I
presunti compagni che dileggiano Bergoglio con argomenti dell'anarchismo
ottocentesco nel momento in cui, in uno scenario che con la sua potenza
estetica esprime tutta la drammaticità del momento, Bergoglio difende
contro mezzo mondo le ragioni delle classi popolari e denuncia le cause
strutturali della crisi nella irrazionalità della società capitalistica e
nell'egoismo dei più forti fanno il paio, nella loro ottusa
e incosciente irresponsabilità, con gli ex compagni che intestandosi
senza alcun titolo la rappresentanza primitivista di quelle classi
soffiano sul fuoco della sollevazione plebea al Sud.
Nel nome di una rivoluzione populista immaginaria che in realtà,
tramite i suoi pittoreschi capibastone locali, ha già alla testa le
forze più oscure e sciacallesche della reazione politica e della
borghesia criminale del paese si dà corda alla sovversione dall'alto di
quanto rimane dello Stato democratico e dell'unità nazionale, in senso
morale e persino fisico.
La jacquerie non sarà la Comune sognata e
nemmeno Barcellona nella guerra di Spagna ma la Vandea che accompagna
il vero assalto ai veri forni: l'accaparramento del futuro da parte
delle classi dominanti riverginate (in veste di capipopolo o viceversa
di tutori dell'ordine) nel momento in cui vengono decisi i paradigmi di
politica economica della ricostruzione.
In questo momento la
borghesia sovversiva è ferocemente divisa, ma cosa potrebbe accadere se
trovasse un punto di convergenza e diventasse un fronte compatto?
Auguriamoci che lo stato d'eccezione non sia necessario davvero - altro
che Agamben! -, perché adesso non si può prevedere più dove questa
crisi potrà condurre: all'esplosione neofeudale del paese o a un
indurimento bonapartista della postdemocrazia.
Preoccupa in
questa situazione pericolosa l'assenza totale di una sinistra
organizzata e priva dei suoi strumenti di comunicazione e intervento
politico [SGA].
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