Elias Canetti: Il libro contro la morte, a cura di Ada Vigliani, Adelphi
Risvolto
Il libro più importante della sua vita, Canetti lo portò sempre dentro
di sé ma non lo compose mai. Per cinquant'anni procrastinò il momento di
ordinare in un testo articolato i numerosissimi appunti che, nel
dialogo costante con i contemporanei, con i grandi del passato e con i
propri lutti familiari, andava prendendo giorno dopo giorno su uno dei
temi cardine della sua opera: la battaglia contro la morte, contro la
violenza del potere che afferma se stesso annientando gli altri, contro
Dio che ha inventato la morte, contro l'uomo che uccide e ama la guerra.
Una battaglia che era un costante tentativo di salvare i morti – almeno
per qualche tempo ancora – sotto le ali del ricordo: «noi viviamo
davvero dei morti. Non oso pensare che cosa saremmo senza di loro».
Sospeso tra il desiderio di veder concluso Il libro contro la morte – «È ancora il mio libro per antonomasia. Riuscirò finalmente a scriverlo tutto d'un fiato?»
– e la certezza che solo i posteri avrebbero potuto intraprendere il
compito ordinatore a lui precluso, Canetti continuò a scrivere fino
all'ultimo senza imprigionare nella griglia prepotente di un sistema i
suoi pensieri: frasi brevi e icastiche, fabulae minimae, satire, invettive e fulminanti paradossi.
Quel compito ordinatore è assolto ora da questo libro, complemento fondamentale e irrinunciabile di Massa e potere:
ricostruito con sapienza filologica su materiali in gran parte inediti,
esso ci restituisce un mosaico prezioso, collocandosi in posizione
eminente fra le maggiori opere di Canetti.
Ecco il libro cui lo scrittore bulgaro di lingua tedesca lavorò sempre: un folle mosaico di aforismi e pensieri
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