venerdì 1 luglio 2016

Donne che tradirono la patria unendosi alla Repubblica di Salò

Fasciste di Salò
Cecilia Nubola: Fasciste di Salò. Una storia giudiziaria, Laterza, 234 pagine, 20 euro

Risvolto
A fianco dei tedeschi, negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale, furono molte le donne italiane che si impegnarono per la difesa della Repubblica sociale italiana. La maggior parte di loro erano ‘donne in armi’; inquadrate in bande e brigate nere, avevano partecipato a rastrellamenti e stragi, commesso omicidi, sevizie e torture nei confronti di civili e partigiani. Altre erano spie al servizio dei tedeschi o degli uffici politici della Rsi, avevano denunciato ebrei e partigiani contribuendo attivamente alla loro cattura e molto spesso alla loro morte. Le vicende di queste fasciste saloine (e di alcuni loro camerati) permettono di riflettere su alcuni temi rilevanti per comprendere l’Italia uscita dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale: il rapporto con la violenza, le posizioni di dura condanna o di clemenza assunte dalle Corti nei loro confronti, le strategie messe in atto per negare le accuse o per difendersi, l’atteggiamento dell’opinione pubblica. È una storia che non si conclude nelle aule dei tribunali. Le scelte politiche dei governi del dopoguerra, i numerosi provvedimenti di clemenza (amnistie, grazie, liberazioni condizionali) a partire dall’amnistia Togliatti del 1946, permetteranno, nel giro di un decennio, il ritorno in libertà degli ex fascisti, uomini e donne.
ROBERTO FESTORAZZI Avvenire 30 giugno 2016

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