giovedì 22 dicembre 2016

Le mani dei negrieri sull'Ottobre



I negrieri mettono le mani sull'Ottobre e ne fanno una kermesse che dal post-operaismo deborda nel post-moderno, celebrandone il definitivo detournement nel nome "del comune".

Sarebbe il caso di non abbandonare quest'evento esclusivamente alle deformazioni cognitarie. 
Così come sarebbe il caso di evitare che a questa provocazione divertentista, autoproclamatasi "eretica", si rispondesse con una triste e nostalgica sagra della taxidermia in stile anni Cinquanta, come invece è assai prevedibile [SGA].

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INCONTRI. Molti i relatori, diversi tra loro ma che segnalano una vivacità di percorsi teorici 
Benedetto Vecchi Manifesto 22.12.2016, 22:10 
Un secolo. Tanti sono gli anni che separano il tempo attuale dalla Rivoluzione d’Ottobre. E già in questi ultimi giorni dell’anno si rincorrono, quasi giocassero a nascondino, l’apologia di quell’«evento» che modificò il corso della Storia e le demonizzazioni del socialismo reale all’interno di una gestione preventiva – nella formazione di qualsiasi ipotesi teorico-politica di trasformazione radicale dell’esistente. C’è da scommettere che il prossimo anno sarà costellato di continue oscillazioni tra queste due polarità, opposte nelle argomentazioni ma speculari nel chiudere la porta a una indispensabile innovazione politica per quanto riguarda il pensiero critico. 
La scommessa invece da giocare è proprio la creazione di momenti di discussione, riflessione che puntino allo sviluppo di un punto di vista che sfugga sia alle demonizzazione che a un rassicurante e tuttavia paralizzante riflesso identitario.
Va in questa direzione l’annunciato incontro internazionale che si svolgerà nel prossimo gennaio a Roma (dal 18 al 22). Per tre giorni, tra la Gnam (Galleria nazionale di arte moderna) e lo spazio autogestito Esc, si svolgerà un convegno e una mostra che ha come titolo «C17». Nessuna concessione alla nostalgia di un passato ormai alle spalle, bensì il tentativo di affrontare cosa rimane dell’eredità di un secolo, variamente qualificato del movimento operaio, socialdemocratico del comunismo possibile. E cosa utilizzare di quell’eredità. 
Per il momento, gli organizzatori hanno organizzato un crowdfunding per raccogliere le risorse economiche necessarie a ospitare un numero elevato di relatori, la maggioranza dei quali arriverà da fuori i confini nazionali (il sito internet per contribuire è all’indirizzo: https://www.derev.com/c17rome)
Il convegno prevede infatti una platea di relatori che si caratterizzano per percorsi teorici «eterodossi» rispetto alla tradizione marxista. Tra gli italiani, ci sono Luciana Castellina, Maria Luisa Boccia, Mario Tronti e Giacomo Marramao che vengono da «educazioni sentimentali» alla politica che hanno sempre mantenuto aperto un canale di comunicazione (e di militanza) con le formazioni storiche del movimento operaio. Ma anche personalità intellettuali che si sono formate in un dissenso conflittuale con quei partiti (Toni Negri, Sandro Mezzadra, Paolo Virno, Enzo Traverso). 
Tra i non italiani, Pierre Dardot, Jodi Dean, Dilar Dirik, Terry Eagleton, Claire Fontaine, Katherine Gibson-Graham, Michael Hardt, Christian Laval, Christian Marazzi, Morgane Merteuil, Brett Nielson, Alexei Penzin, Jacques Rancière, Trebor Scholz, Bhaskar Sunkara, Marcel Van Der Linden, Saskia Sassen, Yanis Varoufakis, Wang Hui, Slavoj Zizek.
Dunque un gruppo eterogeneo di relatori che non fanno scuola, ovviamente. Già perché la necessità di avventurarsi nel terreno dell’innovazione – sottraendo questo campo di elaborazione alle teste d’uovo del neoliberismo – nasce anche dalla constatazione che gran parte del sapere accumulato lo scorso secolo o è stato dissolto o si è inaridito in dispute che ricordano una stantia accademia. 
D’altronde il testo di convocazione dell’incontro romano sarà scandito da temi che ripercorreranno certo la storia di una esperienza declinata sulla scia di un invito datato ormai quaranta anni fa da Eric Hobsbawmn al plurale. Dunque i comunismi. Ma poi il lessico marxiano diviene centrale: la critica dell’economia politica, intendendo con ciò un’analisi disincantata e spregiudicata dei rapporti sociali di produzione dominanti. Argomento trattato con vivacità fuori dai confini nazionali. C’è poi il tema del potere: come è cambiato, come si manifesta in una realtà che vede una centralità dell’economico e una ridefinizione del potere dove lo stato-nazione è un nodo, ma non più il centro della decisione politica .
L’incontro non vuol essere tuttavia solo una mappa della realtà. Vuole anche fissare terreni di sperimentazione politica, dove l’insieme del pensiero politico della modernità è chiamato in causa. Da Machiavelli a Hobbes, dal federalismo statunitense al municipalismo, da Spinoza a Michel Foucault.
La settimana precedente il seminario sarà inoltre inaugurata la mostra ospitata dalla Galleria di arte moderna di Roma. Accanto alle opere del fondo della Gnam, saranno esposte opere e presentate installazioni e videoperformance di giovani artisti che ruotano a quello che gli organizzatori chiamano «il comunismo del sensibile».

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