lunedì 3 febbraio 2020

Una nuova edizione di "Economia e società" di Max Weber

Responsive imageMax Weber: Economia e società. L’economia, gli ordinamenti e i poteri sociali, a cura di Massimo Palma, Donzelli, Roma, 5 volumi, pagg. 2000, € 145 

E Weber torna alle origini
Classici. L’opera «Economia e società» è ora riproposta nella prima veste di «incompiuta», sottolineata dai curatori ed enfatizzata da una nuova sorprendente traduzione
Mario Ricciardi Domenicale 02 02 2020

Lo slittamento nella consegna dei manoscritti (ma oggi diremmo dei file) è l’incubo ricorrente di qualunque editor che si occupa di testi accademici. Gli studiosi non sono mai del tutto soddisfatti, ogni ultima stesura diventa la penultima, dopo che è stata letta ancora una volta. Si spostano virgole, si tagliano aggettivi, si verificano ossessivamente citazioni e note, fino a quando le garbate pressioni dell’editor, ormai esasperato, non diventano irresistibili. 
Una storia simile a questa c’è anche dietro la genesi dell’opera più importante di Max Weber, il grande sociologo tedesco di cui quest’anno cade il centenario della morte (il prossimo 14 giugno): Wirtschaft und Gesselschaft – in italiano Economia e società – vide, infatti, la luce inizialmente come parte del progetto di un manuale di economia politica commissionato da Paul Siebeck a Weber, che ne avrebbe avuto la curatela, per sostituire un lavoro analogo ormai desueto. Ben presto le parti che il curatore si era riservato nel piano originale, sottoposto all’editore nel 1910, cominciarono a mutare contenuto e struttura, mentre l’evoluzione delle ricerche e delle riflessioni di Weber lo spingeva, strada facendo, a esplorare nuove questioni, aggiungendo trattazioni autonome ma connesse a quella principale. 
Così, un po’ alla volta, l’esposizione delle basi sociali e giuridiche dell’economia capitalistica si andava arricchendo di osservazioni sui rapporti tra religione ed economia, sulle forme di organizzazione politica, sul diritto e le istituzioni giuridiche, e sulle caratteristiche delle città come specifica forma di vita in comune. Tutto questo tenendo sullo sfondo una prospettiva metodologica innovativa, che cercava di trovare una sintesi tra la spiegazione causale delle scienze naturali e la comprensione tipica di quelle storiche o sociali. Come altri pionieri delle scienze sociali tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, Weber non si limitava a prendere in considerazione la storia della società europea e occidentale, ma ampliava la prospettiva di indagine facendo largo uso della comparazione.
Dopo dieci anni di lavoro il contributo di Weber al manuale si era trasformato in qualcosa di diverso, un insieme di saggi, forse l’ipotesi di un’opera da sviluppare, ma la morte dell’autore, vittima della epidemia di influenza “spagnola” che colpì l’Europa e gli Stati Uniti dopo la fine della Prima guerra mondiale, lasciò la natura del progetto indeterminata. Fu dunque la moglie Marianne a orientarsi verso il secondo modello, quello di un’opera compiuta, costruita attraverso l’assemblaggio di materiali anche non appartenenti al progetto originale, che fu pubblicata, nel 1922, a sua cura e con la revisione di Johannes Winckelmann.
Questa è la versione che, ulteriormente modificata in seguito all’intervento di altri curatori, sarebbe rimasta come quella di riferimento, su cui si sono basate anche le diverse traduzioni uscite fino a quando, a partire dagli anni Ottanta, non è stato avviato il progetto di una nuova edizione critica, di impianto filologico e non interpretativo, che nell’ultimo decennio è stata pubblicata in italiano da Donzelli.
Per le generazioni di studiosi che si sono formati sulla versione precedente, pubblicata dalle Edizioni di Comunità per la cura di Pietro Rossi, un maestro degli studi weberiani nel nostro Paese, questa nuova traduzione di Economia e societ à è per molti versi sorprendente. Nella nuova edizione, infatti, il carattere di incompiuta viene portato in evidenza dai curatori, che hanno espunto le integrazioni di Marianne Weber e ripristinato un ordine delle materie fedele ai manoscritti originali. Al ricchissimo apparato editoriale dei curatori tedeschi si affianca il lavoro sulla traduzione fatto da Massimo Palma: un risultato impressionante, frutto di anni di lavoro condotto con passione e competenza. 
La nuova traduzione si discosta in diversi punti da quella precedente. Tra gli altri, si segnala la scelta di “dominio”, invece di “potere” come traduzione di Herrschaft. Pur avendo suscitato qualche polemica, questa soluzione lessicale appare ben solida, visto che era raccomandata da Raymond Aron già nel 1964. Secondo lo studioso francese, nel testo weberiano, la parola Macht si riferisce alla potenza che un individuo ha perché è probabile che riesca a imporre la propria volontà su qualcuno. L’avere questa capacità può dipendere dalle circostanze più varie, ed è compatibile con la resistenza da parte di coloro su cui si esercita tale influenza. La Herrschaft, invece, implicherebbe il fatto del comando, e la probabilità che esso venga osservato dalle persone cui si rivolge. In conclusione, per Aron, la nozione di Herrschaft delimiterebbe «all’interno del vasto campo delle relazioni di potenza (...) un campo più stretto nel quale colui la cui volontà si impone ricorre al comando e s’aspetta l’obbedienza. Dominante non è qualunque potente».
Aron aggiunge che il dominio o dominazione richiede un certo grado di istituzionalizzazione – altrimenti il dominante non oserebbe provare a comandare – ma non la pienezza di tale dimensione. Rimane nell’ambito della idea di dominio o dominazione il riferimento alle relazioni personali che ci sono, ad esempio, tra padrone e servo. In favore di questo modo di rendere la parola Herrschaft si è pronunciato in seguito anche W.G. Runciman. Di grande interesse è il modo in cui Weber cerca di «preservare i fenomeni» nella descrizione del mondo sociale, difendendo l’autonomia del significato “soggettivo” (che non vuol dire arbitrario) dell’azione. 
Anche per il lettore odierno che non è guidato da interessi filologici, la pubblicazione in paperback di questo classico della sociologia è un’occasione per addentrarsi nell’officina intellettuale di uno dei pensatori più influenti del Novecento, un autore che ha plasmato il nostro modo di pensare la modernità. Le pagine sulle forme di dominio legittimo, oppure quelle sul diritto moderno, si leggono con profitto ancora oggi, nonostante i fiumi di inchiostro versati su questi temi negli ultimi cento anni, e si prestano a fare da introduzione alle discussioni su nozioni come quella di “carisma” che animano il dibattito contemporaneo. La sua rilevanza, anche in un mondo che, per molti versi, si discosta da quello che lui aveva descritto, è la più eloquente testimonianza del carattere di classico di Max Weber a un secolo dalla sua scomparsa.
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