Parla lo scrittore francese tra i più duri critici dell’immigrazione «Gli stranieri in arrivo non sono vittime ma pericolosi invasori»12 mar 2016 Libero
«Noi avversari della Grande Sostituzione siamo più ambiziosi dei sovranisti, che pure sono spesso nostri alleati: non vogliamo uscire dall’Europa per difendere dall’invasione una qualunque ridotta nazionale, noi vogliamo lottare contro la colonizzazione dell’Europa intera, tramite l’unione dei resistenti europei di tutte le nazioni».
Ha citato un termine chiave della sua visione del mondo, la «nocenza». Può spiegarci di cosa si tratta?
«Dalla semplice maleducazione al crimine sanguinario, passando per lo stupro, la nocenza - il cui contrario è l’innocenza - è lo strumento della conquista. Noi non abbiamo a che fare con degli eserciti in armi, forse questo ci inganna. Abbiamo a che fare con dei “nocenti”, dei profittatori, imbucati, ladri, stupratori, scippatori, rapinatori, sempre più spesso con dei terroristi. Non c’è soluzione di continuità fra delinquenza comune e delinquenza politica, religiosa o terroristica. D’altra parte non si tratta di accogliere individui, ma popoli, che potrebbero, dovrebbero benissimo prendere in mano il proprio destino. Ma il destino degli attuali invasori, ai loro occhi, non è la liberazione dei loro Paesi, ma la conquista dell’Europa. Ora, nessuna legge morale prevede che si debba dire sì alla sostituzione del proprio popolo con un altro. Quando questo assenso viene dato, si chiama tradimento, non generosità».
Cosa pensa del Front national di Marine Le Pen?
«Non è la mia famiglia, il mio ambiente, la mia cultura, ma ciononostante è la principale forza contro la Grande Sostituzione. Non si può contestare a Marine Le Pen la prima linea nella battaglia, dato che dispone del grosso delle truppe. È un po’ come con la Chiesa cattolica: se sono con noi per difendere la civiltà europea, siamo con loro. Se disertano questa battaglia, ci batteremo senza di loro, alla peggio contro di loro (ma in questo caso penso più alla Chiesa che al Front)».
In questi giorni lei è stato in Italia. Ha trovato il nostro Paese cambiato, rispetto a quello che conosceva?
«Assolutamente sì, e in peggio. L’Italia subisce, così come la Francia, quattro colonizzazioni simultanee e legate fra loro: quella dell’Africa, ovvero la sommersione demografica; quella dell’America, ovvero l’asservimento culturale; quella della “dittatura della piccola borghesia”; infine quella del cemento, che è la più immediatamente percettibile delle quattro. Urbanizzazione a oltranza, divenire-periferia generale, massacro e sparizione dei paesaggi (come se l’asse Roma-Tivoli, questo incubo, fosse la prefigurazione dell’avvenire globale)».
In Italia hanno appena approvato le unioni civili. Cosa pensa di questo tema?
«Sarei tentato di dirvi che me ne infischio. Quando la questione si è posta in Francia, ho rifiutato di lasciarmi trascinare nel dibattito, mi sembrava farsesco rispetto alla storia. Quando una nazione è invasa come ci si può preoccupare di tali idiozie? È la storia di Bisanzio e del sesso degli angeli. D’altra parte, è evidente che questo attacco contro le strutture tradizionali della società fa parte del movimento che prepara la Grande Sostituzione».
Dicono che è un provvedimento in favore dell’eguaglianza...
«L’eguaglianza, quando lascia il suo dominio di legittimità, ovvero la politica, distrugge tutto ciò che tocca. L’eguaglianza tra genitori e bambini distrugge la famiglia, tra professori e studenti distrugge il sistema educativo, tra arti maggiori e minori distrugge la cultura, tra cittadini e non cittadini distrugge la cittadinanza (e dunque la nazione). L’eguaglianza tra eterosessuali e omosessuali ridicolizza il matrimonio. Il “pertuttismo” è un nichilismo».
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