venerdì 1 luglio 2016
Donne che tradirono la patria unendosi alla Repubblica di Salò
Risvolto
A fianco dei tedeschi, negli ultimi due anni della seconda guerra
mondiale, furono molte le donne italiane che si impegnarono per la
difesa della Repubblica sociale italiana. La maggior parte di loro erano
‘donne in armi’; inquadrate in bande e brigate nere, avevano
partecipato a rastrellamenti e stragi, commesso omicidi, sevizie e
torture nei confronti di civili e partigiani. Altre erano spie al
servizio dei tedeschi o degli uffici politici della Rsi, avevano
denunciato ebrei e partigiani contribuendo attivamente alla loro cattura
e molto spesso alla loro morte. Le vicende di queste fasciste saloine
(e di alcuni loro camerati) permettono di riflettere su alcuni temi
rilevanti per comprendere l’Italia uscita dal fascismo e dalla seconda
guerra mondiale: il rapporto con la violenza, le posizioni di dura
condanna o di clemenza assunte dalle Corti nei loro confronti, le
strategie messe in atto per negare le accuse o per difendersi,
l’atteggiamento dell’opinione pubblica. È una storia che non si conclude
nelle aule dei tribunali. Le scelte politiche dei governi del
dopoguerra, i numerosi provvedimenti di clemenza (amnistie, grazie,
liberazioni condizionali) a partire dall’amnistia Togliatti del 1946,
permetteranno, nel giro di un decennio, il ritorno in libertà degli ex
fascisti, uomini e donne.
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