mercoledì 31 gennaio 2018

La reintroduzione della schiavitù operaia entra nel discorso pubblico come esigenza vitale del capitalismo italiano straccione

















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Il sistema è pensato per risparmiare tempo, ma desta preoccupazione per le potenzialità di controllo: «Dipendenti trasformati in robot». Domani l’incontro tra governo e azienda in Italia
Corriere


"... ha sostenuto l'impero romano per secoli. Malgrado la storia ricordi lo schiavismo come qualcosa di negativo... in realtà gli schiavi stavano piuttosto bene durante l'impero romano... avevano cibo, un tetto, una casa piuttosto bella, erano assimilabili alla servitù dell'Ottocento... Oggi il lato negativo dello schiavismo già esiste... Se istituissimo di nuovo lo schiavismo ovviamente con le opportune modifiche legislative (non ci si può più permettere di buttare uno schiavo ai leoni) sarebbe un vantaggio..."



"Provocazione" o ballon d'essai? In ogni caso, esattamente come è accaduto per il colonialismo - tabu fino a poco fa, ma apertamente auspicato e praticato in chiave umanitaria oggi - con questi artifici retorici una parola e un concetto che credevamo espulsi per sempre dall'ambito del dicibile tornano ad essere praticati nella sfera pubblica e nel confronto delle idee.

Perché accade questo?

A lungo il PCI e la sinistra italiana hanno dibattuto sulla natura del capitalismo nazionale, che però - nonostante il tempo che passa, il passaggio al post fordismo e le ovvie diversità e eccezioni - conserva sempre quel carattere straccione e parassitario descritto a suo tempo da Gramsci come elemento di lunga durata.

Qualunque riflessione su scuola e università, ad esempio, deve partire da qui e non dallo sdegno aristocratizzante: per questa struttura industriale, la formazione universale è una spesa improduttiva. L'unica forma di competizione passa per l'abbassamento del costo del lavoro e non c'è bisogno di ricerca e sviluppo.

La salvezza dell'Università allora non è diversa dalla salvezza del paese e passa per l'intervento pubblico, la politica economica e industriale, la pianificazione, la riforma fiscale in senso patrimoniale, la nazionalizzazione o ri-nazionalizzazione senza indennizzo di alcuni settori strategici.
Passa cioè per l'introduzione di elementi di socialismo.

Il socialismo - come ricchezza e sviluppo integrale - è il bisogno nazionale più urgente e l'orizzonte più all'avanguardia.

Questa consapevolezza rende immediatamente il dibattito su euro e non euro, per dirne una, una cosa del tutto secondaria rispetto alla profondità del problema. [SGA].



Gli ultimi dati dell'Inps parlano piuttosto chiaro: sta gradualmente finendo il lavoro per come lo conoscevamo. Ma quel che è più importante, nei nuovi lavori si stanno creando tipologie di relazione che mettono i dipendenti davanti a una dura realtà: salari molto bassi a fronte di performance richieste molto elevate. Non di rado sui social si legge ormai una parola che inquieta: schiavitù. Un'esagerazione? Ne parla Enrico Verga in questo video.

di Alberto Annicchiarico Sole 24 ore 23 Gen 2018

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