilitazione contro i trattati di
commercio (Ttip, Tisa, Ceta), come hanno ribadito John Hillary e Susan
George, e la necessità della lotta alla xenofobia istituzionale della
fortezza Europa.
Finalmente in un incontro della sinistra europea la prospettiva
femminista è stata fondativa (e non solo uno specifico), con una propria
agenda e trasversale a tutti gli assi di lavoro: autodeterminazione e
autogoverno, partire dai corpi e dalle città resilienti (presenti le
esperienze di Barcellona in comune e Valencia) per disegnare un’altra
Europa.
A Madrid c’erano esponenti del Gue e della Sinistra Europea, (tra gli
altr@, di Izquierda Unida, Podemos, Linke, l’Altra Europa), di realtà di
movimento (da Blockupy ad Attac), rappresentanti di municipalità,
ricercator@, attivist@. Tra i principali protagonisti anche Yanis
Varoufakis, col suo progetto DiEm, lanciato a Berlino lo scorso 9
febbraio. Non c’era invece Melenchon anche se non sono mancati
contributi alla discussione a partire dal manifesto parigino.
A Madrid, dunque, si è aperto un percorso unitario dal basso, di
convergenza e connessione di diversi percorsi attivi sullo scenario
europeo, che intende territorializzarsi.
Credo sia fondamentale costruire un percorso di continuità anche in
Italia. Se la sinistra italiana non vuole rinchiudersi in un partito
centrato sullo spazio nazionale e senza una prospettiva chiara
sull’Europa, raccogliere la sfida aperta a Madrid è di fondamentale
importanza.
La costruzione di una soggettività dell’alternativa in Italia non può
non assumere la prospettiva europea come fondativa e quindi l’alterità,
la rottura con le forze che sostengono l’UE neoliberista, comprese il
Pse e il Pd: una sfida questa alla base dell’esperienza dell’Altra
Europa.
Una sinistra politica e sociale che si ponga realmente il problema del
cambiamento non può relegare il nodo della efficacia nel mantra della
sinistra di governo, ma deve riattivare quel processo di
politicizzazione di massa di cui lo spazio europeo – e in particolar
modo quello italiano – ha un disperato bisogno.
Unire e connettere le diverse forme del fare politica e del fare società
oggi è una sfida che non ammette scorciatoie politiciste o fintamente
innovative; ma il lavoro difficile di unire ciò che il neoliberismo ha
diviso è l’unica alternativa all’Europa della barbarie neoliberista.
Madrid chiama Roma, stay tuned.
* Eleonora Forenza è parlamentare europea del gruppo GUE/NGL
Nessun commento:
Posta un commento