venerdì 21 febbraio 2020
Filosofia come consolazione e supplemento d'anima per la società neoliberale
Repubblica risponde al Corriere, che con un colpo di genio aveva prontamente sostituito il defunto Emanuele Severino con Osho [SGA].
Una tecnologia che ci ferisce
Rivoluzione digitale. L’ultimo saggio di Luciano Floridi è un appassionato manifesto per una filosofia dell’informazione in un mondo dove l’uomo ha perso la sua centralità
Mauro Ceruti Domenicale 23 02 2020
È una
rivoluzione. Floridi l’ha definita la quarta rivoluzione, che è anche il
titolo di una suo precedente libro. A suggerire questa definizione
concorre il riferimento al modo in cui Sigmund Freud, in un suo celebre
scritto (Una difficoltà della psicoanalisi), interpretò il senso
delle conseguenze di tre profonde «ferite» che la conoscenza scientifica
moderna aveva inferto al narcisismo umano. Ne parlò come di altrettante
rivoluzioni nelle immagini con cui gli esseri umani hanno pensato il
loro posto nel cosmo e quindi il senso della loro identità: la
rivoluzione dovuta alle scoperte di Niccolò Copernico, che diede inizio
alla trasformazione degli esseri umani da abitanti del centro del cosmo
in abitanti di un piccolo pianeta di periferia all’interno di una
galassia altrettanto periferica; la rivoluzione dovuta alle scoperte di
Charles Darwin, che trasformò la specie umana da punto climattico del
disegno del creatore nell’esito contingente e recente di un’evoluzione
dalle molteplici ramificazioni; la rivoluzione dovuta alle scoperte
dello stesso Freud, che sottraevano alla coscienza dell’uomo il
controllo e il potere sull’insieme della sua vita psichica: l’uomo non è
padrone nemmeno a casa sua.
Alan Turing è stato all’origine
della quarta rivoluzione, la rivoluzione informatica, che a sua volta ha
mutato radicalmente il nostro modo di essere e di concepirci nel mondo,
e che ci ha reso abitanti di un ambiente globale fatto di informazioni,
da Floridi chiamato Infosfera. Questa rivoluzione è una nuova ferita al
narcisismo umano, alla sua presunzione di controllare e prevedere i
suoi artefatti.
Le tecnologie digitali sviluppano una sempre
maggiore autonomia, e sempre più controllano e prevedono gli stessi
comportamenti, e desideri, umani. Le tecnologie digitali vivono e si
sviluppano in autonomia anche rispetto alla scienza stessa. In certo
senso, si autogenerano. La loro evoluzione è paragonabile, per alcuni
versi, all’evoluzione biologica, che avviene per rapida proliferazione
di alternative. Evolvono passo dopo passo, con una miriade di prodotti
disordinati e scollegati. La materia intelligente, le biotecnologie, le
simulazioni e i mondi immaginari prodotti dall’evoluzione del software
e dalle avanzate capacità di calcolo dei computer, gli automi, gli
avatar e gli agenti intelligenti stanno entrando nei paesaggi della vita
quotidiana senza che quasi siano disponibili teorie in grado di
prefigurare possibilità, limiti e conseguenze dei loro sviluppi.
Le
tecnologie digitali generano orizzonti inediti. La loro dinamicità si
riflette nella loro estrema pervasività, che trasforma le forme della
vita quotidiana, i comportamenti individuali e sociali, la produzione,
la trasmissione e l’apprendimento delle conoscenze, i modi in cui
interpretiamo il mondo. È da esse che ormai dipende il nostro modo
osservare le cose, e il nostro modo di guardare a noi stessi: il nostro
rapporto con la natura e con il cosmo; la nostra identità di individui e
la nostra identità di specie; il modo di concepire il cervello e la
mente; il modo di vivere e di comunicare; la politica e l’economia; i
sentimenti e le passioni…
Tutto ciò obbliga, come argomenta in
modo molto articolato Floridi, di aggiornare i classici problemi
filosofici, cioè i problemi che riguardano l’identità personale, la
natura della conoscenza, i diritti fondamentali, e così via. Tutto ciò
obbliga anche a formulare nuovi tipi di problemi filosofici, per esempio
quello della natura dell’informazione, quello del potere nella società
dell’informazione, quello della libertà in rapporto alla capacità di
previsione dei sistemi dell’intelligenza artificiale.
La
rivoluzione dell’informazione e della comunicazione ha messo in crisi
alcuni presupposti dell’etica moderna, centrata sull’idea che la
condizione umana fosse stabile e che i fini e le conseguenze dell’agire
etico fossero prossimi, nello spazio e nel tempo, all’atto stesso e
quindi prevedibili e controllabili. L’intervento tecnologico, sempre più
estesamente bio-tecnologico, è giunto non solo a toccare l’identità
umana, ma anche a metterne in discussione la stabilità evolutiva. Le
conseguenze dell’agire tecnologico, difficili da prevedere, si dilatano
nello spazio e nel tempo. E ciò chiede di riformulare il senso e
l’estensione della nostra responsabilità.
In questo orizzonte,
per Floridi, la filosofia ha un compito etico, e deve essere ridefinita a
partire dalla prospettiva del design. «Il mondo stesso – scrive
l’autore – ha fortemente bisogno di conoscenza filosofica e di disegnare
nuove idee. La filosofia è necessaria per creare le nostre società
dell’informazione, per dare forma ai nuovi ambienti digitali in cui
milioni di persone trascorrono sempre più tempo e, in ultima istanza,
per ripensare ciò che mi piace definire progetto umano». Questa
filosofia rigenerata avrebbe come compito quello di delineare
l’orizzonte problematico e progettuale di un ambientalismo etico
digitale.
Pensare l’infosfera significa dunque ripensare la
pratica e la metodologia della filosofia, impegnandola a uscire
dall’accademismo, per tornare a occuparsi dei problemi fondamentali del
nostro tempo e delle radicali trasformazioni nella nostra comprensione
del mondo e di noi stessi. Ciò richiede, per Floridi, che la filosofia
abbandoni ogni tentativo di fondazione metafisica assolutistica, e si
volga «a porre le domande giuste, in modo da avere risposte rilevanti e
significative». E ciò richiederà, aggiungo, di elaborare una filosofia
della complessità capace di superare la frammentazione dei saperi, che
oggi è il più ingombrante e inedito ostacolo alla formulazione dei
vecchi e dei nuovi problemi filosofici e all’autocomprensione
antropologica nel tempo dell’umanità planetaria. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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