«Ho ricevuto
informalmente la nota “Revisione della classificazione delle riviste” in
osservanza del DM.7 /6/2016, n. 120, con prot. Anvur n. 2777 del
26/9/2016. … Quanto al merito, ritengo i criteri enunciati dal sopra
citato DM. e, ancor più la capziosa interpretazione di essi data
dall’ANVUR, lesivi della libertà della ricerca scientifica, offensivi
dell’autorevolezza scientifica degli insigni studiosi che hanno fatto e
fanno parte del Consiglio scientifico dell'”Archivio”, ingiuriosi della
mia dignità di studioso. Per tanto invito gli organi competenti
dell’ANVUR a procedere al declassamento della rivista, fornendo
esplicita, chiara e specifica motivazione … Per mia parte mi impegno a
pubblicare la detta motivazione nella prima pagina del prossimo numero
dell'”Archivio”, così che tutti i Collaboratori e Lettori sappiano qual è
la valutazione ANVUR del periodico. Ovviamente mi riservo di adottare,
in tutte le sedi che ritengo idonee e competenti le iniziative
necessarie a perseguire le su indicate lesioni e incongruenze
giuridiche.»
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
copia della lettera che Fulvio Tessitore, socio dell’Accademia dei
Lincei, ha inviato al Presidente dell’Anvur in risposta alla nota
“Revisione della classificazione delle riviste” inviatagli in qualità di
Presidente del Consiglio direttivo dell'”Archivio di storia della
cultura”.
Signor Presidente dell?ANVUR
Via Ippolito Nievo, 35
00153 ROMA
e p.c.
sen. Prof.ssa Stefania Giannini
Ministro dell’Istruzione
Prof. Marco Mancini
Direttore Dipartimento del MIUR
Viale Trastevere, 74a
00153 ROMA
Ho ricevuto informalmente la nota “Revisione della classificazione
delle riviste” in osservanza del DM.7 /6/2016, n. 120, con prot. Anvur
n. 2777 del 26/9/2016.
Preliminarmente intendo osservare che la suddetta nota mi è pervenuta,
per via indiretta, prima grazie alla cortesia del prof. Edoardo
Massimilla, Segretario del Consiglio direttivo dell'”Archivio di storia
della cultura”, da me diretto; successivamente via mail, a firma
“Antonio Ferrara”, in seguito a sollecitazione dello stesso prof.
Massimilla. Il livello di certificazione di tale invio è dimostrato
dalla collocazione di esso, per automatismo del mio computer, tra la
“posta indesiderata”, dove, per caso l’ho rintracciato.
Quanto al merito, ritengo i criteri enunciati dal sopra citato DM. e,
ancor più la capziosa interpretazione di essi data dall’ANVUR, lesivi
della libertà della ricerca scientifica, offensivi dell’autorevolezza
scientifica degli insigni studiosi che hanno fatto e fanno parte del
Consiglio scientifico dell'”Archivio”, ingiuriosi della mia dignità di
studioso.
Per tanto invito gli organi competenti dell’ANVUR a procedere al
declassamento della rivista, fornendo esplicita, chiara e specifica
motivazione, senza ricorrere alla copertura dell’anonimato, che è metodo
incompatibile con la responsabilità scientifica, che ogni valutatore o
giudice deve sapersi assumere.
Per mia parte mi impegno a pubblicare la detta motivazione nella
prima pagina del prossimo numero dell'”Archivio”, così che tutti i
Collaboratori e Lettori sappiano qual è la valutazione ANVUR del
periodico.
Ovviamente mi riservo di adottare, in tutte le sedi che ritengo
idonee e competenti le iniziative necessarie a contestare le su indicate
lesioni e incongruenze giuridiche.
Saluti
Fulvio Tessitore
Università, fondi per 350 milioni agli studenti e ai professori più bravi
Il governo imita il modello inglese basato sul merito Chi rientra in Italia pagherà solo il 10% delle tasse dovute
Alessandro Barbera Busiarda 30 10 2016
Per l’Italia è una piccola rivoluzione copernicana. Altrove è la normalità: chi più dà, più riceve. Più fondi ai migliori dipartimenti e progetti di ricerca, ai più bravi fra professori e studenti. C’è un pezzo della legge di bilancio per il 2017 che fa molto meno notizia dell’anticipo pensionistico ma ha un impatto potenziale più forte di qualunque taglio fiscale. Basti dire che ancora oggi circa tremila degli undicimila aspiranti ricercatori scappano all’estero in cerca di libertà, merito e assegni più ricchi. La speranza di un’inversione di tendenza è a pagina 44, articoli 36 e seguenti della manovra.
A scriverli ci ha pensato in gran parte il sottosegretario Tommaso Nannicini, uno di quelli che è rimasto qui e ha trovato posto nell’Eden della ricerca italiana, alla Bocconi di Milano. Il pacchetto università è il più ricco da molti anni a questa parte: dopo svariati tagli, il fondo ordinario torna a crescere. La vera novità è un altra. Per la prima volta da sempre i soldi non verranno distribuiti a pioggia o in ossequio alle determinazioni della Conferenza dei rettori: circa 350 milioni saranno assegnati secondo criteri meritocratici. Non siamo ancora alla chiusura dei dipartimenti peggiori, ma il governo prova a imitare le migliori pratiche anglosassoni. Ben 270 milioni andranno ai migliori dipartimenti anzi, al migliore di ciascuna università statale. In Italia se ne contano 180, ciò significa che avranno a disposizione ciascuno un milione e mezzo di euro.
Avranno di più anche i migliori progetti di ricerca, per i quali l’Autorità di valutazione (Anvur) stilerà una classifica. Il 60 per cento dei migliori ricercatori e il 20 per cento dei professori associati riceveranno un fondo di ricerca da tremila euro l’anno che potranno gestire in piena autonomia. Oggi chi ha bisogno di soldi per studiare all’estero o comprare un computer deve affidarsi ad una complicata burocrazia in cui conta avere il sostegno di un docente sufficientemente influente da ottenere il finanziamento. Da domani no: l’Anvur dovrà fare una classifica di chi ha diritto ai fondi e chi no sulla base delle pubblicazioni accademiche.
Chi fra i tanti volesse tentare la scommessa di tornare indietro, d’ora in poi avrà un incentivo strutturale: per quattro anni pagherà solo il dieci per cento delle tasse dovute. Se poi si tratta di un matematico finito a lavorare per una grossa banca d’affari londinese avrà uno sconto pari alla metà delle imposte accertate ma fino a cinque anni. Nel mondo accademico non tutti sono felici delle novità: nei giorni scorsi la ministra Giannini ha dovuto difendersi dall’accusa di violare l’autonomia degli atenei per via dell’istituzione del fondo Natta, quello che permetterà l’assunzione di 500 eccellenze senza passare dal normale percorso di reclutamento. Poiché sarà il governo a scegliere i membri della commissione aggiudicatrice delle borse (avviene così anche negli Usa, risponde Palazzo Chigi) l’accusa è di voler mettere le mani sulla ricerca. Come se finora fosse stata nelle mani del merito per i migliori.
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