domenica 16 febbraio 2020

Tradotti i "Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive" di Kant

Immanuel Kant: Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive a cura di Stefano Veneroni

Mimesis, Milano, 4 voll. pagg. 1572, € 90


Laddove si intravede la relatività di Einstein
Armando Torno Domenicale 16 2 2020
Nel 1749 usciva a Londra il primo degli otto volumi di Arcana Coelestia dello svedese Emanuel Swedenborg. In quest’opera scrisse che gli angeli gli rivelarono perché quasi tutti i nuovi arrivati nell’aldilà credono di non essere morti: trovano una casa della parvenza di quella posseduta in terra, con gli stessi oggetti domestici, la medesima biblioteca; è persino uguale il contenuto dei cassetti. Non ci soffermeremo su tali particolari, diremo che nello stesso 1749 Immanuel Kant chiude il suo primo scritto scientifico: Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive. L’aveva consegnato al decano dell’università di Königsberg per l’approvazione nel 1746, ma l’anno successivo è ancora un libro aperto e il filosofo aggiunge qualcosa. Comunque sia, se dovessimo credere a Borowski, e a quanto scrisse nella vita di Kant nel 1792, l’opera «non entrò neanche nelle librerie». Lungi da noi rapportare Swedenborg a Kant, giacché quest’ultimo pare si sia arrabbiato non poco quando investì qualche tallero per acquistare dei libri del pensatore svedese; tuttavia i due furono uniti non soltanto dalle coincidenze del 1749, ma anche perché i ricordati Pensieri rivelano il futuro - anziché della vita celeste - di quanto ci sarà nell’opera kantiana.
Per dirla in breve: Stefano Veneroni ha tradotto i Gedanken, i Pensieri, e ora il lettore italiano finalmente dispone, con tedesco a fronte, del testo del primo momento sintetico della speculazione di Kant. In esso è affrontata la celebre querelle delle forze vive, avviata da Leibniz nel 1686 nei confronti della filosofia di Descartes sul tema della conservazione della quantità di moto. In tale opera, la più voluminosa prima della Critica della ragion pura (240 pagine l’edizione originale, 181 in quella dell’Accademia di Berlino) sono trattati argomenti ripresi da Kant negli scritti successivi. Vi sono elementi della Monadologia Physica del 1756 riguardanti il tema delle monadi che comunicano; ecco anticipata la Nuova dottrina del moto e della quiete (è la prima formulazione del movimento sulle basi di Einstein); né manca qualcosa che poi si leggerà nell’operina del 1763 (34 pagine del corpus dell’Accademia di Berlino) Del tentativo per introdurre in filosofia il concetto delle quantità negative. E ancora: vi si trovano elementi della Storia naturale e teoria del cielo (1755), della Nova delucidatio del medesimo anno, della Dissertazione del ’70, dove per la prima volta Kant parla dello spazio e del tempo come forme pure. Infine, i Pensieri anticipano questioni della Critica della ragion pura: si pensi che l’espressione “a priori” appare qui per la prima volta.
Veneroni ha lavorato per anni a questa traduzione e al vastissimo commentario. Ne parlò con Giovanni Reale ottenendo una promessa di pubblicazione (anche se ora l’opera è uscita da Mimesis, in quattro volumi, in una collana diretta da Renato Pettoello e Paolo Valore); Silvano Tagliagambe ha parlato di un lavoro che cambia non poche prospettive per le storie della filosofia e della fisica. Che aggiungere? Semplicemente che alcune note sono dei veri e propri saggi: la numero 125, riguardante la storia dell’influsso fisico, copre le pagine 624-647. Insomma, un lavoro immenso, utile per meglio comprendere anche la relatività di Einstein e il dualismo epistemologico che oggi sussiste tra essa e la meccanica quantistica. Certo, Veneroni - se fossimo in un Paese culturalmente avanzato con dei veri, grandi editori - potrebbe essere incaricato di tradurre e commentare tutti gli scritti scientifici di Kant. Che restano degli illustri sconosciuti.
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